La domanda ovviamente è provocatoria. In F1, come in ogni altro sport, non si vince se non si è in possesso del pacchetto più forte. Nel motorsport la qualità del mezzo ha un peso specifico importante, ma poi fortunatamente entra in gioco anche la componente umana, rivestita in questo caso dai piloti. Per puntare in alto dunque, occorrono due cose: una vettura che garantisca performance top e la migliore line-up possibile.
Ovviamente, per un team del calibro della Ferrari questo si è tradotto molto spesso nell’accostare una buona seconda guida ad un campione del mondo. Un leader capace di condurre la squadra alla vittoria nei periodi buoni e di aiutarla invece a risollevarsi in quelli di difficoltà. Negli ultimi 25 anni la Scuderia aveva fatto di questo pensiero il proprio ‘mantra’. Prima di giungere a questa stagione, solamente nel 2007 i vertici di Maranello avevano deciso di tentare una strada differente. Kimi Raikkonen e Felipe Massa i piloti scelti nella circostanza. Fiducia che il finlandese ripagò vincendo il mondiale al termine dello stesso anno.
Tendenzialmente poter contare sull’esperienza di un campione del mondo è sempre un vantaggio. In Ferrari però, negli ultimi anni, soprattutto nel 2019, quando si registra l’arrivo di Leclerc, si era venuto a creare un ambiente troppo teso in cui lavorare era diventato davvero difficile. La colpa non era tanto dei piloti. Non c’era astio tra i due. Il modo in cui Charles e Vettel si sono salutati al termine dello scorso anno lo dimostra. Molto di cui si discuteva all’epoca era frutto di una costruzione fatta dai media.
Piloti e team hanno spesso rimarcato questo concetto. Nessuno però sembrava realmente credere alle parole di Binotto e compagni. I giornali non potrebbero mai avere un’influenza così diretta sul team. Pensavamo tutti. Eppure… Quest’anno il team ha dimostrato che aveva ragione. Chiusi i rapporti con Vettel, ha deciso di puntare su Sainz. Un pilota con una discreta esperienza nonostante la giovane età (27 anni compiuti ieri, 1 settembre) e senza alcun titolo mondiale. Lo spagnolo ha già cambiato molte squadre, passando per Toro Rosso, Renault e McLaren prima di approdare alla corte di Maranello.
Qual è la riprova? Semplice. Siamo a metà campionato, Sainz e Leclerc si trovano praticamente appaiati in classifica (83,5 punti per Carlos e 82 per Charles) e nessuno dice nulla. Silenzio da parte della stampa. Immaginate se ci fossimo trovati in questa situazione uno o due anni fa, con Sebastian Vettel o qualsiasi altro campione del mondo al posto di uno dei due piloti. Gli articoli si sarebbero sprecati. L’iridato di turno sarebbe finito sotto accusa e il giovane dalle belle speranze fomentato a togliergli la scena.
Qualcuno potrebbe dire che ora l’atmosfera all’interno del team è migliore. C’è più armonia. La squadra dopo il duro colpo subito nel 2020 ha mostrato un netto recupero e l’ambiente ne giova. Sicuramente. Anche se buona parte del merito dovrebbe andare al silenzio dei media. Basterebbe davvero poco per andare a rovinare questo equilibrio. Fortunatamente non si hanno motivi per farlo. Leclerc e Sainz hanno ancora tanto da dimostrare. E tanto basta.
Parliamo di due piloti giovani. Non conta nulla che Leclerc sia riuscito a battere Vettel per due anni consecutivi. Questo non basta per sostenere che Charles debba per forza prevalere sul compagno di squadra a fine stagione. Molto semplicemente: nessuno dei due ha titoli.
Ed è stata proprio questa la mossa vincente della Ferrari. Dopo anni e anni di pressione mediatica, i vertici hanno deciso di prendersi un po’ di respiro. Per le critiche riservate alla vettura invece, il team si starebbe ancora attrezzando. Quello è un problema più difficile da risolvere, ma intanto ci si è scrollati di dosso un grosso peso.
I piloti vanno d’accordo, segnano lo stesso numero di punti, il che in linea di massima significa che riescono a trarre entrambi il massimo dalla vettura e permettono così alla squadra di progredire. Tirando le somme, rinunciare ad un campione del mondo è stata una mossa vincente. Uno dei punti cardine del recupero cercato e voluto a Maranello.
Foto: Formula Uno – Scuderia Ferrari