Un venerdì da prima fila. E chi se lo aspettava. Tutti contenti in Ferrari. La vettura ha un bel potenziale. L’assetto costruito al simulatore funziona. Correlazione ottima e bla… bla… bla. Poi, la mattina dopo, dalle ore 12, si capisce subito che qualcosa non va. Si svuotano i serbatoi e vengono deliberate mappature più aggressive. Le performance aumentano e le monoposto italiane sono più lente dei competitor. Una delle due, addirittura, si schianta in curva 3 e mette fine alla sessione prematuramente.
L’assetto scelto è quello giusto. Non si tratta di errori a monte. Semplicemente non ce n’è abbastanza, ma va bene così. L’annata è quella che è. Trasformare la SF1000 da rospo a principessa non era possibile con le norme regolamentari. E, tutto sommato a pensarci bene, il lavoro realizzato non può essere mal giudicato. Tuttavia, resta un fatto: in un weekend dove i piloti a podio, usando lo stesso tempo, fanno un giro in più, si dev’essere comunque soddisfatti?
Le condizioni della pista sono stabili. Il vento soffierà dal quadrante nord-est durante tutta la gara in maniera pacata. Il cielo, terso e ceruleo, promette tranquillità. La colonnina di mercurio raggiunge i 21.5°C, valore in linea con la media estiva annuale di Zandvoort. Mentre la temperatura dell’asfalto, a pochi minuti dal via, si attesta sui 37°C. Queste le prime info elargite a Charles, a bordo della vettura in griglia, mentre il tempo consuma l’attesa verso il formation lap. Profusi con precisione i consueti comandi relativi all’accensione della monoposto, Marcos mette al corrente il monegasco sulla scelta altrui degli pneumatici.
Il V6 italiano emette un grido stridulo prima di entrare a regime e dare propulsione all’auto. C’è un grande lavoro per attivare i compound all’anteriore seguito, in prossimità della retta principale, da una lunga serie di burnout. Solita aggiustatina ai guanti, quasi un gesto scaramantico oramai, e si parte.
Lo stacco frizione è poderoso. Tuttavia, la vicinanza a curva 1 e il blocco creatosi là davanti non permettono di concretizzare un’ottima partenza. Leclerc ci prova lo stesso e affianca Gasly. Il livello di prudenza è tale che la manovra non va oltre un tentativo abbozzato e la Rossa si accoda al francese nel tratto tortuoso del tracciato.
Un paio di tornate per ricaricare l’ibrido e si passa nuovamente ad una mappatura neutra, in grado di produrre una quantità di energia pari o lievemente dissimile a quella consumata. Sin dai primi giri, pare abbastanza chiaro, Gasly gode di un passo leggermente migliore. Quel paio di decimi in grado di tenere facilmente a bada l’auto modenese. Nel tentativo di migliorare la performance, quindi, viene chiesto a Charles di portare più velocità in curva 1.
Nel contempo Alonso soffre. Le sue coperture vanno amministrate e il race pace va necessariamente abbassato. Una decina di giri più tardi si inizia a parlare di strategia. Il muretto svela in radio le decisioni: “Plan B with both cars”. Nel caso della numero 16, inoltre, viene chiesto di passare alla mappatura Strat 3. L’interpretazione sui piani Ferrari è presto fatta. Vista la buona gestione dei compound, si cerca di capire se allungare il primo stint sia una scelta vantaggiosa.
Il tyre phase up date successivo conferma i presentimenti. La tattica è quella di utilizzare la gestione sulla gomma per lottare a distanza con Gasly, staccato di qualche secondo. Benché dalle comunicazioni radio sembri il monegasco quello in debito con gli pneumatici, il ritmo del ferrarista più rapido del Principato è nettamente superiore a quello del compagno di squadra.
Scanditi quasi con il metronomo, i riferimenti sull’AlphaTauri echeggiano in cuffia di continuo e, poco dopo, vengono integrati da una info importante per il proseguo della gara. Riferendosi all’esperienza maturata da Vettel negli ultimi passaggi, fanno sapere a Charles che il warm-up sulle Hard è piuttosto lento e il ritmo è molto simile a quello ottenuto durante le simulazioni ottenute dal remote garage.
La noia si assottiglia quando ci si avvicina alla finestra dei pit stop. Gasly, là davanti, sta praticando la tecnica lift and coast. Proprio in quel momento, ordinano a Leclerc di chiudere il gap sul francese. O, per lo meno, di provarci, insomma. Ecco che il “Plan B” continua ad essere in voga.
Nel tentativo di far abboccare il team di Faenza, al giro 23 arriva un messaggio in radio: “Box to overtake”. L’ordine viene pronunciato a metà della tornata e, quando la Rossa aveva già abbondantemente superato l’ingresso della pit lane, ecco sopraggiungere lo “Stay out” di Marcos. Il fatto che il ferrarista abbia ignorato il comando svela il bluff messo su con l’ingegnere spagnolo tramite un comando cifrato al volante.
Subito dopo, al giro 24, Gasly “pitta” e lascia incustodita la piazza numero 4. Il giovane talento della Ferrari si appropria della posizione restando in pista per altre 9 tornate. Poi, un chiaro messaggio d’aiuto,“le posteriori stanno andando a farsi friggere”, spinge il muretto box ad un rapido conciliabolo con il reparto degli strateghi. La volontà di aprire un’ulteriore distacco su Alonso ritarda di qualche chilometro la decisione. Sino a quando le coperture, allo stremo delle proprie energie, non obbligano la chiamata ai box.
Sono tre i secondi netti che vengono impiegati per rispedire la numero 16 in pista. Con su un treno di Hard, si autorizza un uso prolungato dell’overboost K2: quattro curve in più nell’ out lap.
Le premure nell’amministrare a dovere le Pirelli a banda bianca spopolano nei seguenti minuti, vista la necessità manifesta di salvaguardarne la durata. Nuovamente in quinta posizione, Leclerc si trova in free air. Ilgap su Gasly è pari a 10 secondi. Charles si informa sulle intenzioni di Pierre riguardo alla strategia. “La AT02 dell’ex pilota Red Bull taglierà il traguardo senza effettuare ulteriori soste” la risposta.
La noia torna ad aleggiare prepotentemente e le chiacchiere relative al passo, distacchi e gestione gomme proseguono con un ulteriore “More tyre saving” nel settore centrale. C’è da dire che il bilanciamento della numero 16, a differenza della vettura di Carlos (leggi qui l’analisi on board dello spagnolo), consente una buona esperienza di pilotaggio.
Ciononostante, il ritmo non è abbastanza buono per evitare quello che, chiamandosi Ferrari, non dovrebbe mai succedere: essere doppiati. Sì, perché sebbene la mode race inserita da diverse tornate abbia incrementato il passo, le solid blues dedicate nei pannelli luminosi (foto in alto) obbligano il ferrarista a lasciare strada al race leader Verstappen (clicca qui per l’analisi on board di Max) Ma, d’altronde, l’obiettivo era un altro: acciuffare Gasly e tentare di impossessarsi del quarto posto. Mentre si passa alla Strat 1 per godere di una performance migliore, Hamilton, all’inseguimento di Max, gode dello stesso privilegio dell’olandese e sfila agevolmente la Rossa il giro successivo.
Per vedere ondeggiare la bandiera a scacchi sono ancora sei le tornate da disputare. Il gap sul vincitore di Monza 2020, balzato a 10 secondi nella fase di doppiaggio, si dimezza quando lo stesso Gasly deve alzare il piede e lasciar passare i due contendenti alla vittoria del Gran Premio. L’ingegnere di Pierre, in radio, a 3 giri dalla fine, chiede al francese di spingere e in Ferrari non si può far altro che restare a guardare.
Il quinto posto non è da buttare. Ragionando in termini di classifica, il risultato può essere considerato buono se pensiamo ai punti pesanti presi nei confronti della Mclaren, diretta rivale per il terzo posto. Ma se abbandoniamo per un attimo la visione di insieme, è chiaro che dalla scuderia di Maranello ci si aspettasse qualcosa di più in questo weekend, su un circuito dove la power unit, deficit che pensa non poco sulla vettura italiana, non recitava certo un ruolo preponderante.
Benché il dubbio circa un’eventuale scelta più redditizia montando le Medium sia menzionata dallo stesso monegasco, nel team radio finale resta il buon feeling con la vettura e la consapevolezza di aver dato tutto, concetto rimarcato da Charles proprio nell’ultima comunicazione della gara.
F1-Autore: Alessandro Arcari – @Berrageiz
Foto: F1 TV