Monza non smette di stupire. Per il terzo anno consecutivo abbiamo un vincitore del Gp di F1 senza il favore dei pronostici e gare in grado di tenerci incollati al televisore col fiato sospeso per tutti i 53 giri. Il che assume i contorni dell’incredibile, considerando che tutto ciò è avvenuto al netto dell’incidente tra Verstappen e Hamilton (leggi l’analisi on board del britannico), uno di quei momenti che è già storia della massima categoria del motorsport.
Eppure, piuttosto che mettermi qui a cercare di spiegare ai due contendenti iridati la proprietà fisica dell’impenetrabilità della materia, ci tengo a dedicare un giusto tributo alla rinascita McLaren, che ha trovato un suo primo compimento nella domenica di Monza. Ma soprattutto, alla rinascita di Daniel Ricciardo. Ma andiamo con ordine, perché vale la pena tirar fuori un minimo di “spiegone” storico per far capire la solennità del momento a quelli con la memoria corta.
La McLaren è la terza scuderia più titolata della storia della F1, caduta in disgrazia nello scorso decennio a causa di una storia d’amore finita male tra Ron Dennis e Honda, con Fernando Alonso a fare da terzo incomodo. La suggestione di bissare i risultati di Senna e Prost con una nuova era turbo è fallita miseramente, laddove i giapponesi del “GP2 Engine” hanno però trovato abbondante riscatto grazie ai bibitari, prima di abbandonare la nave sul più bello (brutto vizio che già in passato hanno dimostrato di avere, chiedere a Ross Brawn per maggiori dettagli).
Fatto sta che a salvare la McLaren ci ha pensato Zak Brown, già uomo motorsport in United Autosport, in grado di rimettere in piedi con Andreas Seidl, ex Porsche nel WEC, un team F1 in grado di puntare in alto. Rinnovando la struttura sotto tutti gli aspetti, dal motore (prima Renault e poi finalmente Mercedes), ai piloti (largo ai giovani con Sainz, Norris ed infine la concretezza di un Ricciardo ingiustamente snobbato da Ferrari), fino alla comunicazione (con un’operazione simpatia che la dice lunga sull’esperienza fatta da Brown con Motorsport Network).
I numeri parlano chiaro: dal nono posto in classifica costruttori del 2017, si è lentamente risaliti fino al terzo posto del 2020 ed ora alla prima vittoria del nuovo ciclo. L’incredibile doppietta di Monza, unico uno-due di una stagione 2021 in cui i secondi piloti hanno spesso faticato a brillare, è anche il simbolo della rinascita di Daniel Ricciardo. L’australiano è a mio avviso il pilota in assoluto più sottovalutato dell’intero Circus: uno che ha demolito Vettel a parità di vettura, uno che non è mai stato secondo a Verstappen in Red Bull, uno che però inspiegabilmente non viene mai considerato come un papabile top driver o futuro campione del mondo.
Eppure l’Honey Badger, dopo un inizio di stagione oggettivamente difficilissimo, ha saputo rispondere presente alla prima vera grande occasione di questa nuova fase della sua vita sportiva, riuscendo a rimettere le luci dei riflettori su di lui proprio quando erano ormai tutte puntate sul giovane compagno di squadra.
Senza nulla togliere a Lando Norris che sta mostrando una crescita incredibile ed è nel pieno di una stagione pazzesca, credo sia impossibile non gioire del “ritorno” di Ricciardo nei luoghi che più gli competono. Oltre ad essere uno dei ragazzi più genuini e divertenti del paddock è anche uno dei più veloci, e faremmo bene tutti a non dimenticarlo. Se la McLaren dovesse completare il suo percorso di crescita nel 2022, dopo aver “ritrovato” un pilota del genere, ne vedremmo delle belle.
Foto: F1 – McLaren F1