Trentasei anni più tardi, in Olanda, la F1 torna a far parlare di se. Il Circus più esclusivo al mondo si presenta a Zandvoort. Il pubblico gremisce gli spalti. La marea arancione spopola. Ma in casa Verstappen, guarda un po’ te, a mettersi davanti a tutti è la storica Scuderia Ferrari. Un uno-duo che fa sognare il pubblico ferrarista.
Benché risulti senz’altro prematuro lasciarsi andare a facili entusiasmi, l’approccio al weekend del team italiano va definito senz’altro buono. L’assetto costruito al simulatore si è dimostrato valido. Il “match” con la pista, non ancora perfetto, ha comunque messo a proprio agio gli alfieri della Rossa. Sebbene dopo una fase di studio la prestazione delle due SF21 abbia messo dietro tutta l’allegra combriccola della F1, considerando le prove high fuel di certo non esaltanti un paio di ragionamenti in merito vanno fatti.
Il primo riguarda la scelta sulla messa a punto, evidentemente “proteso” verso la qualifica. Il secondo è invece relativo alle mescole, elemento cruciale per avere un risultato consono dopo 72 giri che metteranno la parola stop al Gran Premio d’Olanda edizione 2021.
Temperature: aria: 20.8°, asfalto 34.1°. Il vento soffia dal versante nord orientale a 1,8km/h mentre l’umidità che avvolge il tracciato raggiunge il 67%. Per il primo run le due Rosse scendono in pista con un treno di Medium. Il primo tentativo evidenza un leggero sottosterzo per entrambi i piloti che non facilita affatto le cose in curva 3. La prestazione dei ferraristi è pressoché identica.
Si aprono le radio. Adami e Marcos elargisco le info necessarie per istruire i piloti verso il secondo intento. Charles deve migliorare la velocità in curva 12, mentre a Carlos (clicca qui per le dichiarazioni post Fp2 del madrileño) consigliano un grado di aggressività maggiore alla 11. Nemmeno il tempo di elaborare i consigli e la bandiera rossa sventola. Lewis resta a piedi per un “engine failure” e le Fp2 si stoppano.
Al ritorno in pista le Medium sono orami “scrub”. Ciò malgrado i ferraristi fanno del proprio meglio. Nel giro push Charles (clicca qui per le dichiarazioni post Fp2 del monegasco) becca traffico nel T1, Sainz anche nel T3. Entrambe le Ferrari mostrano ancora un pelo di sottosterzo e il troppo volante utilizzato nel settore centrale, come si dice in gergo, lo testimonia. Di lì a poco scattano una serie di comandi sulle mappature relative al differenziale. La volontà è quella di migliorare l’inserimento in curva. Un ulteriore tentativo non cambia lo stato delle cose e le monoposto modenesi vengono richiamate ai box.
Il bilanciamento è buono ma va massimizzato. A farlo non sarà un ritocco sull’assetto ma bensì l’extra grip fornito dalle Pirelli a banda rossa. L’atteggiamento nervoso nei punti critici del tracciato, curve 3-11-12-13, viene gestito con aggressività nel run successivo. Il sottosterzo si minimizza, la prestazione sale e il giro lanciato racconta una Rossa davvero in palla. Crono alla mano, purtroppo, la piccola indecisione commessa da Sainz alla 12 costa un paio di decimi allo spagnolo.
L’uno-due Ferrari stende gli avversari. Interessante notare come i piloti del Cavallino sfruttano il banking in curva 3 per aiutare la rotazione della macchina. Lasciare scorrere l’auto verso l’esterno significa fare meno pressione sui freni ed evitare di chiudere anticipatamente la traiettoria che potrebbe sbilanciare la vettura. La performance soddisfa il muretto e dopo un altro paio di tentativi i box accolgono nuovamente le vetture italiane. Nelle tornate di rientro viene simulata l’entrata in pit lane con la modalità “Mode Race” accesa. Poi, via dentro nel garage.
Con i serbatoi pieni la Ferrari cambia prospettiva. Il bilanciamento resta buono e non si vedono particolari correzioni. Eppure il crono non regala le stesse soddisfazioni. Il remote garage decide di diversificare la simulazione passo gara. Si parte in regime ibrido Soc 6, per garantire una quantità di energia generata lievemente dissimile a quella spesa. Mentre l’endotermico (ICE) è “settato” sulla consueta posizione intermedia utilizzata per gran parte della gara.
Soft per Carlos e Medium per Charles, entrambe “scrub”. Il time attack fa subito capire che il passo non è funambolico e la progressione racconta un ritmo al di sotto delle aspettative se paragonato al giro secco. Tra i due compound, possiamo ipotizzare, la Pirelli a banda gialla montata sulla numero 16 mostra un andamento migliore e più costante.
Tuttavia non possiamo dimenticare il traffico. Fattore che senza dubbio ha peggiorato il ritmo di Sainz. L’iberico, infatti, è rimasto involontariamente ingarellato con l’AlphaTauri del giapponese Tsunoda. E malgrado il ritmo della numero 55 fosse superiore, superare la vettura di Faenza era un’impresa impossibile. Antipasto della gara? Direi di si. Non riferito ai piloti nello specifico ma alla difficoltà oggettiva di sopravanzare un avversario pur disponendo di un lap time migliore.
Nella seconda parte delle prove high fuel, oltre ai consueti comandi relativi alla lubrificazione extra del propulsore, sono state testate differenti configurazioni relative ai comandi pre-mappati in fase di frenata. Senza dimenticare i test sull’overboost per studiare l’effettività dell’extra power fornita dalla parte elettrica. La conclusione del programma, “as usual”, prevede le prove di partenza sulla griglia.
La messa a punto della Ferrari ha premiato il rendimento della Rossa sul giro secco. Mentre la massimizzazione dell’ibrido (leggi quei per i dettagli tecnici), a quanto pare, sembra aver prodotto il passo in avanti sperato. Un ulteriore piccolo sforzo per sacrificare qualche elemento non cruciale nella qualifica potrebbe aiutare non poco sul passo gara. In tal senso, lo studio dei dati raccolti potrebbe fare la differenza…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Foto: F1 Tv