Ancora cinque round e il mondale di F1 andrà in archivio. Giunti alle fasi finali della stagione, oltre alla lotta per i due titoli iridati che vede coinvolte Mercedes e Red Bull, con i rispettivi Hamilton e Verstappen a darsela di santa ragione, un’altra battaglia entra nel vivo. Si tratta del conflitto per conquistare il podio dei costruttori. Un terzo posto in classifica che va al di là di prestigio, benefici economici ed ipotetici vantaggi/svantaggi legati all’utilizzo del tunnel del vento nella stagione 2022, dove la nuova era regolamentare farà il proprio ingresso in scena e modificherà completamente la massima categoria del motorsport.
Mentre per la storica rivale britannica McLaren, laurearsi “best of the rest” significa dare continuità allo scorso campionato attestandosi come leader del midifielfd, per la scuderia Ferrari la questione è ben diversa. Parliamo della necessità di assaporare nuovamente l’adrenalina che si prova a sconfiggere l’avversario diretto e nel mentre tornare a combattere per qualcosa che valga davvero la pena.
Sotto questo aspetto possiamo menzionare le parole di Mattia Binotto nel dopo Turchia. L’italo svizzero aveva ricordato l’importanza di avere obbiettivi in questo 2021. Argomento poi ribadito ad Austin. Con l’introduzione dell’ultima specifica di PU, l’evidente salto prestazionale a livello di efficienza prodotto dalla nuova parte ibrida “costringe” il team di Maranello a classificarsi dietro alle prime della classe. Non farlo significherebbe essere sconfitti da vetture, quelle color papaya, che allo stato attuale delle cose non sembrano essere affatto più attrezzate per stare davanti.
Il diciottesimo appuntamento con il calendario 2021 vedrà approdare il Circus in Messico, tracciato dalle caratteristiche ambientali particolari. La sua collocazione a 2238 metri sul livello del mare contempla uno scenario dove l’aria rarefatta, sebbene costringa le vetture ad adottare un alto livello di carico aerodinamico, non penalizza le velocità di punta. Basti ricordare i 372,5 km/h, record attuale di una F1 in gara, raggiunti da Valtteri Bottas con la sua Williams.
Oltretutto il tracciato è ricco di curve a media velocità di percorrenza, terreno sul quale le SF21 hanno dimostrato di poter esprimere molto bene il proprio potenziale nell’arco della stagione. Senza dimenticare che il fattore potenza pura del propulsore non recita un ruolo fondamentale e pertanto le differenze prodotte dal gap motoristico che tutta via le Rosse soffrono se messe a paragone con Mercedes e Red Bull sarà più contenuto.
Ecco perché in Messico, malgrado vada tenuto ben presente che già aspirare ad un podio resta comunque difficile se non accade qualcosa di straordinario, l’intenzione del team italiano è quella di centrare la massima performance per stare il più vicino possibile ai primi. Unica vera tattica possibile per farsi trovare pronti e, con un po’ di fortuna, pescare il jolly.
Occasione che scuderie come McLaren e Alpine hanno saputo cogliere con grande tempismo, scrivendo il loro nome sotto la dicitura vittoria. Ferrari ci ha già provato. Silverstone a parte, dove la strategia è stata perfetta e solo il ritorno furioso di sua maestà sir. Lewis Hamilton ha negato il trionfo a Charles Leclerc, gli altri tentativi, vedasi Russia e Turchia, sono parsi azzardi eccessivi e numeri alla mano hanno distrutto quel che di buono si era creato.
Il desiderio stagionale non dichiarato resta quello. Si tratta di tagliare il traguardo davanti a tutti e portare in trionfo la SF21, monoposto che partendo dalla base della SF1000 ha saputo comunque incidere. Per portare a termine tale desiderio, però, oltre al tracciato amico che si sposa con le caratteristiche della Rossa e la fortuna sopracitata, dobbiamo includere nel roseo panorama l’assenza di un elemento che troppo spesso accompagna il week end della Ferrari: l’errore…
Foto: Scuderia Ferrari