In F1 le strategie hanno il potere di stravolgere una gara. Azzeccare l’approccio significa trarre vantaggio dal contesto e ottenere, in determinate occasioni, molto più di quanto in realtà il potenziale della vettura offra. Al contrario, un’impostazione sbagliata può facilmente annientare il lavoro realizzato e compromettere definitivamente il risultato.
L’equilibro che regola questo particolare scenario è molto sottile. Passare da un colpo da maestro ad un errore fatale, infatti, è piuttosto semplice. Proprio per questo le menti in gioco per realizzare scelte tattiche sono diverse. Giudicare a posteriori è sempre troppo facile. Siamo tutti ingegneri del lunedì, come diceva un certo Enzo Ferrari. Tuttavia, la capacità di effettuare scelte mediamente ponderate sembra essere virtù di pochi in F1.
L’analisi on board odierna della numero 16 si focalizza proprio sulla questione strategica. Ricostruire i fatti ci aiuterà a capire al meglio i passaggi per produrre un’opinione utile a valutare il panorama apparecchiato in casa Ferrari che, classifica del Gran Premio alla mano, ha visto il monegasco perdere il podio nel finale di gara.
La vettura di Charles si è comportata bene per il 60% circa della corsa. Dopodiché il rendimento è calato per via dell’usura sugli pneumatici che ha reso l’esperienza di guida del monegasco via via più complicata. Partiamo dalla tornata 38, dove il ferrarista viene messo al corrente sui dati calcolati relativi al passo gara dei piloti che hanno sostituto gli pneumatici.
Il monitor dei tempi non mente: il ritmo con le Intermedie nuove è oramai superiore. Il monegasco ne prende atto e chiede il delta sul lap time. “Sono circa 2/3 decimi al giro” risponde Marcos, ingegnere di pista spagnolo di Charles. Al che la curiosità del monegasco si palesa tramite una domanda ben precisa: “Possiamo restare fuori con queste gomme sino alla fine della gara o no?”.
Distogliere la concentrazione sulla pista provoca un lungo in cura 12 che va a spiattellare l’anteriore destra. La replica del muretto non arriva e il silenzio radio viene interrotto dal ferrarista che sottolinea, tramite un tono collerico, il flatspot sulla front right.
Mezza tornata più tardi l’ex Alfa Romeo chiede lumi sulla risultanza di un’eventuale sosta e lo spagnolo, senza pensarci troppo, spara un bel P6. “What???”… la reazione del pilota Ferrari viene resa comprensibile dalla spiegazione più dettagliata di Marcos. Quattro curve e il monegasco torna alla carica e viene riproposto il quesito precedente relativo alla possibilità di terminare la gara con il set montato alla partenza. La risposta affermativa è corredata dalla necessità di evitare ad ogni costo bloccaggi deleteri all’avantreno.
L’idea nasce e cresce nella testa di Charles, possibilista sul progetto di portare a termine un intero Gran Premio di F1 senza sostituire le mescole. Nel mentre, benché la guidabilità peggiori vistosamente e le curve dove la SF21 necessita di correzioni vistose sono diverse, la percezione sulla gara resta la medesima grazie ad un chiaro supporto: la leadership del Gran Premio di F1 in segutio alle soste di Bottas e Verstappen.
Tornata 44. Il ferrarista vuole essere messo al corrente della situazione sugli stop degli avversari. Pertanto gli spiegano che fatta eccezione per Lewis e Ocon tutti gli altri hanno realizzato il cambio gomme per montare un nuovo set di Intermedie. Il ritmo del monegasco è fortemente limitato dalla necessità di amministrare gli pneumatici e in poche tornate il vantaggio prodotto dalla “non sosta” si consuma. Bottas giunge negli scarichi della Rossa e tutto si ta tremendamente più complicato.
Xavi chiede una track condition update, mettendo in piazza la necessità di avere un feedback diretto sulla pista. Lo scambio successivo di informazioni tra pilota è muretto è fondamentale e racconta il punto di “rottura” delle Intermedie, coperture oramai attempate con un grado di usura davvero alto. Charles sente la pressione è l’ennesimo interrogativo matura: “Se mantengo questo passo a cosa possiamo aspirare a livello di posizione finale?”
La pronta replica del muretto da vita ad una sensazione difficilmente esprimibile o precisabile dal sottoscritto. Immagino o per lo meno voglio pensare che la “saggezza” elargita in radio abbia nutrito un sentimento di spinta e incoraggiamento velato verso il giovane pilota. Altrimenti proprio non so. Giudicate voi: “If you can keep Bottas behind, P1”
Nell’esatto instante in cui Leclerc da ascolto alle parole di Marcos perde nuovamente il controllo della vettura in curva 12 e si vede costretto ad una doppia correzione che lo porta fuori traiettoria.
Dopo una “pensata” collettiva, il passaggio più tardi, il muretto matura una risposta consona alla domanda pertinente effettuata in precedenza. Se la sosta avverrà nell’immediato la numero 16 si troverà a 5 secondi circa dalla W12 di Lewis e per recuperare la posizione il sorpasso dovrà avvenire in pista. Il ventaglio di possibilità stuzzica la mente di Charles, curioso di capire la risultanza della gara se non metterà piede ai box e il ritmo non scenderà sotto il 36.5s. I calcoli dello spagnolo offrono uno panorama di certo non esaltante: P4 con più rischi. A ragiona veduta viene suggerito uno stop per poi spingere a manetta sino alla fine del Gran Premio.
Si produce un conciliabolo che termina con la decisione di proseguire in pista proprio mentre Bottas infila il monegasco sul rettilineo di partenza. Siamo al giro 47, Charles perde la leadership e i compound risultano ogni curva più bolse. L’accaduto fa crollare di immediato tutte le certezze, tanto che 1 chilometro più tardi l’unanimità dei protagonisti Ferrari produce una decisione condivisa: sosta ai box.
Si monta pertanto un ulteriore treno di Intermedie e la numero 16 torna in pista con un vantaggio rosicato su Perez. Il resto del film è noto e non serve raccontarlo. La sceneggiatura racconta un quarto posto di certo non soddisfacente se pesato alle aspettative.
Personalmente non condivido la narrazione di una Ferrari audace che prova l’azzardo con merito e quindi va applaudita a prescindere. La ricerca della vittoria non deve portare necessariamente ad un “all in” reiterato. Credere di poter pescare il jolly ad ogni mano giocata e sperperare quello che di buono si è costruito all’interno di una gara non sembra essere la teoria più corretta da abbracciare.
Forse, pensando alla crescita di un team, sarebbe più saggio cercare di massimizzare il risultato in previsione di una futura possibilità di giocarsi qualcosa in più che un terzo posto costruttori. Limitandosi a giocare il tutto per tutto quando le chance di vittoria offrono una percentuale verosimile.
L’equivoco in Turchia non riguarda l’azzardo sulla strategia a zero soste, assai complicata ma fattibile come dimostra il francese Ocon. Bensì si riferisce al credere di poter mantenere, con pneumatici non ottimali già da metà gara, un passo talmente rapido da evitare il ritorno degli avversari con mescole decisamente più prestazionali nelle ultime fasi di gara.
Veemenza, speranze e coraggio di un giovane pilota talentuoso vanno sapute pesare. Seguire e appoggiare a prescindere le scelte del corridore per poi asserire che si è trattato di decisione condivisa, magari sottolineando l’ottimo lavoro di squadra, per ingegneri e strateghi significa perdere la possibilità di incidere positivamente sulla gara.
F1-Autore: Alessandro Arcari – @Berrageiz
Foto: F1Tv