La F1 esce dal Vecchio Mondo europeo-mediorientale dopo due anni e torna in America per la prima delle tre gare d’Oltreoceano di questa stagione. Austin riabbraccia la categoria per la prima volta dal 2019 dopo ai tempi Bottas aveva preceduto di millesimi Vettel e Verstappen per la pole position, mentre ieri sera è stata la Red Bull davanti a tutti, con la Mercedes più staccata e la Ferrari nettamente più lontana. Ma vediamo come sono cambiati i tempi sul giro a due stagioni di distanza.
Davanti a tutti, come ormai d’abitudine, la Williams che in due anni è stata quella che ha perso meno, accumulando un ritardo di poco meno di quattro decimi. Se a Grove è stato lasciato poco più di due decimi e mezzo in ognuno dei primi due settori, quel che sorprende è che nel tratto finale la FW43B ha guadagnato quasi due decimi in quello conclusivo. George Russell è stato l’unico capace di fare un passo in avanti, rispetto al 2019, con una vettura 2021 sul tracciato di Austin.
Ci è andato vicino anche Pierre Gasly, non nel terzo settore, bensì nel primo. Il francese, infatti, ha perso solo 12 millesimi dal tempo registrato due anni fa, mostrando così l’ottimo lavoro di AlphaTauri, nonostante il minor carico, in un settore dove la vettura piantata a terra è importante. Nella media il tratto centrale con 4 decimi persi, mentre è andato meglio quello finale con poco più di un decimo perso. Alla fine il gap accumulato in due anni è di poco superiore al mezzo secondo. Non male, verrebbe da dire.
Terza piazza per il primo dei top team: la Red Bull. La partnership con Honda ha dato i suoi frutti, ma anche il giusto setup ha contribuito, dato che la RB16B ha conquistato la pole position, interrompendo una striscia di sei partenze al palo statunitensi per la Mercedes. Max Verstappen nel polelap ha perso poco meno di due decimi nel primo settore, risultando tra i più vicini al 2019, sotto la media anche in quello centrale e nell’ultimo con poco meno di quattro decimi persi e due e mezzo rispettivamente. Il computo totale vede solo 8 decimi in più rispetto al tempo che due anni fa portò l’olandese in terza piazza.
A seguire c’è la McLaren che, nonostante non abbia fatto grandi passi in avanti in termini di posizioni in griglia, ha comunque perso meno rispetto alla sua rivale in campionato, la Ferrari. A Woking il gap in due stagioni è di poco inferiore al secondo e se nel primo e terzo settore sono riusciti a fare meglio rispetto a Red Bull, in quello centrale ha pagato più di due decimi. Il passaggio da motore Renault a quello Mercedes, ancora una volta, non ha contribuito a colmare quel margine che renderebbe il giro perfetto.
E in quinta piazza c’è proprio la Mercedes che qui ha lasciato per strada 1.1 secondi rispetto alla Austin del 2019. Nel confronto con i rivali in campionato, le Frecce Nere hanno perso in ogni settore, ma se nel terzo il divario è risicato, il secondo settore vede un decimo di gap e il terzo quasi uno e mezzo. Segno di una vettura che a tratti non è capace di avere la meglio in nessun ambito, ma probabilmente, in questo caso, i problemi sono legati anche ad un setup non proprio eccellente.
La seconda metà della classifica si apre con l’Aston Martin che ha ottenuto il proprio miglior tempo, in entrambi i casi, nel Q1 nonostante in entrambi gli anni sia riuscita a qualificarsi per il Q2. Se nel terzo settore la vettura verde è risultata essere tra le migliori, perdendo meno di due decimi, il grande problema sono i primi due settori, in cui ha perso 589 millesimi ciascuno, portando il gap totale a 1.3 secondi. In due stagioni, in pratica, non è cambiata molto la situazione nell’ex box Racing Point.
Solo settima la Ferrari, che invece tra i top team è risultata la peggiore in assoluto. Come detto in apertura, due anni fa Vettel aveva piazzato la sua SF90 a 12 millesimi dalla pole, mentre oggi si ritrova sì in seconda fila, ma grazie alla penalizzazione di Valtteri Bottas. Il distacco dalla pole è ora di 7 decimi, ma quello dall’ultima vettura che ha corso qui è di circa 1.5 secondi. Come diverse altre vetture, la famosa “pezza” viene messa nel terzo settore, dove perde più di due decimi, facendo meglio anche di Mercedes e Red Bull, ma il vero dramma sta nei primi due. Nel primo parziale il gap accumulato è di oltre sei decimi, risultando la terza peggiore, mentre è la quart’ultima nel secondo dove ha lasciato oltre sette decimi.
Subito dietro c’è la cugina Alfa Romeo che ha perso giusto tre millesimi in più rispetto alla vettura di Maranello. A differenza della Rossa, la vettura di Hinwil è andata di poco meglio nel primo settore, ma oltre due decimi e mezzo più lenta nel tratto col lungo rettilineo. Quel che stupisce è che Antonio Giovinazzi è stato il secondo migliore nel terzo settore, perdendo solo 43 millesimi.
Molto peggio ha fatto l’Alpine che rispetto a due anni fa ha perso anche l’accesso al Q3, con la vettura francese che è risultate essere la seconda peggiore nel primo e nel terzo settore e la terz’ultima in quello centrale. Probabilmente avremmo potuto vedere qualcosa di migliore se Fernando Alonso non fosse già costretto a partire dal fondo, partecipando alle qualifiche giusto per aiutare il compagno di squadra Esteban Ocon.
A chiudere il gruppo, come di consueto, c’è la Haas che in due anni ha perso quasi 2.7 secondi nella propria gara di casa. Più di un solo passo indietro dato che i distacchi anche dal penultimo dei contendenti sono molto ampi.
Foto: Alfa Romeo – AlphaTauri – Ferrari – Mercedes