Horner non molla la presa. Il team principal di F1 britannico dallo sguardo limpido e dai modi pacati si è ora trasformato in una vera e propria macchina da guerra, che non perde occasione per sferrare il colpo all’avversario. Lottare contro Mercedes rappresenta una sorta di impresa titanica e chi ingaggia una simile battaglia deve essere pronto a tutto. Il mite Chris ora fa la parte del lupo, sfoderando un’aggressività senza precedenti, in un sottile gioco di accuse e di insinuazioni mirate a destabilizzare la corazzata anglo-tedesca.
Red Bull si conferma, circuito dopo circuito, grazie a una monoposto performante e al talento di Verstappen. Mercedes, nonostante l’impareggiabile Hamilton, per la prima volta pare concentrata sulla difesa. Ma Horner è ben lungi dal saziarsi grazie a queste evidenze, soprattutto ora che Sir Lewis ha riagguantato la leadership, sebbene per sole due lunghezze. Allora decide di mordere attraverso un’allusiva ironia, facendo riemergere la cultura del sospetto.
I monumentali successi della Stella a tre punte risultano indigesti alla maggior parte del circus, soprattutto a chi, come Red Bull, ha assaporato il dolce nettare della gloria in F1 nei tempi recenti. Da qui una sorta di eccessiva insofferenza, che ora viene a galla grazie alla possibilità di una lotta ad armi pari.
Pari in pista, ma non paritarie a livello politico. O almeno è questo che sottolinea con veemenza Horner. L’austriaco difatti sostiene che non vi sia una reale equità di trattamento tra le squadre da parte della FIA, e che quest’ultima sia, per così dire, ‘schierata’ con Mercedes. Da buon sornione, lancia il sasso affidandosi a una battuta che fa riferimento agli innumerevoli carteggi e scambi di e-mail intercorsi tra Toto Wolff e la Federazione, nel corso di quest’anno. Umorismo al vetriolo, che naturalmente cela una volontà chiaramente accusatoria.
Difatti Horner rincara, ricordando che, ai tempi della lotta con Ferrari, la battaglia si svolgeva esclusivamente in pista. Ma è così vero che Mercedes trama nell’ombra? Realmente Toto agisce dietro le quinte della F1 manovrando burattini compiacenti per assicurarsi la leadership in campionato? E, soprattutto, è plausibile affermare che quest’attitudine, da parte dei tedeschi, sia relativa solamente a questo campionato? La questione è complessa e merita un minimo di attenzione, non potendo essere liquidata a suon di battute, con buona pace di Horner.
Su Mercedes da sempre si agitano fantasmi. Sospetti di collusione con la FIA, di test illegali, di regolamenti cambiati in corso d’opera al solo scopo di favorire il colosso anglo-tedesco. Quanto c’è di vero in tutto questo? Molto poco in realtà, poiché trattasi di squadra eccellente, capace di raddrizzare da sola un avvio di mondiale sottotono, grazie alla continua capacità di sviluppare e ideare soluzioni vincenti. Lo stesso discorso vale per Hamilton, spesso tacciato di essere ‘favorito’ o addirittura ‘intoccabile’.
La fortuna è nelle mani di chi se la crea, di chi sa trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto, di chi riesce a cogliere ogni possibilità. Il merito è dell’immenso talento di Lewis, non di fantomatici ‘aiuti’ dall’alto. Quanto a Wolff il discorso appare leggermente diverso. Toto, volitivo per carattere e competitivo per natura, non ci sta a perdere. E sì, qualche volta si ha l’impressione che gli piaccia navigare nel torbido. In questo caso, essenzialmente, si tratta di tenere fede al suo personaggio e spesso le insinuazioni del team principal Mercedes restano confinate tra il paddock e il microfono.
Ma alcune volte, complice il grande carisma e l’arguzia dell’uomo in questione, le parole di Wolff arrivano ad avere il peso di un macigno, portando, in certi casi, a influenzare o a determinare investigazioni in F1. Tuttavia questa non è una novità della presente stagione e non vi è accanimento esclusivo contro Red Bull. Nossignori, Toto ha sempre agito nella medesima maniera, senza fare sconti a nessuno, anche e soprattutto nel biennio della lotta con Ferrari.
Probabilmente, nel recente passato, ci sono state sfide più lineari, con meno contraccolpi a livello regolamentare. E forse Horner ha ragione riferendosi all’epoca dei duelli tra la Red Bull di Vettel e la Ferrari di Alonso. Per quanto riguarda Mercedes le cose sono differenti. L’era turbo ibrida l’ha sempre incoronata regina e forse ciò a contribuito a diffondere l’idea di una squadra spocchiosa, quasi circondata da un’aura di manifesta sacralità.
Oggi, forse per la prima volta, corre il concreto rischio di essere detronizzata. Logico che ricorra a qualsiasi mezzo per impedirlo. Nulla di nuovo sotto il sole. Si tratta unicamente della dura legge dello sport, oggi come ieri. Forse è stato diverso ai tempi di Senna e Prost o ancora tra Lauda e Hunt? Le grandi rivalità si sono da sempre giocate su più fronti, senza esclusione di colpi, talora anche bassi. Horner è tornato tra i grandi, e questo implica l’accettazione di un certo modus operandi, perché così va il mondo.
Tuttavia, al di là dei sospetti e dei cavilli, il vero e unico giudice sarà la pista, i protagonisti saranno i piloti e la parola fine potrà metterla solo la bandiera a scacchi. Il resto è solo un intermezzo, abilmente interpretato da abili comprimari, in una recita a soggetto a tinte fosche, che non riesce però a macchiare la purezza di un autentico duello tra giganti.
Foto: Red Bull Racing Honda, Mercedes-AMG F1 Team