Un mondiale di F1 sempre più difficile da decifrare dopo la vittoria di Verstappen ad Austin. Ogni pronostico, anche della singola gara, sembra destinato ad essere ribaltato in questo pazzo 2021. Senza dimenticare l’incognita relativa ai circuiti ancora da completare e a quelli modificati come Abu Dhabi. L’olandese pare davvero pronto a conquistare quello che sarebbe il suo primo titolo piloti. Mentre Lewis, malgrado il grandissimo impegno profuso in pista, risulta meno solido di quanto ci si potesse aspettare. Il tutto è principalmente dovuto al muretto Mercedes.
Sino a quando il vantaggio tecnico concedeva agli uomini di Brackley un chiaro beneficio cronometrico, diversi problemi non erano venuti a galla. Al contrario, in un contesto dove la grandissima competitività espressa dalla Red Bull ha cancellato completamente il gap sul quale i tedeschi potevano contare, strategie sbagliate, errori ai box, scarsa affidabilità e interpretazioni errate a livello di set up hanno complicato non poco la vita al sette volte campione del mondo di F1.
Spingere sulla PU ha senza dubbio aumentato le prestazioni delle W12. Oltre il pacchetto di aggiornamenti introdotto a Silverstone che ha corretto in parte il funzionamento del fondo scalinato delle Frecce Nere, deliberare più potenza (consulta qui tutti i dettagli tecnici) ha inciso sì positivamente a livello cronometrico, ma nel contempo ha dato vita ad uno scenario tecnico sinora sconosciuto dai motoristi di Brixworth: il ciclo ridotto delle unità di potenza.
Oltre ai temi legati strettamente alla pista, Austin ha messo in evidenza uno scenario inedito sugli spalti della F1. Dopo due anni di assenza dal calendario causati dalla pandemia mondiale da Covid-19, il pubblico statunitense ha dimostrato grandissimo interesse verso la massima categoria del motorsport. Il successo della serie televisiva Drive to Survive, malgrado abbia incassato parecchie critiche da parte degli addetti ai lavori, pare avere inficiato positivamente sugli spettatori americani.
Quattrocentomila presenze in Usa, numeri da capogiro. Il colosso Netflix, fondato da Reed Hastings e Marc Randolph il 29 agosto 1997 a Scotts Valley, in California, ha prodotto tale risultato? Ne abbiamo parlato dettagliatamente coniugando il tutto con diverse tematiche attraverso il consueto appuntamento con Spit Stop, podcast di FUnoAnalisiTecnica,