Il Gp del Brasile 2021 verrà ricordato a lungo tra gli appassionati di F1. Un weekend dove è accaduto assolutamente di tutto e dove ogni decisione presa dai commissari, secondo il parere della Mercedes gli si è sempre ritorta contro. Alla sanzione rimediata per la sostituzione dell’ICE (5 posizioni sulla griglia di domenica) si sono sommate la squalifica dalle prove ufficiali del venerdì, il mancato provvedimento nei confronti di Verstappen per la difesa mostrata su Hamilton al 48° giro e a chiudere la gara anche una multa sempre all’indirizzo di Lewis per essersi slacciato le cinture durante il giro di rientro.
“Sembrava che fosse tutto contro di noi questo weekend” dichiarava il team principal Toto Wolff a fine gara. “Il fatto che Max non sia stato penalizzato non è giusto. È come se fossimo stati presi di mira. Sono state prese delle decisioni incomprensibili. Dovremo analizzare il tutto e capire cosa è accaduto”. Tralasciando l’episodio occorso tra Verstappen e Hamilton alla 48esima tornata della gara e sul quale, tra l’altro, la casa di Stoccarda ha richiesto una revisione che verrà discussa oggi alle 15:00 italiane, sono altri gli aspetti che causano maggiore rammarico nella compagine teutonica.
Vedere Hamilton perdere la prima posizione sulla griglia di partenza della sprint qualifying è stato un duro colpo. La decisione dei commissari, dopo aver riscontrato che l’ala mobile sulla vettura del campione britannico si apriva di 2 decimi di millimetro oltre al consentito, è stata irremovibile. Squalificare la vettura è sembrata l’unica cosa da fare.
Mercedes accetta ma non comprende appieno il giudizio ricevuto. Il fatto che l’ala fosse ritenuta legale o no è dipeso dai nuovi test di controllo flessibilità. Un po’ una beffa per il team teutonico se si pensa che dette prove dinamiche sono state introdotte dopo che Hamilton aveva sollevato la questione delle ali flessibili nel corso del Gp di Spagna.
Nel caso specifico del Brasile, l’ala posteriore della monoposto N.44 risultava conforme se sottoposta alle prove di carico statico, ma quando è stato applicato il peso dinamico del valore di 10N secondo la nuova direttiva TD 011-19 lo spazio creato dall’apertura dell’ala mobile ha superato la misura massima consentita di un’entità pari allo spessore di un foglio di carta.
Detto questo però, cerchiamo di non far passare un messaggio sbagliato. Mercedes non sta recriminando sull’entità della misurazione. In F1 ci sono delle tolleranze e queste vanno semplicemente rispettate. Fosse stata riscontrata un’irregolarità anche per un 0,01 millimetro lo si sarebbe dovuto accettare senza colpo ferire. In realtà Wolff recrimina per quella che a proprio parere sarebbe una sorta di disparità di trattamento da parte della FIA rispetto al proprio competitor nella lotta iridata. Cosa che Masi ha già prontamente smentito (leggi qui).
I tecnici Mercedes sostengono che l’ala posteriore di Hamilton ha sempre superato tutti i test di controllo, e quella mattina, al termine dell’ultima sessione di prove libere, era assolutamente conforme al regolamento. La specifica tecnica è risultata irregolare soltanto al termine delle qualifiche, il che ha fatto subito pensare il team ad un’anomalia. Dopo le opportune verifiche del caso, lo scenario ricostruito dai tecnici anglo-tedeschi riguarderebbe l’allentamento di due viti che collegano l’ala mobile all’endplate, elemento che di fatto ha portato ad una squalifica mal digerita visto quello che sta accadendo in Red Bull.
Negli ultimi tre Gp, a partire dagli Stati Uniti, le ali posteriori della casa di Milton Keynes sono interessate da alcuni principi di frattura che i tecnici vanno opportunatamente a riparare o a cercare di prevenire, spesso anche in regime di Parco Chiuso, rafforzando la struttura con del nastro adesivo. Da qui segue la domanda che Mercedes si è posta ad Interlagos: “Perché, a differenza loro, a noi non è stato permesso di adeguarci al regolamento?”
Intanto, bisogna dire che i due casi sono molto diversi l’uno dall’altro. Le ragioni per cui alla Red Bull viene consentito tale patchwork risiedono nel garantire la sicurezza della vettura e nella puntualità della richiesta dei tecnici di Milton Keynes, i quali avrebbero sempre e in ogni circostanza avvisato i delegati della FIA di ogni problema emerso su una delle proprie monoposto.
Comunque la risposta è abbastanza semplice. Le parti montate sulla Red Bull hanno la necessità di subire un intervento per evitare che possano rompersi durante la gara. L’ala posteriore della Mercedes invece non presentava nessun rischio di poter compromettere la sicurezza del pilota alla guida della vettura, né di quella altrui. Di conseguenza, i delegati FIA non hanno potuto agire diversamente. Squalificare la monoposto di Hamilton era l’unica strada percorribile.
Foto: Formula Uno – Mercedes AMG F1 – Red Bull Racing Honda