In questo finale di stagione del mondiale di F1 2021 si è parlato tantissimo del nuovo sistema ibrido introdotto dalla storica scuderia Ferrari, base della tecnologia che verrà utilizzata per l’implementazione della Power Unit che vedremo montata sulla monoposto 2022. I tecnici e i piloti del Cavallino Rampante si aspettavano tantissimo da questo upgrade che, secondo i loro calcoli, doveva alzare il rendimento della monoposto e far avvicinare le SF21 a Red Bull e Mercedes.
Ma è veramente successo questo?
Il nuovo sistema ibrido è stato utilizzato per la prima volta da Leclerc a partire dal Gp di Sochi, mentre Sainz ha potuto sfruttarlo solo dalla gara successiva corsa in Turchia. Prendere in esame gli ultimi round del campionato con l’ultima specifica del propulsore 065/6, ci aiuta molto nella comparazione dei dati relativi alla prima perte del campionato visto che, oramai, i team hanno abbandonato già da diversi mesi lo sviluppo delle loro vetture.
Il grafico in basso mostra il distacco chilometrico della Ferrari nei confronti della Mercedes AMG F1 che, allo stato attuale delle cose, resta tuttavia il team che si sta dimostrando il più veloce prendendo i dati delle qualifiche. Nel grafico non sono presenti i Gran Premi in cui qualifiche si sono disputate su asfalto bagnato e/o umido per non andare a sbilanciare troppo i numeri raccolti.
Analizzando con attenzione questi dati emerge un fattore importante: il gap chilometrico dalla prima gara del Bahrain fino a Monza è stato di 0,10s, mentre negli ultimi 3 appuntamenti, dove le monoposto modenesi hanno potuto contare sul motore che utilizza il nuovo sistema ibrido, la differenza si è stabilizzata a 0,12 s al chilometro.
Questo parametro mostra addirittura un allontanamento prestazionale della SF21 nei confronti della W12, visto che si è passati da un gap medio di 0,48s (calcolato su pista di 5 km) a uno di 0,61s. Dati alla mano, nonostante l’uso del nuovo sistema ERS che, secondo i calcoli, doveva dare un vantaggio di qualche decimo (si parlava di 2-3 decimi), il gap è aumentato addirittura di 126 millesimi.
Il grafico 1 ci mostra che in Messico abbiamo assistito ad una delle peggiori prestazioni della Ferrari visto che, secondo i dati, solo in Ungheria aveva fatto peggio. Non stiamo parlando di risultato ottenuto in pista, ma semplicemente viene preso in esame il distacco rimediato in qualifica dalla migliore delle Frecce Nere.
Sebbene in terra messicana gli ingegneri di Maranello si aspettavano molto dalla loro vettura, la pista ha dimostrato l’esatto opposto. Fortuna che la McLaren F1, specialmente durante gli ultimi Gran Premi, ha sciorinato un rendimento addirittura peggiore. Fattore che ha permesso agli uomini in rosso di riconquistare la momentanea terza posizione nella classifica costruttori.
Detto ciò, è più che giusto aspettare le gare rimanenti per trarre delle conclusioni maggiormente precise anche se, da quello che stiamo vedendo, ad oggi gli sviluppi introdotti dal team italiano, almeno a livello numerico, non possono certo essere definiti miracolosi. Al contrario, i dati raccontano come il lavoro per raggiungere i livelli ottenuti durante gli ultimi anni da Mercedes e Honda sia ancora parecchio.
Foto: Scuderia Ferrari
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Qualcuno senza fette di salame sugli occhi...