Dopo i gran premi di F1 degli Stati Uniti e del Messico il mondiale di F1 sembrava segnato nel suo epilogo. Max Verstappen aveva mollato un micidiale uno-due che poche speranza lasciava alle velleità iridate di Lewis Hamilton. Ma in Brasile, una pista che sulla carta doveva sposarsi con le caratteristiche della Red Bull RB16B, è arrivata la reazione inattesa. Che possiamo ritenere essere figlia di due elementi: da un lato dalla politica aggressiva della Mercedes sul fronte motoristico, dall’altro da una ritrovata verve del pilota si Stevenage apparso quanto mai concentrato, famelico e persuaso a ribaltare un verdetto che sembrava scritto.
Il Gran Premio del Qatar non ha fatto altro che confermare il trend paulista. Le performance sciorinate dalla W12 n°44 hanno sorpreso tutti. Anche gli ingegneri del team campione del mondo in carica che, per l’occasione, hanno deciso di non affidarsi alla quarta unità endotermica che ad Interlagos ha mostrato una pinguedine di cavalli tale da consentire al pilota britannico una doppia, entusiasmante, rimonta che lo ha messo in condizioni di avere la meglio del rivale olandese.
Mercedes si è approcciata al gran premio qatariota affidandosi esclusivamente alle simulazioni in fabbrica. Losail era una pista nuova per la F1. Cosa che, naturalmente, presentava incognite che tutti i team hanno dovuto affrontare e gestire. Nelle analisi svolte in fabbrica non erano emersi elementi tali da far ritenere il circuito in oggetto amico degli uomini della Stella a Tre Punte. Del trittico di gare chiusosi domenica, il GP del Qatar doveva dunque essere quello più indigesto alla W12.
I primi due turni di libere del venerdì avevano offerto un Valtteri Bottas in buono spolvero mentre avevano raccontato di un Hamilton leggermente in difficoltà nella ricerca del giusto set-up. Un qualcosa che al sabato ha preso una direzione diversa. Andrew Showlin, Trackside Engineering Director della Mercedes, ha notato come Lewis avesse iniziato a mostrare un sicurezza diversa rispetto al giorno precedente. Una sorta di consapevolezza d’avere la situazione sotto controllo.
I frutti di questo mutato approccio sono arrivarti in qualifica, specie nella Q3 in cui il campione del mondo in carica di F1 è stato il più veloce in tutti e tre i settori del giro, battendo Verstappen di quasi mezzo secondo. Un distacco importante che, nelle parole di Shovlin, non era stato pronosticato nella analisi al simulatore: “Lewis è davvero in palla in questo momento. Possiamo aver fatto tutte le nostre previsioni, ma nulla spiega perché fosse così avanti a Max. Queste prestazioni sono merito suo che riesce a scavare davvero a fondo e che fa ciò che deve essere fatto“.
Una bella iniezione di fiducia per tutta la scuderia che arriva anche per un particolare di non secondo piano. Il dominio qatariota è infatti arrivato senza che Lewis potesse contare sul “motorone” brasiliano. Gli ingegneri del reparto powetrains di Brackely hanno infatti equipaggiato la Freccia Nera n°44 con l’unità endotermica usata in Messico, quella che aveva mostrato qualche problemino alla pompa dell’acqua.
Una politica frutto di una strategia precisa che vuole offrire ad Hamilton la possibilità di poter contare sull’extra-potenza del motore in versione Interlagos per gli ultimi due appuntamenti in calendario. Un fattore che potrebbe pesare e spostare gli equilibri in un duello che vede entrambe le classifiche ancora apertissime.
Il Gp di F1 del Brasile ha dunque rappresentato una sorta di cesura nella travagliata stagione della Mercedes. E non solo per una questione riferibile al motore. E’ come se in Hamilton fosse scattata la molla che ha rimesso in discussione le sorti della stagione: “Penso che il Brasile sia stata la migliore gara che abbia mai visto correre a Lewis – ha riferito Shovlin – Il giro in qualifica (vanificato poi dalla penalità per l’irregolarità all’ala posteriore, nda) è stato incredibile.
In realtà non ha dovuto lavorare così duramente come si potrebbe immaginare, Lewis sa cosa deve essere fatto per vincere questi campionati. Così come ne è consapevole la squadra. Stiamo tutti spingendo in quella direzione per provare a farlo. Averlo lì in macchina è solo una grande spinta alla nostra fiducia“.
La sensazione è che nel mondo Mercedes sia sorta, forse con un pizzico di ritardo, una fiducia totale in se stessi che si sta riverberando sulle prestazioni offerte dalle vetture che, sostanzialmente, sono e restano quelle aggiornate col pacchetto aerodinamico introdotto a Silverstone. Hamilton ha sottolineato questo aspetto nel dopogara e, sebbene le sue parole abbiano generato qualche commento divertito e superficiale, è un’evidenza che rappresenta il vero.
AMG sta ottimizzando il pacchetto a disposizione e sta innegabilmente spingendo sulla comprensione dello stesso. Nonché sulle performance della power unit in una più ampia politica votata alla ricerca dei cavali piuttosto che alla conservazione e all’affidabilità. Da qui i diversi cambi di parti endotermiche con annesse penalità in griglia. Un modello che si sta rivelando efficace e che si contrappone alla politica Honda – Red Bull fondata sul certosino management di un propulsore che, inedito nella stagione 2021, potrebbe completare la bellezza di otto gare.
Agli ultimi due appuntamenti in calendario di F1, dunque, Mercedes si presenterà verosimilmente con la power unit che ha strabiliato in Brasile. Wolff, in una dichiarazione tra il serio e lo scherzoso, ha riferito che in Arabia Saudita la macchina potrà contare su una potenza enorme. Probabilmente sarà così anche perché dall’altro lato si ritroveranno, per un preciso piano tattico, a dover gestire materiale abbastanza usurato.
In casa Honda serpeggia una certa preoccupazione che Tanabe, il numero uno della “Grande H“, non ha del tutto celato: “Dovremo capire con i ragazzi del team come utilizzare al meglio il motore per assicurarci di essere ben preparati. Dobbiamo dimostrare di riuscire a fare ciò che abbiamo fatto tutto l’anno. Per questo abbiamo molto lavoro da fare in queste settimane“.
Cosa può fare Honda? A questo punto i margini di manovra sono molto risicati. Trovare altri cavalli è pressoché impossibile senza ricorrere alla sostituzione dell’intera unità motrice o della sola parte a combustione interna. Cambi che determinerebbero penalità che, in ogni caso, come dimostrato da Hamilton in Brasile e da Verstappen a Losail, potrebbero ben presto essere superate in pista. Ma questo scenario non darebbe la certezza a Red Bull di issarsi dinnanzi ai rivali anglo-tedeschi. Ecco perché sono in corso valutazione approfondite che mirano a gestire gli otto punti di vantaggio che potrebbero rappresentare un tesoretto che alla lunga fa la differenza.
La reazione della Mercedes è evidente ed ha spiazzato gli uomini di Milton Keynes che, esauriti i ricorsi informali su presunte irregolarità della vettura concorrente, non hanno altro da fare che rimboccarsi le maniche e spremere il materiale a disposizione per cercare di arginare l’onda d’urto che si sta propagando da Brackley. Ancora due gare e sapremo se gli argini apposti dalla Red Bull saranno stati sufficienti.
Foto: Mercedes AMG F1, Red Bull Racing