Formula 1

Dalla parte di Lewis, vincitore morale del campionato 2021

In F1 E’ finita. E’ finita come non doveva finire. Gli hanno letteralmente scorticato l’anima. E si sente addosso tutti i dolori del mondo. Centoventimila centesimi di secondo. Centoventi secondi. Due minuti. E’ strano il tempo per tutti, figuriamoci nella testa di un pilota di Formula 1. 

Lewis non porta la sua monoposto vicino a quella di Max e Carlos, come dovrebbe fare da regolamento. E’ arrivato secondo. In un giro ha perso tutto. Aveva dominato la gara e bruciato in partenza il rivale in pole position. Cosa diavolo ha combinato la direzione di gara? E perché il suo muretto non ha reagito imitando la Red Bull

Quasi automaticamente il suo corpo, certo per proteggerlo, ora che si sente indifeso, fa scattare gli automatismi e lo porta verso il suo box. Il box, il team lo proteggeranno materni. Lontano da tutti, lontano da tutto quel frastuono e quel casino.

Non si toglie il casco. Silenzio radio. Ammutolisce. La diretta tv è impietosa e quella dannata videocamera frontale riprende tutto. Un decennio prima non lo avrebbero fatto, avrebbero rispettato quei momenti. Ma ora tutto è spettacolo. Non è che a lui dispiaccia. L’ego dei piloti è molto narcisistico. Ma c’è un limite che non si dovrebbe superare.

E così, in mondovisione, tutti vedono quel casco con la visiera che non ne vuol sapere di alzarsi, quelle mani che non sganciano i dispositivi di sicurezza. “Vedono”, letteralmente, quel silenzio.

Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1 Team)

Chiude gli occhi. Buio. Luce. Ripensa all’annata. Il cuore gli fa vedere gli alti e bassi delle montagne russe edizione 2021. La rincorsa rabbiosa delle ultime gare, le vittorie. Le polemiche, la Federazione che è infastidita dalle sue battaglie… tanti diranno che appena si arriva nei paesi in cui i diritti basilari degli esseri umani sono calpestati lui farà finta di niente. E invece parla. Con il casco. E con la voce.

Max, osso duro, arriva sempre secondo. L’epilogo ora non gli interessa.Vola con la mente agli anni addietro, dal 2008. Prima del 2014 in tanti lo davano per talento incompiuto…

I tempi del cuore e della mente sono così diversi dal tempo reale…

Centoventimila centesimi di secondo. Centoventi secondi. Due minuti. E’ strano il tempo per tutti, figuriamoci nella testa di un pilota di Formula 1.

Niki glielo aveva detto dopo il 2016: “Questa sconfitta deve insegnarti più di una vittoria, perché così deve essere se si è uomini. Si impara di più dalle sconfitte, una volta che capisci perché hai perso, che dalle vittorie. E io ne sono un esempio vivente, basta che guardi la mia faccia da mocassino rovinato. Devi essere capace di pensare solo al risultato finale, devi fare in modo che non solo gli altri non ci siano, ma che niente e nessuno ti distragga dall’obiettivo che ti sei proposto. E se ti danno contro, quello sarà solo carburante in più dentro di te”.

l’abbraccio tra Niki Lauda e Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1 Team)

Niki è come un secondo padre. Ma ora non c’è e la sua mancanza è pesante. E Lewis si sente di nuovo dannatamente solo. Ha capito prima di tutti. Non se la può prendere con il suo rivale. Max, osso duro, arriva sempre secondo se non vince. L’epilogo ora non gli interessa. Max è affamato e spregiudicato come era lui a inizio carriera. E’ giusto che si complimenti. 

Ma dentro ha anche una grande rabbia e disperazione. Gli altri cosa ne sanno? La disperazione è ancora più grande perché non se l’aspettava. Fosse stato dietro tutto l’anno e anche in questa gara avrebbe cominciato a elaborare una sconfitta onorevole. Ma così brucia l’anima…

Ha una voglia matta di mollare tutto. E se anche lo facesse, sa che non andrebbe via da perdente. Lui è il vincitore morale di questo Gran Premio e di questo mondiale.  Con questa certezza nel cuore, decide di alzarsi. Due minuti sono passati. All’angoscia del cuore ecco d’improvviso tutte quelle luci finte, il caos, chi festeggia e chi inveisce.

Lo spettacolo deve andare avanti. I soliti rituali triti e ritriti.

Lui in cuor suo decide che, passate queste ore, staccherà con il mondo per qualche giorno. Poi deciderà. E’ padrone della sua vita e del suo destino. Come a pochi esseri umani è accaduto nella storia, partendo poi dal nulla, come lui, e arrivando lassù in vetta. E non è poco.


PS.: i pensieri del protagonista e il racconto in sé sono da considerarsi opera di fantasia.

F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

foto: Red Bull Racing Honda

Condividi
Pubblicato da
Mariano Froldi