In F1 è una guerra furibonda, ormai, quella di Wolff contro Masi e la FIA. Seppur la Mercedes abbia, alla fine, deciso di non presentare appello contro l’ordine di arrivo finale di Yas Marina, cosa ampiamente prevedibile, rendendo a tutti gli effetti definitiva l’assegnazione del titolo piloti a Max Verstappen, non solo il comunicato del team anglo-tedesco, che “replica” a quello della Federazione (leggi qui, ma anche la conferenza stampa del suo potentissimo e temuto team principal, è stata incendiaria (per saperne di più clicca qui).
Parole che pesano come macigni. E rapporti ai minimi storici con la FIA. Nella lunga storia di questo sport raramente è capitato che una persona a capo di una scuderia usasse parole così dure contro la propria Federazione. Non solo: Wolff ha annunciato che sia lui che Hamilton non sarebbero stati presenti al Galà di chiusura della stagione agonistica del motorsport mondiale che si è svolto ieri sera a Parigi.
E mai, credo, è accaduto che un pilota, vicecampione del mondo e campione uscente, sia mancato a questo appuntamento infrangendo, tra l’altro, l’articolo 6.6 del regolamento sportivo che recita: “I piloti che terminano per primo, secondo e terzo nel campionato devono essere presenti durante l’annuale Premio FIA e relativa cerimonia di premiazione”.
E’ comunque chiara una cosa: questa è la prima, grande sconfitta politica di Toto Wolff, come sottolinea Leo Turrini, parlando del TP Mercedes come di un uomo che forse si trova in pieno delirio di onnipotenza cui sarebbe necessaria, aggiungo io, una piscina di umiltà.
Alcune riflessioni. Ma lo stesso Masi con cui Wolff non vuole più avere a che fare è lo stesso elogiato alla fine della penultima gara? E dire che di episodi assai controversi questa stagione (ma anche le precedenti, seppur con meno frequenza) ne ha mostrati parecchi. Viene da pensare, volendo essere un pò tranchant, che il concetto di sport, per Wolff (& Co?) sia questo: l’importante che noi comunque si vinca. E, diciamocela tutta, non è un bel vedere. In molti si sono chiesti: è questo lo stile di Brackley e dintorni?
Vedremo se ci saranno nuove puntate di questa escalation (almeno verbale) o se piano piano si stempererà la tensione man mano che ci si avvicina al prossimo mondiale. Il tempo, si sa, sistema tutto. Di solito. Su una cosa Wolff e la Mercedes hanno ragione e sfondano un portone: l’incoerenza regolamentare, figlia sia di collegi di commissari che cambiano ad ogni gran premio, sia di un regolamento cervellotico e probabilmente, per concludere, di un direttore di gara che sicuramente non ha avuto le idee chiare in molti gran premi. Tuttavia, giova anche ricordare che il direttore di gara è uno dei ruoli più difficili e complicati che ci siano nel mondo dello sport agonistico.
Il problema di Mercedes, tuttavia, è sempre lo stesso: come mai si svegliano solo ora? Se accadeva agli altri di essere colpiti da scelte quantomeno discutibili, come ad esempio quelle del famigerato Canada 2018, dove Hamilton si prese la vittoria fra non poche critiche, andava tutto bene. Curioso no?
Suvvia, sentire parlare di moralità, etica dello sport, etc etc da parte di chi per anni ha avuto caterve di episodi a favore e ha sul groppone il famigerato test vietato, con piloti in incognito (2013) che dicevano di essere da tutt’altra parte sui social (in particolare Hamilton) è francamente imbarazzante.
E qui mi taccio. Per ora.
foto: Mercedes AMG F1 Team – Red Bull Racing Honda