Formula 1

La F1 è morta?

“Le regole sono le regole, la coerenza dell’applicazione delle regole in F1 è importante e nessuna decisione dovrebbe mai avvenire in contrasto con le regole solo per rendere più entusiasmante l’azione in pista”.  E soprattutto: “La F1 non è wrestling”. Firmato: Toto Wolff (fonte GP Fans).Miele per le mie orecchie. E non solo per le mie. Immaginate la mia intima soddisfazione quando ho letto una cosa che scrivo da tempo. E da quale pulpito poi! Appunto, che la F1 non è Wrestling (con tutto il rispetto per questa disciplina e per i suoi appassionati cultori).

A dire la verità, in modo provocatorio, ho pure aggiunto in numerosi articoli e interventi che il Wrestling è più onesto della F1, perché il primo ti dice in modo chiaro che è soprattutto uno spettacolo taroccato, di bravura e destrezza atletica. La seconda ti pone il dubbio che lo sia, taroccato, dichiarandosi nel contempo uno sport e ammantandosi di un regolamento e un sistema sanzionatorio che ne dovrebbero tutelare la credibilità.

Ora, è ovvio che Wolff non legga il sottoscritto, ma è bello constatare che anche persone della sua rilevanza per la F1 parlino di ciò che risulta palese, oserei dire cristallino, non solo al sottoscritto, ma a tanti appassionati di questo sport. Era ora.

Dopo gli ultimi anni (troppo comodo guardare solo all’ultimo gran premio che ha sfavorito Mercedes, a fronte di clamorosi episodi in cui la corazzata anglo-tedesca è stata ampiamente favorita), è chiaro che il problema si pone come centrale per il futuro della F1, quella che gli inglesi, forse un poco pomposamente, definiscono “the pinnacle of motorsport” (il vertice, la punta di diamante del motorsport).

Toto Wolff, team prinipal e comproprietario di Mercedes AMG F1

E, ripeto, il fatto che mr. Wolff lo dica solo ora che gli è capitata la magagna e non prima, quando tutto gli è filato per il verso giusto, non significa che le sue parole siano meno vere.

Si tratta non di guardare al dito che indica la luna, parafrasando il noto e dall’incerta origine proverbio, ma alla luna. Non a chi afferma una cosa, ma alla sostanza della cosa. E’ evidente che, prima di chiedere la testa dell’uno o dell’altro, Masi e non Masi, ci sia un grave problema di credibilità della Formula 1 che ne pregiudica l’essenza, la sua intima sostanza.

Perché sarà pur vero che è necessario lo spettacolo affinché uno sport possa essere apprezzato e appetibile (audience, sponsor, soldi), ma è altrettanto vero che, prima dello spettacolo, uno sport si basa su regole e parametri che devono mettere tutti i contendenti sullo stesso piano. Lo sport è equo, nel senso che le regole sono uguali per tutti e chi è più bravo vince.

La F1 è sempre stata prima di tutto uno sport, poi anche uno spettacolo. Se si inverte l’ordine, diventa la negazione dello sport e spalanca le porte al caos. Dove si vince come giocando alla roulette nei Casinò. Appassionati, giornalisti sportivi, tifosi hanno detto la loro e credo si possa sintetizzare il tutto in tre semplici cose.

Primo: regolamento sportivo molto più chiaro e semplice, perché la complessità è nemica della chiarezza. La postilla sarebbe anche un regolamento tecnico semplice, ma questa è ormai utopia, per tutta una serie di ragioni che ora sarebbe inutile elencare.

Secondo: un collegio di commissari identico per tutte le gare del mondiale, per garantire il più possibile uniformità di giudizio. Anche in questo caso credo sia utopia sperarlo.

Terzo: margini di discrezionalità ridotti al minimo per il direttore di gara e per i commissari.

Michael Masi, racing director della F1

La vera domanda è: la FIA la FOM vogliono questo? Purtroppo la risposta, allo stato attuale, pare decisamente negativa. Lieti di essere smentiti dal nuovo presidente FIA e da Domenicali. Ma le prime mosse non paiono affatto incoraggianti. Giova ricordare che, in tutto questo fuoco di polemiche al color bianco, mancano coloro che avrebbero dovuto essere i primi attori per un cambiamento positivo. I piloti.

Un silenzio assordante il loro, che contrasta con l’attivismo di piloti come Senna, Piquet, Lauda, Stewart. Al cui cospetto, da questo punto di vista, gli attuali piloti sembrano dei bambini viziati che pensano solo ai social, magari scrivendo dell’universo mondo, ma non occupandosi affatto del mondo in cui sono protagonisti, del mondo in cui rischiano la vita dentro i propri bolidi. Desolante.


F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

Foto: Mercedes AMG F1 Team

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  • La FOM non gestisce più la F1, avendo venduto a Liberty media... Eppure sono passati 4 anni ma si sbaglia ancora...

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Mariano Froldi