F1. Un bloccaggio ha deciso tutto, serviva? Forse no, ma anche questo è Max Verstappen. L’olandese di fatto regala a Lewis Hamilton una pole che ormai era nelle sue mani. Basti guardare la tabella a seguire che mette in luce il tempo ideale di ogni pilota ottenuto sommando i corrispettivi migliori settori. Il T3 di Max non è ovviamente significativo poiché corrisponde ad un giro precedente all’ultimo tentativo. Tuttavia, già in questo modo l’olandese era in vantaggio di un decimo sul rivale per il titolo mondiale.
Dietro, Charles Leclerc piazza la sua monoposto in quarta posizione, davanti a Perez e Gasly. L’interruzione prematura della qualifica ha ovviamente aiutato il monegasco ad ottenere questo risultato, ma nulla toglie all’ottima prestazione della vettura italiana sciorinata nell’ultima fase della qualifica. Peccato per Carlos Sainz. Lo spagnolo ha perso la vettura in curva 11 durante la Q2 danneggiando l’ala posteriore. Il tentativo di marcare un tempo con l’ala in quelle condizioni montando un treno di gomme nuove non è andato a buon fine. Senza contare che ha messo in pericolo lo spagnolo. Mossa decisamente azzardata…
In casa Mercedes avevano già azzeccato un buon setup nella giornata di ieri, tuttavia hanno deciso di abbassare di qualche punto il carico prodotto dall’ala posteriore. Una scelta non tanto orientata ad aumentare la velocità sul dritto, già molto competitiva, ma quanto piuttosto a cercare un miglior bilanciamento aerodinamico. I piloti infatti avevano lamentato un leggero sottosterzo che il team aveva provato a correggere intervenendo sull’incidenza dell’ala anteriore. Tuttavia tale provvedimento non è bastato per limitare il comportamento “front-imited” delle Frecce Nere e si è quindi i tecnici di Brackley hanno deciso di “eliminare” il cosiddetto nolder sull’ala posteriore.
Questo elemento aerodinamico è semplicemente un pezzo di carbonio che corre per tutta la lunghezza del bordo d’uscita dell’ala ed ha il compito di aumentare la differenza di pressione tra le due facce dell’elemento. La conseguenza diretta è un aumento di carico verticale. Optare per questa configurazione, però, sembra aver in parte compromesso il comportamento delle vetture tedesche con la gomma Soft. Soprattutto nel Q1 si è vista qualche scodata di troppo in entrata, a sottolineare la presenza di un po’ di sovrasterzo nocivo.
Al contrario Red Bull è riuscita a realizzare un bel passo avanti nella gestione della gomma Soft che ieri aveva dato molti problemi. Grattacapi risolti aumentando leggermente l’aderenza prodotta dall’asse posteriore. Ciò ha portato ad uno spostamento del bilanciamento verso il posteriore, con la conseguente creazione di un certo sottosterzo. Comportamenti opposti per le sfidanti al mondiale di F1 che a posteriori hanno prodotto un vantaggio maggiore sulle vetture austriache.
Complessivamente anche oggi uno dei fattori fondamentali sono state le gomme. Nel corso della qualifica abbiamo notato come la Mercedes era maggiormente bilanciata con la Media, mescola più dura ma con una finestra di temperatura più alta. Questo conferma ancora una volta il fatto che la W12 immette nella struttura della gomma fin troppa energia. Elemento che in talune circostanze tende a creare qualche problema nella gestione delle gomme, poiché diventa difficile mantenerle tutte e quattro nel corretto range di temperatura.
Questo elemento ha portato gli ingegneri di Brackley a pensare di scendere in pista per l’ultimo tentativo con la gomma Media. Tuttavia una scelta così azzardata non è stata presa. I pochi minuti a disposizione avrebbero costretto i piloti a ‘forzare’ l’attivazione della gomma durante un singolo giro di out-lap, quando normalmente se ne effettuano due o tre per il compound Medium. Portare nella corretta working range gli pneumatici è un processo parecchio complicato, dietro al quale si nascondono diversi studi di carattere sperimentale. Non sarebbe stato affatto furbo usare la gomma Medium sapendo di non aver a disposizione i giri necessari per attivarla.
Ecco perchè la decisione di far uscire “presto” Lewis in modo da concedergli un giro pulito e senza troppo traffico è parsa molto azzeccata. In Red Bull il problema è stato praticamente l’opposto, ovvero scaldare le mescole, specialmente quelle anteriori, come ha confermato anche Max Verstappen nel dopo qualifica. Al momento del bloccaggio sull’ultimo tentativo, il giovane talento di Hasselt aveva addirittura 4 decimi di vantaggio rispetto al suo precedente tempo migliore, vantaggio con i quali sarebbe stato ampiamente davanti al britannico della Mercedes.
Parliamo ora di Ferrari, perché Charles Leclerc ha conquistato un quarto posto che vale quanto l’oro. In circuito cittadino molto veloce, sorprendentemente la SF21 si è adattata fin da subito a questo alla pista. Gran parte della competitività della vettura italiana deriva dalla buona gestione delle mescole Pirelli che come abbiamo già spiegato si sono dimostrate molto delicate ed esigenti. La monoposto modenese è per certi versi simile alla W12 da questo punto di vista e quindi non ci sono stati problemi alcuni di attivazione.
Viceversa il problema è stato quello di mantenere nel giusto range durante tutto l’arco del giro. Charles ha costruito la sua “magia” dal primo settore, dove è riuscito quasi a stare sui tempi di Lewis Hamilton. Mentre nel T2 il crono è salito pareggiando i tempi di Norris in settima posizione. Perez, invece, ha perso tutto nel terzo settore. Checo non è riuscito a migliorarsi per via dell’incidente del compagno di squadra che di fatto ha stoppato il giro del messicano. Va sottolineata l’ottima prestazione dell’Alfa Romeo di Giovinazzi che in termini di performance pura è riuscito a posizionarsi davanti ad Alpine e Aston Martin.
Diamo ora uno sguardo a ciò che potrebbe accadere domani. Andiamo per ordine. Il degrado non è risultato molto alto, anche se non possiamo essere troppo sicuri di quanto detto per via delle poche simulazioni. Ciò porta quindi a pensare che la strategia più probabile per i piloti sarà l’unico stop. Per mettere in pratica tale scenario le scuderie hanno cercato di qualificarsi per il Q2 con la Medium. Partendo con le Pirelli a banda gialla si può passare poi alla Hard ed arrivare facilmente al traguardo. Non serve sottolineare l’importanza che ha ricoperto la qualifica su questo tracciato.
Jeddah non offre molti punti di sorpasso, per cui la posizione in pista diventa cruciale e gli strateghi cercheranno senza dubbio utilizzare la strategia per sopravanzare gli avversario. L’undercut, in teoria, non pare essere molto potente su questo circuito e la differenza tra gomma nuova e gomma usata non dovrebbe rivelarsi troppo marcata. Molto più interessante l’overcut, soprattutto se si tiene in considerazione che potremmo “incontrare” molte Safety Car all’interno della gara. Sotto regime di SC o VSC i tempi di pit stop si dimezzano e mantenere sotto controllo traffico ed eventi in pista, pertanto, potrebbe risultare la mossa vincente potendo approfittare di alcune situazioni.
Le cose per la Red Bull non si mettono molto bene. Max partirà in terza posizione e davanti a lui troverà entrambe le Mercedes, le quali potranno fare il loro gioco sia in partenza che durante l’arco della gara. L’attacco a due punte è un grosso vantaggio potendo coprire più strategie e di fatto chiudere varie possibilità al team avversario. Detto questo nulla è ancora deciso e sappiamo quanto imprevedibile possano diventare le gare di questo mondiale.
Foto: Formula Uno – Scuderia Ferrari