Con il consueto giro di conferenze stampa dei piloti e dei team principal si apre oggi il weekend di gara che decreterà il campione del mondo di F1 2021. Si è giunti all’epilogo con un equilibrio totale derivante da due vetture che, nel corso della stagione, hanno continuato a rincorrersi ed a superarsi in termini prestazionali. Per lunghi tratti la RB16B è parsa l’auto da battere. Situazione perdurata finché il Circus ha messo le ruote in pista in Brasile. Da quel momento la W12 ha ripreso a dettar legge consentendo a Lewis Hamilton di lanciarsi in una rimonta che lo mette ora in condizione di giocarsi la corona d’alloro.
Il teatro dell’ultimo appuntamento è Abu Dhabi, una pista che l’anno passato vide Red Bull e Verstappen dominare in scioltezza sulla coppia Mercedes che non aveva più nulla da chiedere ad un mondiale che era stato archiviato tempo addietro. Tra l’altro, il GP coincideva con il ritorno in pista di Hamilton che era stato appiedato per essere risultato positivo e sintomatico al Covid-19.
Quest’anno le condizioni sono profondamente diverse. E non solo perché la posta in palio è altissima, ma anche poiché il layout di Yas Marina è mutato. Cosa che, con ogni probabilità, condizionerà i valori in pista. Il tracciato diventa più rapido grazie all’abolizione della chicane che chiude il primo settore e della rimodulazione delle curve 11-12-13-14 che diventano un’unica piega sinistrorsa con percorrenza più veloce. Queste – ed altre modifiche di minore entità – dovrebbero favorire l’abbattimento dei tempi di circa 10-15 secondi.
Viene da sé che approntare previsioni su quanto osservato dodici mesi sarebbe inutile. Così la pensano dalle parti di Brackley ove si ritiene che le circostanze dello scorso anno siano state uniche e che non possano essere usate come riferimento predittivo per quanto accadrà da domani alla bandiera a scacchi di domenica pomeriggio.
Adrew Shovlin, trackside engineering director Mercedes, ha parlato proprio di queste singolarità, a partire dai problemi di salute di Hamilton che furono molto limitanti: “L’anno scorso Lewis è tornato in pista pochi giorni dopo un attacco di Covid e di certo non si esibì nella migliore condizione. Non è una cosa facile da superare“.
Ma alla base delle performance non brillanti della W11 ci furono anche ragioni tecniche. Probabilmente il team intraprese una strada che portò alla definizione di un set-up non efficace: “La nostra analisi dopo quell’evento ha indicato che abbiamo semplicemente prodotto l’assetto sbagliato. Avevamo pneumatici da sviluppare e ci siamo concentrati su quelli. Avevamo vinto entrambi i campionati e abbiamo deciso di cercare di capire le gomme piuttosto che focalizzarci sul weekend di gara. Questo ci ha fatto arrivare in gara impreparati e con una macchina che non era ben bilanciata. Alla fine l’abbiamo pagata“.
Questo stato dei fatti non si verificherà ora. Anche perché si tratterà dell’ultima gara con cerchi da 13 pollici. Dunque non v’è necessità di testare alcunché. Mercedes, pertanto, sarà focalizzata esclusivamente sulle prestazioni in un quadro di grandi incertezze dovute alle modifiche apportate al tracciato:
“Abbiamo fatto molte belle gare ad Abu Dhabi, ma andiamo lì con la preoccupazione per le incognite derivanti dal nuovo schema. Ci sono molte aree inedite nella pista – ha aggiunto il tecnico – e abbiamo visto oscillare le prestazioni in modo piuttosto forte. Sui tracciati in cui pensavamo di essere competitivi, come ad Austin, non siano andati affatto bene. Anche a Jeddah abbiamo visto una buona Red Bull. Quindi ci sono molte cose che ci impensieriscono“.
A partire dalle gomme visto che Pirelli ha portato a Yas Marina i compoud più morbidi che ha a disposizione. E sappiamo che la W12 non è proprio affine a gestire coperture con tali caratteristiche. “Il fatto che vi siano pneumatici molto soft ci mette in condizione di affrontare un’ulteriore difficoltà. In ogni caso tratteremo Abu Dhabi come fosse un nuovo circuito. Sappiamo cosa dobbiamo fare: dobbiamo andare lì e vincere!“.
A Brackley non si è lasciato nulla di intentato. Tanto che, dopo il vittorioso GP d’Arabia Saudita, Hamilton è tornato in fabbrica per lavorare al simulatore in vista dell’ultimo weekend di gara: “Lewis è tornato in sede ed ha svolto il lavoro di messa a punto, imparando il circuito. Che ora è un giro più veloce. Cosa che determinerà una gara complessiva più rapida cambiando un po’ l’equilibrio man mano che si passa da una curva all’altra. Alla fine – ha chiosato Shovlin – molte parti del tracciato sono le medesime, quindi siamo stati in grado di fare un buon lavoro al simulatore per comprendere la pista nel suo insieme“.
Con queste premesse – e con la fiducia derivante dalle ultime tre gare vinte in maniera più che convincente – Mercedes si presenta all’ultimo atto di un mondiale serratissimo. Se il titolo costruttori, l’ottavo consecutivo, appare una formalità, la situazione nel piloti è decisamente più complessa. Ecco perché gli ingegneri AMG stanno profondendo l’ultimo sforzo per consentire a Lewis Hamilton di entrare nella leggenda.
Foto: F1, Mercedes AMG F1