F1. Il pagellone semiserio d’Arabia
Non è una partita a scacchi. Non lo è più da un pezzo. E’ una via di mezzo fra lo sport e le lotte fra gladiatori nelle arene o, per usare un paragone sempre legato al mondo dei “peplum” cinematografici, la mitica e mortale corsa di quadrighe, con annesse scorrettezze, fra Ben Hur e Messala.
Il maestro Turrini paventa che, prima o poi, qualcuno dei due contendenti al titolo si farà male. Per ora è andata decisamente bene ad entrambi. Ma si sa, le corse di F1, per quanto ormai quasi asettiche e chirurgiche, non sono un “pranzo di gala”.
Verstappen e Hamilton non possono non stimarsi, anche se non lo verranno a dire a noi, ma non possono non odiarsi sportivamente, e non possono negarcelo.
Gli esseri umani bramano il sangue, come ai tempi dei romani dominatori del mondo. Non è che siamo cambiati poi tanto. Togli una patina di presunta civiltà e gli istinti primordiali tornano.
Eppure c’è anche una parte bella in questa tauromachia su 4 ruote, ed è proprio il senso della sfida superba fra il vecchio re e l’aspirante sovrano. In mezzo a scorrettezze chiare e velate, molto mestiere, adrenalina a mille e controllo superbo del mezzo che hanno sotto il sedere. Dietro di loro, il deserto.
Dunque, cosa aspettarci per l’ultimo gran premio?
Sapete come la penso: sarà vittoria facile, salvo l’imponderabile, per Mercedes e Hamilton.
Per me, e anche questo lo sapete, è una pugnalata al cuore tremenda. Bramo sin dal 2014, per tutta una serie di motivi nobili e meno nobili, vedere schiattare “quelli là” (come li chiamava Marchionne, quando voleva togliere il sorriso finto-buonista a Toto e compagnia). Ma non accadrà nel 2021.
Non so cosa dicano i bookmaker inglesi, ma l’inerzia del mondiale è chiarissima. Ed è tutta dalla parte della stella a tre punte.
Todt, presto ai titoli di coda, ha sulla coscienza l’orribile peccato originale di aver creato un meccanismo mostruoso che ha permesso ad un solo Team di fagocitare oltre l’ottantacinque per cento di gare e punti (vado a memoria con la percentuale, ma lì siamo). La speranza è l’ultima a morire, e quindi toccherà affidarci al 2022. Come la Ferrari. E qui mi taccio.
Max la peste. Voto: 10 e lode. Molti lo criticano dicendo che sta cercando l’incidente, come se Hamilton, metti caso in Inghilterra, non lo avesse spedito quasi in traumatologia. Sono piloti, sono feroci, sono determinati. E nel mondo della F1, di questa F1, capita una volta su cento di avere la possibilità di coronare il sogno di diventare campione del mondo. Il problema di Max, se possiamo chiamarlo problema, è che non ha la perfidia agonistica di un Senna o di un Prost dei bei tempi andati.
Hamilton. Voto: 10 e lode. No che non ci sta. Ed è uno spettacolo vederlo azzannare l’avversario che, soprattutto in queste gare, ha un mezzo decisamente inferiore. Hamilton ormai sente il sangue dell’avversario. E riuscirà a diventare il pilota con più titoli mondiali in tasca. Francamente non sono mai stato un suo tifoso, ma non posso disconoscere i talenti di Hamilton. Ma ho anche la speranza che presto si faccia attrarre dal mondo della moda e, in generale, da quello patinato di Hollywood e dintorni. D’altronde, che ami quel mondo, non mi pare sia un segreto.
Michael Schumacher. Voto: alla memoria. E’ vero, i record sono fatti per essere, prima o poi, battuti. Ma credimi, caro Michael, tu sei una spanna sopra questi. Non ti raggiungeranno mai perché, semplicemente, sei di un’altra pasta e categoria.
Jos Verstappen. Voto: cattivi perdenti. Jos mi sta simpatico come un gatto attaccato con gli artigli alle parti basse. Ma, prima di tutto, sono stufo di sentir dire che se Jos dice una cosa, la colpa è di Max. Sono almeno due millenni che sappiamo che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. Poi, almeno su un punto Verstappen il vecchio ha ragione: in Mercedes sono cattivi perdenti.
Toto e compagnia cantante fanno i buoni dicendo che vogliono lo spettacolo sino a quando ti danno un secondo a giro. Poi, quando gli stai alle calcagna o li superi, sbroccano. Nulla di nuovo sotto il sole, sono reazioni “perfettamente” comprensibili. Basti ricordare cosa hanno fatto passare alla Ferrari nel triennio 2017-19 (e purtroppo come la dirigenza Rossa non sia stata all’altezza politicamente).
Ferrari. Voto: Duemilaventidue. Amen.
Masi. Voto: inadeguato. E mi tengo molto, molto leggero. Spero davvero che Masi, il prossimo anno, non sia in un ruolo delicato e fondamentale e che, semplicemente, non è alla sua portata…
Perez. Voto: il miglior acquisto Mercedes. Sì, lo so, mi ripeto, ma è davvero una delusione. Soprattutto per Red Bull.
Mc Laren. Voto: Mc Laren chi?
Todt. Voto: luci e ombre. Ne parleremo più ampiamente con un apposito pagellone speciale, ed ho accennato prima che responsabilità gli addebito. Mentre gli accredito (e non mi pare poco) di aver fatto tanto per la sicurezza delle monoposto. Tuttavia, mi chiedo quale senso abbia rendere le monoposto sempre più sicure ma, contemporaneamente, correre in circuiti dalla dubbia sicurezza, e avere un regolamento (si pensi al parco chiuso) che è l’antitesi della sicurezza.
E’ uno strano e bizzarro mondo quello che ci lascia il presidente Todt. E, per finire, un giorno ci dovranno spiegare per quale motivi gli ex uomini in rosso, in un modo o nell’altro diventino, fuori da Maranello, i suoi peggiori nemici…
F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
foto: Mecedes AMG F1 Team