Quando due team di F1 si sfidano punto su punto e per di più lo fanno fino all’ultima curva del GP che chiude la stagione può succedere che i rapporti tra le parti tendano ad incrinarsi. Il legame tra Mercedes e Red Bull, nel 2021, si è dipanato in tre fasi ben distinte tra esse. La prima potrebbe essere definita come “tempesta”. La seconda “gelo”. La terza “sereno”.
Andiamo per gradi. Il primo momento del rapporto tra i due team, quello più burrascoso, è durato praticamente un anno intero. Un dualismo caratterizzato da accuse reciproche su questioni tecniche, a partire dalle pressioni di utilizzo delle gomme, passando alle ali flettenti per finire all’utilizzo della power unit. Ma non solo.
La lotta è stata durissima anche in pista, con scontri che ricorderemo a lungo (Silverstone, Monza, Brasile, Abu Dhabi per citarne alcuni) e che spesso hanno avuto un epilogo extra-tracciato finendo dinnanzi ai giudici. Una tensione sfociata in una dialettica che troppo spesso ha superato i limiti dell’accettabile e che ha permesso di riempire pagine e pagine di dichiarazioni offerte in pasto ad un pubblico vorace.
Dopo l’ultimo atto andando in scena a Yas Marina, Mercedes si è protetta in un silenzio rotto solo dopo qualche giorno di attente e ponderate riflessioni. Quando Wolff ha ripreso a proferir verbo non ha aggredito i rivali. L’oggetto dei suoi strali è stato Michael Masi reo, nell’idea del team principal viennese, di aver manipolato e manomesso il normale esito di di una gara che si era incanalata in un comodo approdo. In questa che possiamo definire la fase del gelo, la seconda delle tre, Mercedes ha trovato un soggetto diverso da Red Bull su cui sfogare rabbia e frustrazioni.
Alcune recenti dichiarazioni di Wolff ci fanno ritenere che si possa essere entranti in un terzo stadio. Siamo al disgelo. Le nuvole si diradano ed un sole tiepido inizia a scogliere il ghiaccio. Si arriva ad una nuova primavera nel rapporto tra le due scuderie le cui sedi distano pochi km? Presto per dirlo, ma le esternazioni di Wolff sembrano aver perso quella connotazione acida della prima accesissima fase.
“Le parole degli esponenti della Red Bull nei miei confronti dopo la protesta ad Abu Dhabi sono state certamente dettate dall’emozione. Posso capire – ha riferito un quanto mai accomodante Wolff – che quando hai vinto la gara e titolo una contestazione può essere frustrante. Non ho niente da dire contro Horner, Marko, Verstappen o la Red Bull. Sono stati degni concorrenti quest’anno. Abbiamo lottato come non mai, sia dentro che fuori la pista. Alla fine hanno vinto il campionato e questo va riconosciuto”.
Un atteggiamento che sorprende dopo mesi di bordate atomiche partite da ambo i lati. Nel passaggio successivo si entra in una sorta di pace dei sensi che apre ad una stagione inedita. Una sorta di terza fase-bis riferibile ad un legame rinsaldato: “Penso che tutto quello che è successo possa legarci ancor di più per il futuro. Abbiamo perso il campionato con la decisione di Abu Dhabi, ma Helmut, Christian e Max sono piloti: tutti abbiamo visto cosa è successo.
Cose simili sono accadute anche nei loro confronti nel corso del Mondiale di F1 2021. Forse questo bilancia le cose, o forse no. Limitandoci alla sola decisione di Yas Marina va detto che è stata così brutale che il pilota che c’è in loro lo riconoscerà. Ne sono certo. Insieme penso che possiamo cambiare le regole per rendere il processo decisionale più consapevole nell’interesse di nostro, della Red Bull e di tutte le altre squadre”.
Nella chiosa del discorso riportato da Formularapida c’è il succo del ragionamento. Che potrebbe essere il seguente: forse i due team che hanno dominato gli ultimi dodici anni iniziano a temere che, a causa dello stravolgente regolamento entrato in corso di validità in questo 2022 appena nato, la loro posizione di dominus assoluti della categoria possa vacillare. Le parole quasi al miele di Wolff potrebbero celare una strategia chiara votata alla conservazione del proprio status. Il nemico che diventa alleato per arginare nuove forze che potrebbero affacciarsi all’orizzonte rivendicando un posto al sole.
Una chiave di lettura che naturalmente non può trovare conferme dai diretti interessati ma che potrebbe avere una coerenza logica in uno sport che, nella sua ultrasettantennale storia, ha spesso mostrato degli accordi di cartello tra alcune scuderie che intendevano tutelare i propri interessi a scapito di altri gruppi osteggianti. Siamo all’alba di una nuova battaglia politica? I prossimi mesi ce lo diranno.
Foto: Mercedes AMG F1, Red Bull Racing