F1.Voglio raccontarvi una cosa curiosa. Giusto un mio vezzo e assillo…
Il sottoscritto, come penso molti di voi amanti pazzi della Rossa di Maranello, è iscritto alla newsletter della Ferrari, dove vengono pubblicizzati i suoi prodotti alla voce abbigliamento, gadget, etc etc…
Non so neanche come e quando mi ci sia iscritto e non è questa la cosa importante. Ieri pomeriggio, controllando la posta elettronica, il mio occhio è caduto su una serie di penne speciali (sapete le penne mi fanno uscire fuori di testa, le amo come poche cose al mondo), sia roller, che biro, che stilografiche con prezzi variabili dagli 800 ai 3000 e rotti euro.
Non sono un cantore del pauperismo né tanto meno di ideologie collettiviste. Se qualcuno se le può permettere è libero di comprarsele perché, a parte ciò che è illegale e vietato, ritengo che con i propri soldi uno ci possa acquistare quello che vuole. C’è da rimarcare che le penne hanno una pregevole fattura, non sono insomma una “tamarrata”: sono oggetti speciali fatti dalla Montblanc.
No, dico, Montblanc… chiunque sia amante del bello sa di cosa parlo. Tra l’altro, la Ferrari ormai si connota da qualche decennio per un marchio non solo automobilistico ma anche, se non soprattutto, del lusso. Vedi profumi (pregevoli), moda (costa un botto e per me è assai kitsch, ma de gustibus non disputandum est) e così via…
Ecco, però ho un difetto, se così si può chiamare… ho una mente assai curiosa e raramente mi sfuggono i particolari di qualcosa che vedo… è una sorta di ossessione e dannazione, spesso aiuta, spesso no. Ne sanno qualcosa amici e parenti…
Ora, mi sono appuntato una cosa… le penne di cui parlo, nelle loro varie incarnazioni, hanno una frase molto bella di Enzo Ferrari, forse una delle più conosciute (il fondatore era uno che seppur con licenza media vantava una notevole cultura personale e un’invidiabile capacità di scrivere bene), sulla clip del cappuccio: “Non si può descrivere la passione, la si può solo vivere”.
Però, e qui sono trasalito, lo ammetto, la frase non è in italiano ma in inglese: “You cannot describe passion, you can only live it”.
Vabbè… mi sono detto, sarà possibile averla sicuramente in italiano, figuriamoci…
Frugo nel sito Ferrari e niente… mi insospettisco. Eccolo, quello che si fissa sui particolari… devi averne di tempo da perdere questo pomeriggio… Sì, ma sta cosa mi puzza, è strana forte…
Ok, contattiamo via chat il servizio clienti, veloce e super efficiente devo dire.
Chiedo se sia possibile avere uno di questi meravigliosi oggetti, incidentalmente anche penne, con la frase di Enzo in italiano. Dopo 30 fatidici secondi di attesa mi viene detto che no, esiste solo con quella frase in inglese. Per essere precisi mi viene anche spiegato che ci sono altre frasi in italiano incise nella penna, ma non quella… che poi è la prima che vedi perché spicca, per come è posizionata. Vedere per credere.
E così mi sono posto alcune domande…
Domineddio… ma come si fa a prendere una delle frasi più belle di Ferrari, scritte nella lingua di Dante, Petrarca, Boccaccio, Manzoni, Leopardi, Ungaretti, D’Annunzio, Pirandello, Guareschi, Montale, Pasolini e via discorrendo e a metterla lì, incisa, in inglese?
Satanasso… ma la Ferrari è o non è uno dei marchi di eccellenza italiani più conosciuti al mondo? E secondo voi, un/a amante del lusso che è disposto/a a spendere bei soldoni per una penna di siffatta pregiata foggia, preferisce avere la frase di Ferrari in originale o tradotta in inglese?
No, ma dico, gli americani vanno pazzi per il made in Italy (cito gli States perché è il mercato di eccellenza per le stradali Ferrari), sempre più spesso usano parole italiane in mezzo ai loro discorsi e scritti, compresi film e serie tv… e non andrebbero matti per una frase così iconica scritta in italiano?
Ecco, direte che sono matto. Ma davvero ha senso fare una cosa del genere?
Che razza di “operazione” è?
Sarò matto io…
Foto: Scuderia Ferrari
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no, non sei per niente matto...
purtroppo credo che stia diventando una battaglia persa (e non sono un populista, sia ben inteso).
Piuttosto, colgo l'occasione per ringraziarti pubblicamente perché grazie a un tuo articolo precedente ho scoperto un libro bellissimo, tra l'altro scritto da un mio illustre concittadino: "l'arte di essere fragili" di Alessandro D'Avenia.
Quindi grazie e... non vedo l'ora che ricomincino i tuoi magnifici pagelloni semi seri ;)
Grazie Leandro! I pagelloni torneranno presto... ma ci sono in serbo molte altre novità. Resta sintonizzato ;)
Ormai è una bruttura ricorrente, l'uso della lingua inglese per pubblicizzare prodotti italiani anche in Italia. Si subisce anche in TV quotidianamente e nessuno che si lamentarsi. Soprattutto coloro che non conoscono l'inglese si sentono offesi della poca considerazione da parte delle aziende. Io, se posso farne a meno, evito di acquistare prodotti reclamizzati in lingua inglese. Una goccia in un mare