Formula 1

Retroscena Sprint Qualifying 2022: alcuni team bocciano il nuovo format

F1 – Non succede, ma se succede… Inutile fare troppi preamboli: la qualifica sprint piace a pochi, pochissimi. Se il format saltasse nessuno si strapperebbe le vesti. Forse gli unici a dolersi sarebbero le teste d’uovo di Liberty Media che, dopo averci deliziato l’anno scorso con tre GP stravolti da questo ritrovato che nulla ha a che vedere con la storia della massima categoria, ha deciso di raddoppiare. Nel 2022, infatti, sei dovrebbero essere i teatri in cui verrà riproposta questa messinscena.

La proprietà americana della F1 è talmente convinta che quella mezz’ora resa ancor più finta da grafiche da videogioco piaccia agli utenti. Sul finire del campionato scorso, tra trionfalismi vuoti come un sacchetto di carta trascinato dal vento, Stefano Domenicali e Ross Brawn parlarono di un sondaggio svolto sulla fan base che avrebbe prodotto numeri bulgari. Un successone senza precedenti smentito dai commenti irati dei tifosi.

Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato del Formula One Group

Ma cosa accade? Perché si parla della Sprint Qualifying alludendo, l’avrete capito, ad un eventuale congelamento? Pare che ci sia qualche perplessità sulle coperture finanziarie necessarie. Attenzione, nulla di ufficiale. State calmi e aspettate ad esultare.

Qualche dubbio, comunque, era sorto anche a noi di Formula Uno Analisi Tecnica quando siamo andati a spulciare il nuovo formato del week end di gara di cui vi abbiamo reso edotti in questo pezzo (link). Ebbene, non c’erano veri e propri riferimenti ai sei GP oggetto del dibattere. Si parlava esclusivamente di orari, tempi e modi che investivano il normale schema FP1, FP2, FP3, Qualifiche basate sulla tre Q e gara.

La questione, manco a dirlo, è economica. L’anno scorso, per i tre week end “anomali”, la F1 ha offerto dei benefit consistenti in un extra di 100.000 dollari per ogni evento. A questi furono aggiunti 450.000 dollari al budget cap ed un margine suppletivo di 100.000 per gli eventuali danni subiti dalle macchine. Quest’ultima goloseria, quest’anno, potrebbe non esserci. Ecco da dove arriva la levata di scudi di alcuni team. Perché la F1 è la categoria del disaccordo per antonomasia.

Al di là della facile ironia sul danaro, le squadre sono preoccupate a giusta ragione. I costi aggiuntivi legati alle sprint qualifying potrebbero limitare le facoltà disviluppo delle monoposto. Si vocifera che qualche team abbia richiesto che i bonus previsti, ossia circa 2,5 milioni, arrivassero a 5. Questa la cifra che sbloccherebbe l’impasse.

Zak Brown, amministratore delegato della McLaren Racing

Questa sarebbe la posizione dei top team, mentre le compagini medio-piccole sarebbero soddisfatte di ciò che la F1 offre. La partita è in corso e cambiare le regole non è per nulla semplice stante le norme in essere. Servirebbe, difatti, una maggioranza qualificata di 28 soggetti sui 30 che compongono la F1 Commission. Un ostacolo che si potrebbe superare se i top team, che sono anche fornitori di motori, imponessero agli altri una sorta di diktat.

La sensazione, per chiudere, è che la qualifica sprint sia in seria discussione per il 2022. Una decisione non è stata ancora presa e più passa tempo più lo slittamento si concretizza. Almeno è questa l’idea di Zak Brown che è tra quei team principal che si accontentano delle elargizioni della F1 e che vorrebbero che le sei gare col nuovo modello si disputino.

A meno che non ci sia una lacerazione talmente insanabile da creare uno scenario di guerra. A quel punto è lo stesso manager americano che pensa sia meglio avere un 2022 “normale” per definire il tutto in maniera più seria e puntuale per l’anno successivo. C’è chi poi spera che il rinvio sia sine die…

Autore:  Alessandro Arcari – @berrageiz

Foto: F1, McLaren

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Zander Arcari