Attenzionando determinati temi sulla stagione 2021 di F1, potremmo arrivare addirittura a rimpiangere Michael Masi? Decisamente spontanea, la domanda sgorga dalla mente in relazione alle voci ultime che vorrebbero il direttore di gara australiano con un piede fuori dal Circus. Diciamolo… qualche colpa gli va assolutamente attribuita. Ma davvero le vicissitudini sviluppatesi in talune circostanze saranno fatali per il sostituto di Charlie Whiting? E sopratutto, un provvedimento del genere sarebbe in grado di garantire uno svolgimento più “onesto” in quelli che possiamo definire scenari incriminati?
Congetturando attorno all’argomento i punti di vista si sprecano. Ne abbiamo disquisito ampiamente e a più riprese sulle nostre pagine, sottolineando da vicino le varie inesattezze prodotte dal sistema. Abbiamo inoltre cercato di fornire una visione postuma sugli eventi di Abu Dhabi (clicca qui per saperne di più), così come speculato sulla posizione di Michael rispetto alla FIA, scritto fruibile a questo link.
Oltre a tutto ciò, in seconda battuta, è stato altresì sottolineato come a Masi non sia mancato di certo il coraggio di battere sentieri inesplorati effettuando scelte assai impopolari al fine di favorire lo spettacolo in pista.
La sensazione diffusa che si assapora analizzando l’operato del nostro, non solo quello inerente all’ultimo appuntamento dello scorso mondiale, esprime un netto sconcerto all’interno del paddock. Una percezione trasversale capace di investire i protagonisti a 360 gradi che, di fatto, ha scontentato ampiamente entrambe le parti. Costantemente nell’occhio del ciclone per dimenticare le regole sportive soppiantate attraverso scelte prettamente personali, Michael non si è comunque scomposto perorando le proprie decisioni a posteriori.
Ma in tutto questo la federazione internazionale che ruolo ha avuto? Perché non è mai scesa in campo con le proprie opinioni al riguardo per mettere ordine nel trambusto prodotto? Il quesito resterà tale, ovviamente e nemmeno la nuova investitura del supremo della FIA, al secolo Ben Sulayem, ha portato risposte al momento. Questo malgrado la volontà espressa di esaminare l’avvenuto, generata dal disagio masticato a fatica di chi è stato costretto ad accettare il copione messo in scena attraverso qualcosa di totalmente deviante dalla prassi.
Le responsabilità di Masi ci sono e risulterebbe alquanto sciocco non sottolinearlo. Tuttavia, se valutiamo il contesto, parte dell’onere va senza dubbio attribuito alle procedure. Scorrazzando tra le pieghe delle norme sportive scritte, infatti, coabitano principi equidistanti che in qualche modo ne sconfessano altri. Contraddizioni che sorreggono le basi decisionali aspramente criticate dalla massa che in quale modo scagionano il direttore di gara.
L’elucubrazione espressa nell’ultimo paragrafo suggerisce la necessità di rimodellare un regolamento del tutto inadeguato e forviante, imprescindibile per tappare possibili loopholes e cancellare una discrezionalità assolutamente pericolosa all’interno di un comune ordinamento.
Ecco perché, arrivando alla conclusione del pensiero, sostituire Masi senza mutare il sistema normativo creerebbe l’ennesima bolla di sapone pronta a scoppiare in qualsiasi momento. All’alba di una nuova regolamentare che si presenta assai complicata, di fatti, l’esigenza di “tranquillizzare” l’ambiente F1 urge più che mai. Integrità di giudizio e competenza devono assolutamente garantire un tribunale uniforme. Sempre e comunque. Panorama troppo spesso assente nella massima categoria del motorsport…
Foto: Formula Uno