E’ vero che la F1 contemporanea lascia poco spazio all’inventiva a causa di regolamenti stringenti e poco elastici. Ed è anche vero che le scuderie di rango non primario siano degradate ormai a satelliti che orbitano nell’ecosistema di realtà più grandi e strutturate. Ma questo non significa che non riescano comunque ad introdurre soluzione capaci di fare scuola e che vengono mutuate da chi è abituato a respirare l’aria frizzante e salubre dell’alta classifica.
E’ vero che la F1 contemporanea lascia poco spazio all’inventiva a causa di regolamenti stringenti e poco elastici. Ed è anche vero che le scuderie di rango non primario siano degradate ormai a satelliti che orbitano nell’ecosistema di realtà più grandi e strutturate. Ma questo non significa che non riescano comunque ad introdurre soluzione capaci di fare scuola e che vengono mutuate da chi è abituato a respirare l’aria frizzante e salubre dell’alta classifica.
Tra i team strutturalmente più piccoli nell’ossatura e snelli nelle procedure troviamo l’Alpha Tauri, la sorella minore della Red Bull che nasce dalle ceneri della Minardi. Una factory che per certi versi non ha perso la sua vocazione “provinciale”. Nell’accezione più genuina e positiva del termine visto che le eccellenze italiane nascono sovente da realtà medio-piccole che hanno reso il nostro Paese un leader della qualità a livello mondiale.
La rimodulazione delle regole tecniche voluta da Liberty Media potrebbe però essere un potenziale ostacolo per una scuderia che presenta tante competenze ma che ha comunque risorse non sconfinate. Ecco che per superare l’impasse potrebbe entrare in gioco la controllante Red Bull. Una spalla forte a cui appoggiarsi in un momento un cui i picchetti normativi sono stati ripiantati. A Faenza corrono il rischio di essere travolti dalle novità e questa circostanza va evitate con ogni sforzo.
In passato, la scuderie italiana si è affidata alla Red Bull nello sfruttare parti della monoposto “maggiore”. Ci riferiamo alle cosiddette componenti trasferibili. Dal 2019 questo legame è divento ancora più stretto. La sinergia in termini di parti mutuabili è stata importante. Ma alla fine del 2020 c’è stata una sorta di svolta filosofica: il team ha deciso di affrancarsi parzialmente della dipendenza tecnica da Milton Keynes.
Si è infatti stabilito di non prendere il cambio e la sospensione posteriore della RB16 nonostante fosse possibile farlo. A Faenza, insomma, hanno preferito proseguire la linea di sviluppo dello schema della RB15 del 2019 perché lo si riteneva più coerente al progetto tecnico in corso. Quindi le performance della ottima AT02 non si devono all’aver “copiato” la RB16, ma all’evoluzione dei concetti che Adrian Newey aveva definito nel 2019.
Ma il nuovo testo regolamentare annulla i punti di riferimento e in Alpha Tauri saranno costretti a rivedere politiche, filosofie e strategie. Per l’anno appena iniziato, infatti, i tecnici si appoggeranno al progetto 2022 della Red Bull. Ovviamente in riferimento alla zona del cambio e della sospensione posteriore. Elementi che vanno a braccetto visto che l’uno accoglie l’altro.
Come avvenne nel 2020, questa mutazione di parti sarà la base per gli sviluppi futuri. Quindi è probabile che, dall’anno prossimo in poi, quando le norme saranno assimilate, gli ingegneri faentini percorreranno il proprio sentiero tecnico evitando di seguire pedissequamente ciò che accade in quel di Milton Keynes con cui, ovviamente, si stabilisce una sempre proficua collaborazione.
Ma scendiamo nel dettaglio. Quali parti la AT03 mutuerà dalla RB18? Jody Egginton, direttore tecnico della scuderia, ha spiegato che il cambio, l’impianto idraulico e le sospensioni posteriori saranno gli elementi oggetto di “travaso”. Anomalo? No, è il regolamento che permette a due team di costruire le stesse parti. Con i dovuti distinguo. Tutte le superfici aerodinamiche afferenti alle sospensioni devono infatti essere costruite sulle specifiche del singolo team. Saranno pertanto le parti meccaniche ad essere di “stampo Red Bull”.
La AT03 sarà dunque un ibrido, una sorta di Frankenstein (ci sia consentito il paragone) tecnologico visto che la parte anteriore sarà tutta di marca faentina. Verrà da sé che la zona dietro la testa del pilota, anche per la presenza dello stesso motore Honda, avrà dei tratti aerodinamici simili alla RB18 (questo il nome della nascente creatura del team vicecampione del mondo). Nel 2023 le cose potrebbero cambiare. Ma è solo un’ipotesi perché il legame tecnico potrebbe addirittura rinsaldarsi. Lo ha riferito lo stesso Egginton quando ha spiegato che andranno a vedere l’elenco delle parti trasferibili dalle quali poter attingere.
La politica di acquisire parti del team controllante è necessaria per poter sfruttare le risorse non ingenti in altre aree strategiche della vettura. Come quella riferibile al comparto aerodinamico. Il modus operandi di Alpha Tauri è votato alla totale flessibilità. Se, coma capita, acquisiscono alcuni componenti dalla Red Bull, le risorse interne che si occupavano di quei pezzi vengono allocate ad altro incarico. Risorse che si spostano per ottenere il massimo delle prestazioni.
Oltre alle differenze scaturenti dal regolamento tecnico c’è un altro elemento che smarcherà la AT03 e la sorella minore: la galleria del vento utilizzata. Il modello 2021 è stato progettato usando il wind tunnel di Bicester che usa modelli in scala del 50%. La AT03 sta nascendo nell’impianto della Red Bull, a Bedford, che usa modelli più grandi, al 60% della grandezza naturale.
Eggington ha spiegato che la AT02, per un periodo, è stato sviluppata in entrambe le gallerie del vento. Questo processo ha fatto sì che si arrivasse alla piena comprensione del nuovo impianto. Da qui la certezza che si sia operato bene in chiave 2022.
Lavorare su un modello in scala più grande offre migliore fedeltà. Ovviamente è stato necessario riprogrammare i modellini e apprendere nuove metodologie operative. Tra l’altro Alpha Tauri è stato l’ultimo team a compiere questo switch. Ma a Faenza si sentono tranquilli e sono certi di aver preso la decisione corretta. Per un periodo è stata valutata la possibilità di rimanere nell’impianto di Bicester, ma si è fatta un’analisi di lungo periodo e si è stabilito che i vantaggio supereranno gli svantaggi rappresentati dal rimanere ancorati alla vecchia tecnologia.
In Alpha Tauri si guarda al futuro con relativa serenità. Sanno che stanno operando al meglio delle loro possibilità e sono altresì consci di non avere una squadra così grande da permettere loro di scalare la classifica in maniera drastica. L’obiettivo è di avvicinarsi di anno in anno alla vetta, senza l’assillo di riuscirci.
All’appello mancano probabilmente circa duecento unità rispetto ad un top team strutturato. Un deficit che non può non pesare. Ma è questa la filosofia di una scuderia che sa di avere un ruolo ben preciso. Ossia quello di supporto alla Red Bull e di palestra per i piloti che, negli anni, dovranno fare il salto nella scuderia di Milton Keynes.
Ma ciò non toglie che restino intatte le velleità di competere per un posto al sole. E la vittoria di Pierre Gasly a Monza non fa che confermare questa evidenza. E non è detto che, in un momento di totale rivoluzione, l’ex Minardi non ne possa approfittare come seppe fare la Brawn GP nel 2009.
Foto: F1, Apha Tauri, Red Bull Racing