Non c’è alcun dubbio che la griglia di partenza della F1, stagione dopo stagione, preveda un numero sempre maggiore di giovani e promettenti talenti pronti a far parlare di sé, ma ogni tanto è giusto soffermarsi anche su coloro che hanno scritto pagine e pagine della storia di questo sport; anche perché presumibilmente i giovani Norris, Zhou, Mazepin et similia, sono cresciuti con l’esempio di quegli stessi campioni con cui avrebbero sognato un giorno di poter correre.
Tra le figure di spicco degli ultimi decenni, se accantonassimo per un attimo Sir Lewis, sicuramente sarebbe da annoverare il nome di Sebastian Vettel. Ricordiamo come di consueto, ben quattro titoli mondiali consecutivi dal 2010 al 2013, Seb ha dimostrato più volte di essere un grande campione non solo in pista ma anche nella vita. E questo non solo agli occhi dei tifosi, i quali con uno sguardo distorto proprio perché “accecati” dal supportare il proprio beniamino potrebbero forse non avere una visione oggettiva della cosa, ma anche agli occhi dei suoi compagni/avversari in campo gara.
Uno tra tanti, Kimi Raikkonen: il “pensionato” della F1, come egli stesso si autoproclama nella bio del suo profilo Instagram, è stato suo compagno in Ferrari nelle stagioni dal 2015 al 2018, ma alle spalle hanno in comune un vasto trascorso di presenze nei campionati lungo almeno decenni.
Partendo dal presupposto che sia molto difficile far parlare il glaciale Kimi, immaginate quanto lasci quasi interdetti vedere il finlandese proferire parole di pseudo affetto nei confronti di qualcuno; probabilmente avrà bevuto un goccetto, ma in fondo chi può dirlo. Ai suoi occhi, Seb è senz’altro un grande uomo in primis, oltre che un amico anche al di fuori del contesto gare, e lo definisce insieme con l’ormai ex compagno di squadra Antonio Giovinazzi, una delle persone che maggiormente sono state al suo fianco lungo tutto il percorso della sua durevole carriera.
Spende buone parole anche sul suo modo di impostare il lavoro, ed anzi lo stima proprio per questo metodo tutto suo, soffermandosi anche sul nervo scoperto della mancata vittoria con Ferrari: in un certo qual modo sembra quasi aiutarlo a trovare una giustifica per la piega che hanno preso le cose in passato, quasi scagionandolo da una sua colpa univoca.
Questo perché, a suo avviso, per quanto sia sicuramente complesso e pesante non portare alla vittoria un team preparato che punta principalmente a quello, ci sono una serie di fattori che possono andare ad incidere pesantemente sul risultato finale, positivo o negativo che sia. Insomma, un attestato di stima che promulgato dall’ermetico ed imperturbabile Kimi forse vale ancora di più…
Foto: F1, Ferrari