Opinione

Aramco – Aston Martin: un accordo capace di stravolgere la “geopolitica” della F1

Immaginate un’azienda che produce più di 10 milioni di barili di petrolio al giorno, in grado di fatturare 230 miliardi di dollari all’anno e di presentare un utile netto, al 2020, di 49 miliardi. Una realtà che due anni fa, in piena pandemia di Covid-19, ha contribuito con iniezioni di danaro fresco a salvare non solo quel campionato, ma tutta la F1.

Saudi Aramco è una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo. È posseduta per la maggioranza dalla famiglia che riconduce a Khalid A. Al-Falih che fa da presidente del gruppo e, contestualmente, ricopre il ruolo di ministro dell’energia, dell’industria e delle risorse minerarie dell’Arabia Saudita. A suggellare, dunque, un legame inestricabile tra politica, produzione e alta ad finanza.

Pensate ora a Lawrence Sheldon Strulovitch detto “Lawrence”. Un uomo che è stato in grado di costruire un impero sfruttando la commercializzazione di importanti brand dell’alta moda nel suo paese natale, il Canada. Un personaggio con un patrimonio netto che si aggira intorno ai tre miliardi di dollari, amante delle auto, proprietario, tra le altre cose, del circuito di Mont-Tremblan che sorge in Quebec. Manager che il 31 gennaio 2020 ha acquisito per 182 milioni di sterline, capeggiando un consorzio di investitori, il 16,7% del capitale della Aston Martin diventandone presidente esecutivo.

Lawrence Sheldon Strulovitch, fondatore della scuderia britannica Aston Martin F1 Team

Bene, prendete queste due realtà vincenti e unitele in matrimonio. Fantasia? No, è ciò che è successo nei giorni scorsi e che è stato formalizzato ieri pomeriggio sul sito ufficiale della scuderia inglese. “Siamo in questo sport per vincere – ha riferito Stroll Senior dopo l’annuncio dell’accordo – quindi sono lieto di dare il benvenuto a un partner della statura incredibile quale è Aramco, che possiede una quantità enorme di proprietà intellettuali e di capacità tecniche. So che queste qualità aiuteranno notevolmente il nostro team a raggiungere l’obiettivo di vincere mondiali in F1. La nostra partnership dimostra quanto sia grande la nostra ambizione e quanto abbiamo intenzione di rendere la nostra squadra una forza pionieristica e vincente in F1. Ancora, intendiamo evidenziare la sostenibilità e le prestazioni dei prodotti di Aramco“.

Parole che sprizzano determinazione alle quali si sono aggiunte quelle di Mohammed Al Qahtani, vicepresidente senior del colosso mediorientale: “La partnership riflette gli sforzi di Aramco per ridurre le emissioni nell’industria automobilistica e dei trasporti. La nostra ambizione è quella di fornire carburanti e lubrificanti al settore automobilistico e il nostro legame con il team Aston Martin aiuterà a far conoscere i nostri prodotti di alta qualità. È un’alleanza che sfrutta il nostro impegno comune per l’eccellenza ingegneristica e l’innovazione ed ha il potenziale per fornire risultati vincenti sia in pista che fuori“.

Lewis Hamilton (Mercedes AMG Petronas F1 Team) taglia il traguardo e vince il F1 Aramco Gran Premio di Spagna edizione 2021

Frasi ricche di intenti ma tipiche delle circostanze. La verità è molto più semplice: Aramco porta in dote un pacco di soldi che vanno incontro alle ambizioni di vittoria di Aston Martin che non fa mistero di voler concorrere per il bersaglio più grande. Dopo un 2020 ricco di soddisfazioni, quando ancora il team era denominato Racing Point, la scuderia con sede a Silverstone ha conosciuto un campionato difficile che si è chiuso con un modestissimo settimo posto frutto di un bottino abbastanza magro di 77 punti. La AMR21 di Lance Stroll e di Sebastian Vettel si è dimostrata una vettura non all’altezza dei propositi di alta classifica che la proprietà cullava. Ora è tempo di ingranare la marcia più alta di procedere verso un futuro da top team.

Lo stravolgimento regolamentare a cui la F1 va incontro è la grande occasione che la compagine anglo-canadese deve cogliere per compiere il passo decisivo per colmare il gap dalle scuderie più accreditate. Mercedes, Red Bull e Ferrari hanno apparati operativi mastodontici e potrebbero subire il colpo inferto dal budget cap.

Non è semplice riallocare risorse umane a fronte di una limitazione che diventa molto più pesante in quelle realtà abituate ad operare in virtù di vincoli finanziari pressoché inesistenti. Anche se, in qualche misura, il limite di spesa è parzialmente aggirabile (lo abbiamo spiegato in questi due approfondimenti: 12) diventa una vera e propria tagliola per chi poteva aprire i cordoni della borsa in ogni momento e magari recuperare da un deficit tecnico conclamato.

Sebastian Vettel (Aston Martin) costretto a fermare la sua AMR21 a bordo pista a causa di un problema elettrico alla power unit, provvede personalmente a spegnere un principio d’incendio

Non è questa la condizione che vive Aston Martin, una squadra di media grandezza, dunque più snella, probabilmente cucita su misura sulle nuove norme fiscali. E su un balance of performance tecnico che la premia stante la settima posizione in classifica del 2021 che concederà a Martin Whitmarsh ed ai suoi uomini la possibilità di poter contare su un numero smisurato di corse in galleria del vento e di gettoni CFD rispetto alle squadre che si sono spartite i due titoli iridati.

Un vantaggio non da poco quando ci troviamo all’alba di una nuova era tecnica nella quale i punti di riferimento concettuali precedenti sono praticamente svaniti. Da qui la possibilità della compagine britannica di diventare una solida realtà della F1. E l’accordo con Aramco va in questa direzione .

Ma attenzione: alla base del legame non ci sono ragioni tecniche. Al di là dei convenevoli verbali di cui vi abbiamo dato conto in apertura, l’operazione è e deve ritenersi economica. Le power unit che saranno installate sulla AMR22 continueranno ad essere quelle della Mercedes. Che sono state sviluppate, specie nella camera di combustione, con la stretta collaborazione di Petronas. Che di Aramco è concorrente. Ovviamente i carburanti e i lubrificanti sauditi si sposeranno al meglio con il V6 prodotto a Brixworth ma è inverosimile immaginare che possano addirittura offrire performance più consistenti rispetto all’abbinamento originale.

Uno scatto all’interno dei box relativo alla versione 2021 del possente motore montato sulla Mercedes W12.

C’è poi un ulteriore scenario che potrebbe realizzarsi in un tempo più lungo. Ma siamo nell’ambito delle congetture e delle possibilità che ad oggi non trovano conferme né tangibili riscontri. Si tratta di suggestioni che, in ogni caso, hanno una base logica. In F1 aleggia lo spettro bonario della Volkswagen. Il costruttore tedesco è in predicato di sciogliere le sue riserve per scendere in campo con uno dei suoi marchi sportivi di rilievo: Audi o Porsche. Nei giorni passasti si è parlato di un impegno con un team di proprietà sul modello Mercedes, ma la strada più facilmente percorribile è e resta, almeno in primissima battuta, quella che porta alla fornitura di propulsori ad una o più scuderie, dal 2026.

Naturalmente le attenzioni del colosso tedesco potrebbero cadere laddove c’è un motorista che equipaggia ben quatto team. Non a caso si è detto della Williams di Jost Capito che ha fatto più di un’apertura mica da ridere a Volkswagen. Che, da par suo, potrebbe invece voler poter puntare su una scuderia ambiziosa, che sta ingrandendo le sue strutture e che si è legata con un impero dell’oro nero che potrebbe essere appetibile anche da un punto di vista commerciale stante l’idea di investire su tecnologie e carburanti ecocompatibili.

Ecco che l’intesa siglata ieri tra gli squilli di tromba potrebbe essere la base per una triangolazione aziendale ancor più grossa con ricadute pesanti sui rapporti di forza, quindi geopolitici, della F1. Anche perché, in questo ipotetico palcoscenico, Aramco si smarcherebbe da Petronas che è concettualmente e commercialmente legata a Mercedes.


F1-Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Mercedes AMG F1, F1TV, Aston Martin

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Diego Catalano