Formula 1

Il disimpegno di Honda? Un bluff strategico

F1 – Dopo una presentazione piuttosto deludente la Red Bull ha svelato la sua creatura. Ci piace pensare che l’abbia fatto proprio perché costretta. Ne avesse avuto l’occasione, ne siamo persuasi, avrebbe ulteriormente celato il mezzo agli occhi curiosi degli avversari. Mercoledì scorso, nel primo giorno di test invernali, la RB18 è uscita dal garage lasciando a bocca aperta gli osservatori. Adrian Newey non si è di certo risparmiato visto che ha concepito una vettura estrema nel design che si prefigge di diventare il punto di riferimento tecnico della categoria.

Se la macchina sarà un azzardo vincente o una scommessa perdente sarà solo la pista a dirlo. Con la sola estetica accattivante nessun team ha mai portato a casa un campionato. Le sensazione è che lo staff tecnico di Milton Keynes abbia dovuto spingere anche per sopperire a qualche paventata carenza prestazionale del motore Honda. Nulla di cui vi siano prove fattuali, ma elementi derivanti da un processo logico che ha visto il costruttore nipponico fare un passo di lato e il nuovo reparto powertrains essere praticamente al debutto. Ma è davvero così?

Red Bull RB18

Intendiamoci, quello della casa di Sakura è un disimpegno più di facciata che reale. Ne abbiamo parlato diffusamente nella pausa invernale. I motori a Milton Keynes saranno solo assemblati perché la produzione resta saldamente sotto il controllo della “Grande H“. Ancora, il congelamento regolamentare che di fatto si realizzerà tra marzo e settembre, è una stampella per chi non ha intenzione di spendere ulteriori capitali e risorse umane per sviluppare una tecnologia verso la quale l’interesse va scemando.

Per quest’ultima ragione restano delle incognite derivanti da una posizione apparentemente non solidissima. Sia Toyoharu Tanabe che Masashi Yamamoto hanno più volte asserito, cosa confermata in passato dai plenipotenziari Red Bull ed Alpha Tauri, che l’anno passato sono stati anticipati molti degli sviluppi previsti per il 2022. Quindi possiamo confermare che non vedremo molte novità sul V6 del Sol Levante oltre all’adeguamento ai biocarburanti E10 che qualche grattacapo hanno dato agli ingegneri motoristi che hanno contribuito alla vittoria del titolo di Max Verstappen?

Vista frontale del propulsore giapponese (Honda RA620H) montato sulle vetture Red Bull Racing austriache durante la stagione 2021.

Non, non lo facciamo. Novità ne vedremo eccome! Le dichiarazioni invernali hanno il gusto della pretattica perché lo scenario è mutato e la conferma arriva sia Chris Horner che da Franz Tost. Non solo adeguamenti della parte a combustione interna, il V6 sarà rivisto e rimaneggiato anche nella sezione ibrida. Ecco perché il team principal della Red Bull ha parlato di un’unità propulsiva del tutto nuova. ICE riprogettato, ERS modificato, ingombri ridotti e diversa disposizione delle componentistica di servizio per continuare a competere con Mercedes che non vuole cedere lo scettro del motore più potente e Ferrari che intende ritornare nei ruoli di competenza. E non citiamo Renault perché appare tutt’ora in affanno.

Honda sarà ancora decisiva e in questo mese che manca all’ibernazione regolamentare sta continuando a spingere al massimo per omologare un pacchetto altamente competitivo che sia la base del quadriennio nel quale Red Bull, passo dopo passo, crescerà in esperienza per presentarsi alle soglie delle modifiche normative del 2026 preparata e in grado di competere con i colossi dell’automotive preseti in F1 e ai quali si dovrebbe affiancare Volkswagen.

Pierre Gasly a bordo della Alpha Tauri AT03 durante i testi invernali di Barcellona

La ventata di ottimismo che spira da Milton Keynes e arriva a Sakura passa anche per l’Italia. Da Faenza per la precisione dove si trova la sede della controllata AlphaTauri. La AT03 è una monoposto che in alcuni principi ricorda la RB18. E non può che essere così perché ne mutua parecchi elementi del retrotreno. Oltre, ovviamente, al motore. Franz Tost ha recentemente dichiarato che Honda è ancora pienamente coinvolta, che ci sono quasi le stesse persone dell’anno scorso in termini numerici. Una situazione che non ha modificato alcuna dinamica operativa.

Ecco che le due scuderie di Dietrich Mateschitz possono pensare in piena serenità al solo sviluppo delle rispettive auto. Ci sono altri aggiornamenti in arrivo che sono già stati schedulati e che potranno essere applicati solo dopo che il potenziale delle monoposto si è iniziato a svelare grazie all’intensa attività in pista. Già in Bahrain ci saranno delle novità in un processo che consentirà, gran premio dopo gran premio, di far abbassare i riscontri cronometrici.

In Red Bull stimano che alla fine dell’anno le vetture potrebbero essere di due secondi più rapide rispetto alla configurazione che vedremo il 20 marzo. Un progresso enorme che solitamente si verifica nell’arco di diverse stagioni. Ma non quando la curva di apprendimento può variare moltissimo grazie a regole nuove che aprono a scenari tecnici inediti. Incrementi che saranno così sensibili anche perché aumenterà progressivamente la conoscenza delle nuove gomme Pirelli. E su questo fronte, così come sul “porpoising” (leggi l’approfondimento), qualcuno potrebbe accumulare un vantaggio siderale.


F1-Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Alessandro Arcari, Alpha Tauri, Oracle Red Bull Racing

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Pubblicato da
Diego Catalano