Formula 1

Una sinistra disparità di trattamento…

Articoli come questo non dovrebbero essere nemmeno mai scritti, a mio avviso. Potranno anche passare anni, ma avvenimenti che scuotono il circus della F1 come la morte (o comunque un incidente grave) di uno dei piloti lascia sempre un segno indelebile. E quando si tratta di questi avvenimenti, purtroppo spesso si perdono di vista le conseguenti onde d’urto che si palesano in seguito ad un simile terremoto.

Ed infatti sebbene siano trascorsi quasi 8 anni, eccoci qui a parlare ancora una volta della prematura scomparsa del talento francese Jules Bianchi, la cui giovane vita si è bruscamente interrotta all’età di appena 26 anni. Ma facciamo brevemente un passo indietro. È il 2014 ed il 5 ottobre si corre il gran premio del Giappone: Jules, che ha da sempre avuto un forte legame con Charles Leclerc e che è da lui ancora tuttora considerato come suo fratello maggiore, corre per la seconda stagione consecutiva per la scuderia Marussia.

La pioggia battente e sempre più insistente aveva iniziato a rendere progressivamente più difficoltoso lo svolgimento della gara, tant’è che alcuni piloti cominciarono ad accusare i primi errori di gestione della vettura: uno tra questi Adrian Sutil, che proprio a causa dell’asfalto fin troppo scivoloso era rovinosamente uscito fuori pista.

Come ovvia conseguenza fu fatta entrare una gru per disporre dello spostamento della Sauber incidentata, e da lì il disastro. L’imponente mezzo fu lasciato nelle vie di fuga (dove chiaramente non avrebbe mai dovuto essere) precisamente in curva 7: durante il giro successivo Jules, perdendo il controllo della sua vettura a causa del manto stradale bagnato, finisce inevitabilmente per schiantarsi proprio contro quel colosso che, ribadisco, assolutamente non doveva trovarsi lì in quei momenti.

Jules Bianchi

Descrivere le immagini di quell’impatto come “terrificanti” è dire poco, ed il fatto che al volante ci fosse un ragazzo poco più che ventenne rende la cosa ancora peggiore. Chiaramente fu immediatamente trasportato d’urgenza in ospedale, ma si capì sin da subito quanto fosse drammatico il quadro della situazione. Tant’è che purtroppo ad attenderlo ci sarebbero stati 9 mesi di coma e di speranze, spezzati poi dalla sua dipartita nel luglio dell’anno successivo.

Il polverone di polemiche sollevato da un simile avvenimento in seguito a questo tragico gran premio fu inimmaginabile: come talvolta accade, furono stesso i piloti a protestare per le condizioni in cui avevano dovuto correre. Uno tra tutti Fernando Alonso, che lamentava già da parecchi giri prima dell’incidente le scarse condizioni di visibilità e l’asfalto fin troppo bagnato.

il compianto Jules Bianchi durante i test con la Ferrari

È per questo motivo che ad oggi Philippe Bianchi, padre del talento francese, si dice disgustato: alla luce delle polemiche sorte in seguito al gran premio di F1 di Abu Dhabi per quello che ai suoi occhi sembra una cosa di poco conto, gli pare impossibile “non aver voglia di vomitare” (e cito testualmente il suo ultimo post su Instagram) di fronte a simili querelle. Afferma anzi di essere scioccato dall’indulgenza e dalla comprensione mostrata all’epoca nei confronti dell’allora direttore di gara Charlie Whiting; e quasi come un monito, aggiunge anche che alla fine ognuno si troverà a fare i conti con la propria coscienza.

Certo, se il confronto deve essere mettere sul piatto della bilancia la perdita di un ottavo titolo mondiale e la perdita di un figlio, credo proprio che in simili circostanze drammatiche qualunque altra parola sarebbe superflua.  

F1-Autore: Silvia Napoletano – @silviafunoat

Foto: F1, Ferrari

Condividi
Pubblicato da
Silvia Napoletano