Formula 1

È una F1 meritocratica quella che punta sul balance of performance tecnico?

F1 – I team sono in viaggio. Alcuni sono già arrivati a Barcellona dove hanno piazzato i loro motorhome. Tra questi l’Alpine che domani svelerà la vettura con la quale Esteban Ocon e Fernando Alonso disputeranno la stagione 2022. I test invernali saranno un primo, concreto, banco di prova per capire dove le singole scuderie si trovano in termini di performance e, soprattutto, se (e come) i nuovi regolamenti hanno centrato l’obiettivo.

Norme che si prefiggono lo scopo di consentire alle monoposto di seguirsi più da vicino con il secondario effetto – che tale non è – di contribuire a creare corse più eccitanti e dall’esito meno scontato. Nelle ultime due settimane abbiamo potuto ammirare le auto di nuova generazione e non è mancata la sorpresa nel constatare che ogni equipe tecnica ha intrapreso un sentiero filosofico peculiare. Segno che le prescrizioni del decisore non erano poi così rigide come si era pensato.

F1 – Lewis Hamilton, (Mercedes AMG F1) testa la W13 E Performance nel primo shake down a Silverstone

Il grande fautore della svolta concettuale cui la F1 è andata incontro è di certo Ross Brawn che ha intercettato i desiderata di Liberty Media che chiedeva a gran voce una categoria in cui l’equilibrio e l’imprevedibilità la facessero da dominatori indiscussi. L’ex responsabile tecnico della Ferrari ha fatto un primo, volante, bilancio della nuova precettistica dicendosi certo che servirà un po’ di tempo per farla stabilizzare. Ma che, sin da subito, è chiaro ci troviamo innanzi a macchine migliori rispetto a quelle che avevamo. Sarà vero?

Brawn ha spiegato che la filosofia che ha spinto Liberty Media e FIA verso il cambiamento non è da ricercarsi in un tentativo di sminuire lo sport, ma nella ferrea volontà di renderlo paritario per più squadre col fine di ottenere una competizione più serrata in un contesto in cui la meritocrazia resta il valore centrale, come sempre accaduto in F1.

L’ingegnere britannico Ross Brawn, direttore generale e sportivo della Formula Uno

E qua viene da fare qualche considerazione un po’ cattivella. L’assist ce lo dà lo stesso dirigente quando dice, al sito ufficiale della F1, quanto segue: “Fino all’anno scorso ci aspettavamo una Mercedes o una Red Bull a vincere la gara a meno che non succedesse qualcosa di diverso“. Non è che il nuovo contesto normativo è stato introdotto per spezzare una lunga striscia di trionfi quasi monomarca? La risposta la lasciamo a chi legge.

Ma qualche “piccolo” segnale che ci conduce per mano verso l’idea di una F1 che più che tutelare la meritocrazia voglia porre alla base del discorso lo spettacolo ed un livellamento prestazionale imposto c’è. Passi per l’introduzione del budget cap che si basa su una ratio ben precisa anche se limita gli slanci di quei team che sono capaci di attirare e produrre più risorse finanziarie, ciò che stride con i concetti espressi da Brawn è l’introduzione del “balance of performance tecnico“.

Aston Martin AMR22

Quel sistema che che offre più possibilità di sviluppo, a mezzo di gettoni CFD e corse in galleria del vento, a chi ha fatto peggio. Haas, ad esempio, potrà contare su un ammontare totale doppio rispetto a chi l’anno scorso se l’è date di santa ragione in pista producendo un duello appassionante. Il team americano, tra l’altro, ha scientemente deciso di presentarsi in pista con una F1 praticamente insviluppabile per puntare tutta la posta sul 2022. In qualche modo ha aggirato le “norme morali” del motorsport per guadagnarsi un vantaggio spropositato che potrebbe pesare come un macigno nel nascente campionato.

Ross Brawn si dice ottimista per la prossima stagione. Ritiene ed immagina che le squadre di vertice continueranno a fare un buon lavoro grazie alla loro competenza e all’esperienza accumulata negli anni. Certo, ma nel lungo periodo sarà sempre così visto che il “BOP” continuerà a penalizzare chi ha più know-how incamerato non per grazia divina ma per capacità professionali? Inutile negarlo: le nuove norme cercano di fare tabula rasa sia da un punto vista tecnico che sul fronte delle capacità acquisite.

La F1, ha sottolineato l’ingegnere inglese, non vuole più le disparità che, a ben guardare, sono un elemento endemico della categoria. Il balance of performance opera proprio in questa direzione e si prefigge di evitare il nuovo palesarsi di cicli eccessivamente lunghi come quello Mercedes o come quello Red Bull che l’ha preceduto. O come quello Ferrari di cui Brawn è stato brillantissimo artefice insieme a Jean Todt, Michael Schumacher e via citando.

Tra l’altro, a destare perplessità ulteriori, ci si mette anche il dichiarato interventismo degli organi decisionali. Più volte Brawn e Tombazis hanno alluso alla possibilità secondo cui, nel caso in cui un team si avvantaggiasse oltre maniera con un’interpretazione spinta del testo (ma pur sempre lecita), il legislatore è pronto ad intervenire per risistemare le cose. Questo modo di procedere, non ce ne vogliano i vertici della F1, è la totale antitesi dell’idea di meritocrazia. Usiamo i termini appropriati e definiamola per quello che è: discrezionalità.


F1-Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1, Scuderia Ferrari

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Diego Catalano