Sono i campioni del mondo in carica della F1. Fattore che dopo il titolo di Verstappen sembra quasi essere caduto in secondo piano. Parliamo del team Mercedes, dominatore totalizzante della massima categoria del motorsport sin dall’era ibrida. L’incipit dello scritto è diretto e porta con se un messaggio molto chiaro: gli uomini da battere, ancora una volta, saranno loro.
E non importa se il corpo normativo ha preso una strada sconosciuta e impervia. Loro, gli ex grigi, al cospetto dei competitor non nutrono timori o inquietudini verso la stagione 2022. La W13 svelerà al mondo le proprie curve il prossimo diciotto febbraio, data da attenzionare con molta cura. La scuderia tedesca, inoltre, conta due frecce al proprio arco davvero “avvelenate”. Capaci di trafiggere gli avversari attraverso il talento intrinseco che li contraddistingue.
Se il Re Nero, il sette volte iridato Sir Lewis Hamilton, non necessità presentazione alcuna, il giovane talento di King’s Lynn assume le vesti di outsider. Malgrado abbia rotondamente manifestato le proprie doti di pilotaggio, la pressione alla quale sarà sottomesso assumerà contorni abnormi se paragonato al fardello abituato a sopportare durante le sue stagioni passate in Williams.
Il sentimento che muove George è speciale. Essere pilota Mercedes, di questa squadra, rappresenta un valore enorme. Ciò non toglie, a ragion veduta, dopo aver fatto parte per diversi anni della famiglia pluripremiata in modo marginale, reggere l’onere di chi obbligatoriamente sarà protagonista diretto è un altro paio di maniche, come si suol dire.
Dalla sua il vantaggio di conoscere l’ambiente di lavoro. Scevro da timori reverenziali, il britannico porta con se una motivazione più che giustificata. Consapevole che la voglia di rivalsa relativa alla sconfitta sul mondiale piloti dello scorso anno, ha creato, nutrito e poco a poco dato forma ad un forza interiore ancora maggiore: la necessità di mostrare al mondo che Mercedes non ha intenzione alcuna di recitare un ruolo secondario.
Secondo le informazioni raccolte da FUnoAnalisiTecnica, la W13 dista parecchio dalle vecchie monoposto forgiate a Brackely. Lo fa, oltre per l’ovvio regolamento che di fatto ha stravolto la categoria, per via delle scelte mirate istituire dai tecnici anglo-tedeschi. Mirate verso il solito obiettivo: vincere.
Sotto questo aspetto l’apporto dei piloti risulterà cruciale. Gli up-date reciteranno un ruolo talmente imprescindibile che i feedback raccolti al volante si attesteranno come elemento determinante per la corsa tecnica. Lo spazio di manovra non è molto. Ok. Ma tuttavia, navigare nel torbido, offrirà possibilità molteplici di sviluppo che se ben sfruttate saranno in grado di fare la differenza. Questo tenendo sempre in conto la bravura a gestire il capitale visto il budget contingentato (leggi qui l’approfondimento).
Russell è pronto. La sfida che lo riguarda, inoltre, ha una doppia finalità: battere il compagno di squadra. Farlo, significherebbe essere automaticamente catapultato verso l’olimpo. Benché nelle sue parole al riguardo non trapeli l’intento bellico di cui sopra, tale sentimento scalpita e alimenta il desiderio. A tal proposito, la curiosità di capire il trattamento a lui riservato attende conferme…
Foto: Mercedes AMG F1 Team