Formula 1

Hamilton/Russell: discrasia interpretativa sulla Mercedes W13

F1 – Secondo Gran Premio stagionale consegnato agli almanacchi. Verstappen vince di forza e di astuzia non abboccando al gioco di Leclerc col DRS che aveva ben funzionato in Bahrain. Il Mondiale 2022, anche se siamo nella sua fase nascente, sembra essere indirizzato sul duello tra i suddetti piloti ed i rispettivi team che stanno offrendo un livello prestazionale ben più consistente rispetto a quello della concorrenza che, al momento, non può che starsene in basso ad osservare.

Tra le vetture che non sono della partita troviamo le Mercedes W13. Anche in Arabia Saudita la creatura del triumvirato tecnico Allison-Elliott-Thomas ha sofferto. Russell è giunto quinto a 30 secondi dalla vetta, distacco che poteva essere anche più grande se non fossero intervenute le Safety Car. In questo momento la monoposto inglese paga un gap cronometrico di quasi un secondo al giro, in ogni condizione.

Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) e Checo Perez (Oracle Red Bull Racing) appaiati dopo la sosta ai box del ferrarista

Il 2022 della Stella a Tre Punte sta tutto nel capire quanta performance riusciranno a recuperare una volta messo a posto il problema del porpoising. Ancora, sarà cruciale comprendere entro quanto tempo la cosa accadrà perché Ferrari e Red Bull non aspettano nessuno. Anzi, intendono prendere il largo mettendo un bel margine di sicurezza alle loro spalle da poter gestire quando la lotta entrerà nella fase bollente. Più di quanto non lo sia già adesso.

La cartina di tornasole del momento che i campioni del mondo in carica stanno attraversando è data dal weekend saudita di Hamilton. Una qualifica disastrosa frutto di una scelta d’assetto errata e una gara in sterile rimonta mortificata da un muretto box dormiente e catatonico che non s’avvede che Lewis ha già superato la linea d’ingresso della pit lane quando viene chiamato, sotto Virtual Safety Car, a sostituire le gomme. Un dettaglio non da poco che poteva mettere l’inglese, con coperture nuove e più prestazionali, in condizioni di giocarsela col compagno di casacca.

Lewis Hamilton in lotta con Kevin Magnussen durante il GP di Arabia Saudita

Confusione generale, insomma. Subbuglio tecnico che fa da corollario al trambusto strategico che è stata una costante del 2021 chiusosi ad un passo dalla gloria. Il sette volte campione del mondo di F1 ha candidamente ammesso che, dopo il GP di Jeddah, pensare di lottare per il gradino più alto del podio sia utopia. La W13 è troppo lontana dalla prestazioni ideali e troppo lavoro c’è ancora da mettere in cantiere per immaginare di ricucire lo strappo.

Una fotografia realistica di una vettura afflitta da diversi problemi che potrebbero esulare dal solo pompaggio aerodinamico. Hamilton ha riferito che la macchina è manchevole in downforce generata e, contestualmente, presenta livelli troppo elevati di drag aerodinamico che deriva da ali tropo cariche che si rendono necessarie per raccattare qualche punto di spinta verticale.

Sulle prospettive future e sulla capacità di recupero del team ci sono al momento due versioni profondamente contrastanti. Da un lato il pragmatismo di Lewis che forse si basa sulla maggiore esperienza in F1, dall’altro le speranze del giovane George che ritiene che annullando i saltellamenti si arrivi finalmente alla piena esplosione di un progetto coraggioso nato per mettere in riga la concorrenza. Ma che la concorrenza sta annientando. Irriverente contrappasso.

il britannico George Russell (Mercedes AMG F1 Team) in azione durante la qualifica a Jeddah

Russell si dice persuaso del fatto che risolvere il problema del porpoising curerà il “99%” dei mali della grigia monoposto. Con l’immaginazione si può arrivare ovunque, ma ad un certo punto bisogna fare i conti con la cruda e dura realtà: Mercedes non ha una configurazione ottimale per la bassa resistenza aerodinamica, il layout di Jeddah ha drammaticamente evidenziato questa dinamica. In Bahrain i problemi sono stati parzialmente minimizzati dalle caratteristiche della pista e dal ritiro delle Red Bull. Il tracciato saudita ha invece scoperchiato il vaso di Pandora mostrando quanto la W13 sia lontana dalla cima.

Russell ha detto, a caldo, che la W13 gestisce meglio il ritmo di gara rispetto alle qualifiche. E questa è un’innegabile verità confermata dai 50 giri di Hamilton che, a parità di assetto col turno del sabato, ha disputato un GP molto più consistente di una qualifica disastrosa. Ma i problemi intrinseci della macchina sono ancora tutti lì e si presentano sempre, in maniera implacabile: con alti o bassi livelli di carburante e con ogni tipo di pneumatico. I fattori negativamente condizionanti sono tanti, ecco perché in Australia, tra due settimane ed in assenza di un vero pacchetto d’aggiornamenti, lo spartito non dovrebbe cambiare.

George Russell in pista per il secondo turno di prove libere del GP di Arabia Saudita

E lo fa capire lo speranzoso Russell che, di converso, disegna una quadro a tinte piuttosto scure. Leggete: “Ci sono tanti fattori in gioco quando cerchiamo di bilanciare il porpoising. A volte cambiamo l’assetto e pensiamo che migliorerà. Ma in realtà le modifiche peggiorano leggermente la macchina. Ci sono tanti elementi che entrano in gioco: la rigidità meccanica dell’auto, la rigidità dei pavimenti, il design dello stesso fondo, la pressione degli pneumatici. Sono innumerevoli i fattori in ballo che contribuiscono a renderlo migliore o peggiore“.

Elementi che al momento i tecnici di Brackley non maneggiano visto cosa è accaduto ad Hamilton nella giornata di sabato. C’è un ulteriore dettaglio che Russell ha svelato e che dà la cifra delle reali difficoltà che gli ingegneri della Stella a Tre Punte stanno vivendo: quando le mappature della power unit salgono di livello si acuisce lo scompenso aerodinamico dell’auto. Più vai veloce, peggio diventa ha detto l’ex Williams. Da qui derivano qualifiche più difficili perché i motori vengono settati alla massima potenza. Si va più veloci in rettilineo, si genera più carico aerodinamico, aumenta il porpoising. Un circolo vizioso dal quale non si esce ancora.

E questo potrebbe indirettamente spiegare le presunte difficoltà del V6 turbo-ibrido di Brackley che sembra arrancare rispetto alla concorrenza. Potrebbe essere una questione di settaggi volontariamente tenuti blandi per non esaltare il deleterio pompaggio aerodinamico.

Col DRS chiuso la vettura genera normalmente più carico. E, in queste fasi, la sofferenza è massima. Ma, nonostante questo panorama poco incoraggiante, Russell si dice convinto che risolvendo il pompaggio il 99% dei problemi della “Stella” svanirà. Su questo tema si formalizza la spaccatura interpretativa della coppia di piloti della compagine anglo-tedesca.

il britannico Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1 Team) durante le Fp2

Un punto dirimente ha provato a metterlo Toto Wolff. E sembra che possa andare incontro all’opinione di Hamilton dato che ha evidenziato come la W13 abbia “[…] punti deboli un po’ ovunque“. Una “chiamata” per il reparto tecnico che a questo punto è in stato d’accusa. Negli ultimi otto anni, ha annotato Wolff, la Mercedes era abituato alla lotta di vertice: “E’ estremamente doloroso non far parte di quei giochi“.

Ma in quei giochi AMG vuole rientrarci: “Non ci riposeremo finché non saremo di nuovo nel gruppo di testa. Bisogna predicare l’esercizio dell’umiltà, cosa che ci renderà più forti. Anche se non è divertente il momento che stiamo attraversando“.

Wolff non si esprime mai a caso e se fa ancora riferimento alla possibilità di rientrare da protagonisti nel “mischione” che si gioca la vittoria vuole dire che ritiene che il recupero sia ancora possibile. Ma bisogna capire qual è l’obiettivo di Mercedes: tornare a vincere qualche tappa del lungo cammino che è il campionato 2022 o provare ad inserirsi seriamente nella lotta ad entrambi i titoli. Perché se il desiderio è quest’ultimo bisogna darsi una mossa. Il ritardo accumulato è già corposo e di questo passo si rischia che la forbice sia talmente ampia che ogni sforzo profuso sarà vano.


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1

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Diego Catalano