Formula 1

Pirelli 2022: ancora problematica la gestione termica delle mescole

F1 – In Pirelli l’avevano fatto intendere: quello della gestione delle gomme è un libro tutto da scrivere in una stagione in cui le incognite prevalgono sulle certezze. Troppe le variabili ignote che intercorrono nel processo valutativo: cerchi da 18 pollici, un’aerodinamica rivoluzionata, handling della vettura inedito, rimodulazione dell’uso delle termocoperte, libertà nella scelta delle gomme dopo le qualifiche anche per i top ten. Questi alcuni degli elementi di quella che possiamo definire una vera e propria rivoluzione per la F1.

Ma soprattutto a mancare sono i dati pregressi che possono indicare quella via tecnica che gli ingegneri devono seguire nel definire le strategie di gara. Per tutto l’inverno si è discusso del rischio che le nuove coperture potessero determinare un abbassamento medio del numero di pit stop. Ciò perché il gommista era andato incontro alle richieste degli organizzatori e dei team che volevano puntare su un prodotto più prevedibile e costante nella durata.

Carlos Sainz al volante della sua F1-75 durante la terza sessione di prove libere in Bahrain

I test spagnoli avevano dato questa indicazione che, di colpo, è mutata nella successiva tre giorni di Sakhir dove le scuderie avevano potuto saggiare tutto il ventaglio di mescole offerte dalla “P Lunga“. Per il GP inaugurale la Pirelli ha inteso portare i tre compound più duri poiché le C4 e le C5, le versioni più soft della gamma, erano ritenute inadeguate al tipo di asfalto ed alle caratteristiche del tracciato mediorientale.

Ciononostante la gara ha presentato una grande variabilità di dinamiche con un numero di soste più elevato dall’iniziale fermata singola di cui si era parlato nei mesi scorsi. Già durante le libere, Mario Isola, n°1 di Pirelli Motorsport, aveva ammonito che la strategia vincente era quella a due stop. Ma in gara il degrado è stato ancora più ampio del preventivato ed ecco che molti hanno optato per un piano strategico a tre soste.

Mario Isola, head of F1 and Car racing Pirelli

Proprio il manager milanese, commentando le operazioni domenicali, si è detto contento di un evento che ha offerto emozioni dall’inizio alla fine con alcuni duelli al cardiopalma. Tra le fila del costruttore italo-sinico c’è soddisfazione sul comportamento degli pneumatici. Le mescole soft e medium qui sono state fondamentali secondo Pirelli, mentre le hard hanno rappresentato una scelta alternativa che, a vedere il secondo stint di Lewis Hamilton, non è stata particolarmente premiante.

Come riferito in precedenza, la temperatura più bassa delle termocoperte prevista quest’anno (70°C per entrambi gli assi in luogo dei 100 all’anteriore e 80 al posteriore del 2021, nda) ha reso ancora più sfidante per i team individuare la finestra di utilizzo corretta per le mescole. La cosa ha prodotto un undercut con la hard poco efficace. L’asfalto particolarmente abrasivo ha mostrato sin da subito che sarebbe stata una gara con almeno due soste fondata su un’alternanza morbida-media. Da ciò si desume che ci sarà una grande discrepanza da pista a pista. Almeno fin quando i team non capiranno appieno come esaltare termicamente i compound.

La conferma che il processo di apprendistato sarà piuttosto lungo è giunta anche dal pilota più anziano in griglia. Fernando Alonso, partito settimo, ha faticato in gara subendo anche la rimonta del compagno che non era riuscito a centrare la Q3 nella giornata di sabato. L’asturiano ha ammesso che non è stato facile per via dell’alto degrado delle gomme che, dopo i test di due settimane fa, un po’ tutti avevano messo in conto.

L’Alpine A522 in azione nei test del Bahrain

L’ex Ferrari ha rivelato che alla base delle sue difficoltà c’è stato l’aver spinto molto durante il primo stint. Una condizione cha, associata ad una vettura pesante, ha determinato un degrado repentino, più importante di quanto simulato in base ai dati emersi delle prove invernali. Alonso ritiene che le nuove Pirelli 2022 saranno un’incognita per tutto il mondiale. Indicazione confermata dallo sfortunato GP di Max Verstappen che ha continuato a combattere con la temperatura delle coperture dell’asse anteriore con conseguente sottosterzo che emergeva in ogni sezione di gara.

Per certi versi questa stagione servirà anche ad accumulare elementi validi per presentarsi, sulle stesse piste, con una preparazione migliore l’anno venturo. Ecco perché il Gp di Jeddah genera qualche timore. Se in Bahrain (dove i dati accumulati erano cospicui) le soprese non sono mancate, ecco che in Arabia Saudita potrebbe essere molto complesso “indovinare” le mescole giuste per la gara. Anche perché a mutare sarà la tipologia di asfalto che presenta un diverso grado abrasivo ed un livellamento più sensibile rispetto a Sakhir che offre qualche “bump” di troppo nei rettilinei uno e quattro.


F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto:F1, Alpine, Pirelli Motorsport, Scuderia Ferrari

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Diego Catalano