F1 – La stagione della rivoluzione aerodinamica è ufficiosamente iniziata la scorsa settimana con la tre giorni di test che si è disputata presso il Circuit de Barcelona-Catalunya. Le suddette sessioni di prove sono state di vitale importanza per le scuderie e per i piloti al fine di iniziare a comprendere la nuova filosofia progettuale che caratterizza le nuove vetture di F1.
Tuttavia, così come avviene ogni anno, dopo la sessione inaugurale di test invernali sono giunte le prime considerazioni e le prime sensazioni su quelli che potrebbero essere i valori in campo momentanei. La Ferrari è stata il team che ha totalizzato il maggior numero di tornate e, di conseguenza, di chilometri con Charles Leclerc e Carlos Sainz. Così come la scuderia di Maranello, anche la McLaren è apparsa consistente nei tempi nonché affidabile con Lando Norris e Daniel Ricciardo.
La F1-75 e la MCL36 avrebbero quindi iniziato col piede giusto, così come la Mercedes W13 E Performance e la Red Bull RB18. Il condizionale è comunque obbligatorio, dato che la F1 è all’alba di una nuova era e 24 ore di prove complessive in pista non possono essere considerate sufficienti per tracciare bilanci affidabili. Oltretutto rimane l’incognita su quanto carburante e con quale mappatura del motore stessero girando i piloti delle compagini di Brackley e Milton Keynes.
Siccome va preso tutto con le molle, a Woking e Maranello non vogliono farsi prendere dai facili entusiasmi. La prossima settimana è in programma la seconda sessione dei test pre-season al Sakhir International Circuit. Il tracciato situato in Bahrain sarà teatro del primo appuntamento stagionale. La pista mediorientale sarà un buon banco di prova sia per testare la power unit sia per verificare la resistenza aerodinamica all’avanzamento generata dalla monoposto data la presenza di ben quattro rettifili.
In Bahrain si avrà un quadro più chiaro della situazione e dei livelli di competitività delle differenti vetture. La sensazione generale è che comunque la Red Bull e la Mercedes si siano nascoste nei tempi a Barcellona. Soprattutto il costruttore tedesco, storicamente, non fa mai intravedere il proprio potenziale sul giro secco focalizzandosi maggiormente sui long run e sull’utilizzo delle mescole C1 e C2, le specifiche più dure della gamma Pirelli.
Per tracciare un parallelo col passato si può prendere come esempio i test invernali del 2016. Nell’arco degli otto giorni di prove pre-season di quell’anno, Nico Rosberg e Lewis Hamilton totalizzarono 1294 giri e 6043 chilometri utilizzando pneumatici duri per le simulazioni di gara. Contando sempre su un elevato quantitativo di carburante a bordo e su settaggi della power unit non certamente in modalità qualifica. I due alfieri della Mercedes di rado occuparono i piani alti della classifica. Anzi, quasi sempre, furono a centro gruppo o nelle retrovie. Effettuarono pochissimi giri con i pneumatici ultrasoft senza mai cercare la performance.
Tuttavia, al GP Australia, prima tappa stagionale del 2016, in qualifica Hamilton ottenne la pole position rifilando oltre otto decimi alla Ferrari di Sebastian Vettel e oltre 1.5 secondi alla Red Bull di Daniel Ricciardo. Alla domenica Rosberg vinse e nel medesimo stint nel quale il tetra campione del mondo ferrarista montava pneumatici soft, il tedesco replicava quei tempi ma con il compound hard, una mescola oltre un secondo più lenta.
Nel 2019 la situazione fu analoga. La Ferrari SF90 di Sebastian Vettel e di Charles Leclerc sembrò molto perfettamente, in particolare nella prestazione sul giro veloce dove il Cavallino Rampante si pensava che fosse al livello della Mercedes W10 EQ Power+ di Valtteri Bottas e Lewis Hamilton. Invece, al primo appuntamento, ancora una volta in Australia, la vettura anglo-tedesca si rivelò 7 decimi più veloce della monoposto modenese e in gara Bottas vinse con 57 secondi di vantaggio sul tedesco, quarto al traguardo, su 58 giri della distanza di gara prevista.
Un parallelismo tecnico col recente passato per porre l’accento sul fatto di come sia sempre complicato comprendere quali possano essere i valori in campo. Specialmente quest’anno, con la più grande rivoluzione aerodinamica dal 1982, i tempi derivanti dai test prestagionali vanno presi con pinze. Inoltre, un rimescolamento del regolamento non si traduce in automatico in uno stravolgimento dello schieramento. Cosa che sicuramente gli appassionati vorrebbero nonostante un mondiale 2021 straordinario.
La sensazione è che al Circuit de Barcelona-Catalunya la Mercedes W13 E Performance abbia mostrato in minima parte il proprio potenziale. George Russell e Lewis Hamilton si sono focalizzati più su programmi di lavoro volti all’accumulo di dati ed alla comprensione della nuova vettura, non utilizzando le mappature più performanti sia dell’ERS sia del V6 turbo-ibrido. Conseguentemente bisognerà attendere le prove in Bahrain per avere una situazione più dettagliata del contesto generale.
F1-Autore: Dennis Ciracì – @dennycira
Foto: Mercedes AMG F1, Alessandro Arcari
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...quest'anno si sono NASCOSTI TUTTI, nessuno escluso, l'articolo non è una notizia.
Ogni anno i team non esprimono il potenziale. L'articolo evidenzia una metodologia storica che potrebbe essere stata usata ancora.