F1 – “Un pilota perde un secondo a ogni figlio che gli nasce“. Questa massima, attribuita ad Enzo Ferrari, racconta di quali possano essere gli effetti di una nuova responsabilità (ed essere padre lo è in misura enorme) sulle performance di un conducente. Ovviamente la considerazione non ha controprove scientifiche, ci sono fior fiori di piloti che hanno smentito questa teoria che, nello stile del “Drake“, voleva essere un’arguta provocazione.
Ammettiamo che l’aforisma del fondatore della Scuderia abbia carattere dimostrabile e ragioniamo, quindi, con il medesimo approccio. Quanto un titolo mondiale può incidere sulle prestazioni di un professionista? E come, eventualmente, lo farebbe? Anche in questo caso ci si deve affidare a chi è addentrato nell’ambiente della F1. Valutazioni esterne non possono essere considerate elementi probatori validi.
Mika Hakkinen sa cosa vuol dire laurearsi campione del mondo. Il “finlandese volante” ha conosciuto la gioia di sedersi sullo scranno più alto del mondo del motorsport per due volte: 1998 e 1999. Nella prima circostanza ebbe la meglio su Michael Schumacher, l’anno successivo riuscì a battere di soli due punti Eddie Irvine sul quale ricaddero le responsabilità di una corsa iridata che per Maranello si fece difficilissima dopo l’incidente occorso al tedesco nel GP di Silverstone che lo tenne fuori dai giochi il tempo di costringerlo a dire addio ai sogni di gloria che si concretizzarono l’anno seguente.
L’avvicinamento di Hakkinen alla corona d’alloro è stato graduale e progressivo e, per certi versi, ha ricordato quello di Max Verstappen. Sette stagioni di apprendistato, di crescita e di momenti difficili come quello successivo al drammatico incidente di Adelaide che rischiò di stoppare una carriera in piena fase ascendente. L’ex McLaren, ben conscio di cosa voglia dire avere il numero uno sul musetto della propria vettura, mette in guardia i concorrenti dell’olandese che sarà più performante che mai.
“Sono certo che Verstappen sarà più veloce di prima. Parlando per esperienza personale – ha riferito il due volte campione del mondo a Beyond All Limits, approfondimento reperibile su F1 TV – dico che un campionato vinto ti renderà più veloce di circa 2 decimi a giro. Diventi più sicuro di te stesso, la tua guida diventa più precisa“.
Consapevolezza. Questo porta in dote un titolo. Specie se ottenuto contro un sette volte iridato e all’ultimo istante di un mondiale combattuto punto su punto in cui c’era il rischio che i nervi potessero saltare in ogni momento. Il 2021 ha fortificato il pilota di Hasselt e potrebbe aver scardinato qualche certezza di chi lo deve battere.
Ritornando all’incipit di questo scritto, Hakkinen si chiede quanto Verstappen, dopo aver conseguito un traguardo di prestigio, sia ancora disposto ad esporsi al rischio: “Abbiamo visto quanto siano stati grandi i rischi che era disposto a correre. Resta ora da capire se questo trend continuerà. Non credo che un eventuale inizio di stagione negativo influenzerà la sua fiducia. Max sa che la squadra dispone di un buon budget ed ha tecnici di talento. Non cambierà il suo approccio alle corse, proseguirà ad andare a tutto gas“.
E così non può che essere poiché il 24enne driver ha da poco sottoscritto un contratto che scadrà a fine 2028. Un legame con un team che crede in lui e che si aspetta il massimo delle performance. L’ottenimento del titolo è quindi un ulteriore “booster” per un pilota già decisamente carico da un punto di vista motivazionale. La concorrenza, vecchia o nuova che sia se le regole tecniche avranno stravolto i valori in campo, è avvertita.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, McLaren, Oracle Red Bull Racing