Formula 1

Accordo Red Bull – Verstappen: cosa significa per le parti e per la F1?

F1 – A fare impressione non sono i 40 milioni a stagione. Si tratta di una cifra alta, altissima, ma ci sono superstar di altri sport che ne guadagnano anche di più. A lasciare a bocca aperta è la durata dell’accordo che vincolerà Max Verstappen e la Red Bull. Una liaison che durerà fino a tutto il 2028! Altre sette stagioni insieme per uno dei matrimoni più lunghi della storia della Formula Uno.

Il legame si è formalizzato ieri dopo giorni in cui l’avvicinamento si faceva di ora in ora più concreto. Non siamo abituati a contratti così estesi in un mondo in cui la fedeltà non è proprio il primo valore nell’agenda dei protagonisti. Evidentemente le parti credevano fermamente nella reciproca forza. Nonché nella capacità di continuare a lottare per il vertice. Un pilota del calibro di Verstappen, difatti, mai si sarebbe fidato ed affidato ad una compagine in dismissione e con le quotazioni delle ambizioni in fase calante.

Max Verstappen, Oracle Red Bull Racing

Cosa racconta questo rinnovato accordo? Cosa determina per la F1? Innanzitutto conferma che l’olandese aveva fretta. Premura di aggirare, anzi di anticipare, la paventata introduzione del tetto salariale. Oggi gli stipendi dei piloti sono esclusi dal budget cap. Ma così potrebbe non essere in un futuro molto prossimo visto che la disposizione è al vaglio del legislatore. Ecco perché l’entourage di Max ha forzato la mano anche in virtù dei nuovi e iper-munifici accordi che Red Bull ha siglato con Oracle e Bybit. Realtà che copriranno d’oro i capannoni di Milton Keynes.

Nella contrattazione l’olandese ha praticamente messo spalle al muro Marko, Horner e Mateschitz in un momento in cui questi possedevano quantità massicce di dobloni. Verstappen s’è dimostrato campione in pista e abile stratega al tavolo delle trattive. Chapeau. Definiti i confini economici della manovra, siglare una partnership di cinque ulteriori anni oltre ai due già definiti (il vecchio accordo scadeva a fine 2023, nda) significa che in Red Bull determinati tasselli sono andati al proprio posto.

Milton Keynes ha evidentemente messo in campo una forza persuasiva che esula del “semplice” danaro. I vicecampioni del mondo avevano vissuto, dopo “l’epopea vetteliana”, anni difficili. Un propulsore Renault mai seriamente competitivo intorno al quale era stato impossibile far sfogare il genio creativo di Adrian Newey che invece è ritornato a dispiegare le ali della fantasia dopo che Honda è diventata un partner strategico serio e proficuo.

Red Bull RB18

Il motorista nipponico è stato il primo a credere in Verstappen visto che era uno dei fattivi contributori dello stipendio che percepiva fino ad oggi. Quella Honda che, come un fulmine a ciel sereno, aveva deciso di dire basta e di commiatarsi dalla F1. Ma con un promessa: farlo da vincenti. E così è stato grazie ad una power unit che ha anticipato di un anno parecchi concetti per competere ad armi pari con il blasonato sei cilindri Mercedes. Quello di Sakura, nei mesi, sarebbe diventato un disimpegno di facciata che, de facto, servirà a Red Bull per gestire il passaggio al suo reparto powertrains che è stato allestito in capannoni adiacenti a quelli nei quali vengono assemblate le vetture di Formula Uno.

Evidentemente Red Bull ha fatto capire alla sua punta di diamante olandese che il futuro è roseo, che la partenza per altri lidi tecnologici di Honda non sarà un problema e che il team avrà la capacità economica, operativa e tecnica per continuare ad essere un attore spendibile per la vittoria. La compagine anglo-austriaca, che diventerà un costruttore a tutto tondo, ha dunque lanciato un messaggio chiaro: si continuerà a far sul serio anche nel lungo periodo. Perché in una categoria che ha poco più di settant’anni sette stagioni sono tante. Specie perché siamo nel bel mezzo di uno stravolgimento regolamentare e perché un altro, proprio su quelle power unit che dovranno essere fatte in casa, ne arriverà alla fine del 2025. Quindi si prevede che quel momento sarà superato senza colpo ferire.

Red Bull RB18

Ieri, quindi, si è ricementato un vero e proprio blocco di potere che vuole imprimere la sua orma profonda sull’intera classe regina del motorsport. Per sette campionati una delle migliori vetture del lotto rimarrà occupata, per sette annualità vi sarà un pilota che dovrà piegarsi, per ragion di stato e status contrattuale, ad essere un secondo. Una vittima sacrificale. Una pedina da manovrare per gli interessi della prima guida. Oramai Red Bull opera così ed è inverosimile pensare che il piano strategico possa mutare. Soprattutto a fronte delle cifre investite.

Una relazione così stabile, durevole e tecnicamente solida potrebbe rappresentare quell’insieme di elementi eterogenei ma strettamente incatenati gli uni agli altri tali da creare le condizioni per provare ad abbattere record che sono stati scritti ma che potrebbero essere ritoccati ulteriormente. Ci riferiamo, ovviamente ad Hamilton – Mercedes, un duo altrettanto longevo che detiene una serie di conseguimenti impressionanti e che fino a qualche anno fa si ritenevano irraggiungibili. Verstappen – Red Bull, quindi, è una partnership ambiziosa che, per i motivi su elencati, potrebbe concretamente trasformarsi nel nuovo dominus della F1. Gli avversari sono avvisati.


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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Pubblicato da
Diego Catalano