Il pagellone semiserio del Froldi

Il pagellone dell’alba rossa del Froldi

F1 – Lo ammetto. Sono colpevole! Non ho voluto guardare il gran premio all’alba.

E non perché non avessi voglia di alzarmi anzitempo dal letto.

Difatti, una delle poche cose decenti dell’invecchiare è che non hai più bisogno delle otto ore standard in orizzontale.

E’ che, vedete, noi ferraristi siamo animali strani.

Ci abbiamo convissuto e ci conviviamo con la sfiga. E ne portiamo le stimmate.

Dopo aver preso sprangate negli occhi per decenni, fatta salva qualche oasi felice (vedi Schumacher), dopo aver visto il dominio mortifero degli anglo-tedeschi durato otto-dicasi-otto anni, dopo aver perso con i bibitari per ben due volte il mondiale per un pugno di punti… bè… potete capire perché alcuni reagiscano come me.

Avevo uno strano presentimento, chiamatelo pure un timore atavico… perché con la Rossa la fortuna non solo è cieca, ma la sorella sfiga che le fa da ancella ci vede benissimo.

Avevo la consueta impressione di qualcosa di interrotto, di un sogno che manco è cominciato e già cominciano i problemi.

Sia come sia, invece è stata alba rossa.

Di quelle piacevoli, di quelle che restano.

Quelle albe belle, con un pubblico che notoriamente, nella terra dei canguri, è da sempre super ferrarista.

Almeno questa volta, si trattava di timori infondati.

Insomma. A parte la nota stonata di Carlos, anche qui, vedete, noi ferraristi raramente abbiamo gioie complete e totali, abbiamo assistito ad una prova di forza come raramente ne ricordo in tre lustri.

Ora, andiamoci piano. Una gara alla volta. Magari succede che si continui a vincere, magari Red Bull comincia a vincere a raffica, magari d’improvviso Mercedes torna in lizza per il mondiale (ipotesi dell’irrealtà, allo stato attuale, ma mai darli per morti “quelli là”).

Prendiamoci una gioia alla volta. Non facciamo programmi a lungo termine. Fidatevi.

Poi se succede… bè se succede la festa sarà epocale.

E io dovrò andare a Canossa-Maranello, a chiedere il perdono al papa Bonifacio-Binotto e pronto al mea culpa pubblico.

Non è peccato chiedere scusa se si sbaglia.

Giusto un ultimo sassolino, scusate se mi “allargo”. C’è già chi parla di dominio. Dopo tre gare di cui due al cardiopalma.

Allora, mettiamola così: prima di parlare di dominio, almeno fatelo cominciare. Poi, magari con comodo, dopo tre anni, cambiate giusto qualcosa e magari dopo altri 5 anni, ma solo dopo, cambiate tutto.

Allora, forse, potrete parlare di dominio.

Nel frattempo… Forza Ferrari.

Ferrari. Voto: 10. Tutto perfetto. Non pare vero. Ma, almeno una volta (e speriamo diventi una piacevole abitudine), è così.

Leclerc. Voto: magna cum laude. E’ fatto della stessa materia delle stelle, uno come pochi. E proprio per questo fa sognare. Grazie.

Red Bull. Voto: Houston, abbiamo un problema. Non pare vero ma è già successo… le creature di Adrian sono sinuose, compresse, con la meccanica sacrificata all’aerodinamica. E, talvolta, sono fragili.

Red Bull motorista. Voto: 2. Come i ritiri del campione del mondo in carica. La mia impressione, e magari sto prendendo una topica colossale, è che non puoi diventare, da un giorno all’altro, anche un motorista. Va bene, mi si dirà, il ritiro dei giapponesi è, almeno per quest’anno, un ritiro a metà. Eppure, magari, quella metà in meno fa la differenza. Soprattutto davanti a guasti tutto sommato risibili. E dopo che nel 2021 il motore Honda lo fermavi solo se lo abbattevi. Letteralmente.

Max Verstappen. Voto: incolpevole. Lui il suo lo fa, eccome se lo fa. Ma si trova già davanti ad una montagna.

Mercedes. Voto: trionferanno. Spoiler per chi non mi conosce: ora sono in modalità gufo reale. Sono convinto che presto torneranno forti e vinceranno tutto. Di nuovo imprendibili…

Russell. Voto: brutto cliente per Hamilton. E’ il destino dei giovani detronizzare i campioni affermati. E’ la ruota della vita.

Vettel. Voto: non è bollito. No, non lo è. Ha molte attenuanti, a partire da una monoposto che non pare proprio azzeccata. Il tempo è galantuomo. Bisogna aspettare prima di emettere, comodamente seduti sul divano, sentenze lapidarie e assolute.

La conta dei sorpassi. Voto: ma “ddde” che? La Formula 1 non è stata mai il regno dei sorpassi, semmai il regno del sorpasso. Sono differenze abissali. Non possiamo valutare una gara contando quanti sorpassi si fanno. La Federazione ha avviato un cambiamento epocale. Con tante cose che continuano a non piacermi, vedasi regolamento che continua a essere da ubriachi al bar. Ma un obiettivo si era posta, e un obiettivo, per ora, è stato raggiunto. Permettere a chi segue di stare sotto il secondo senza distruggere le gomme. E, allo stato attuale, lo dicono gli stessi piloti, la cosa funziona. E scusate se è poco.

Arriva Imola. Non so se il mio cuore ammaccato reggerà…

Ps: Ho visto che i miei “riti” gufesco-apotropaico-scaramantici stanno facendo proseliti… e la corte dei gufi sta crescendo. Bene. Anzi, benissimo.

E dateci dentro con i gufaggi, mi raccomando! Non sono mai abbastanza!


F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

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Mariano Froldi