Formula 1

Calendari “oversize”: un rischio per lo sviluppo delle gomme

F1 – In un tempo non troppo lontano la Formula Uno si basava su un calendario che si teneva ben al di sotto delle venti gare annuali. Inoltre, la quota europea di appuntamenti pesava di più nel computo generale. Cosa che consentiva lo sviluppo di un logistica più semplice e razionale. Negli anni abbiamo assistito ad un progressivo “stiracchiamento” della lista dei gran premi. Il 2022 è l’anno record. 23 le gare previste che si faranno nonostante l’annullamento di Sochi che verrà rimpiazzato non appena i vertici di Liberty Media avranno terminato il giro di consultazioni con gli organizzatori interessati.

Con un numero così elevato di eventi distribuiti in poco più di nove mesi bisogna necessariamente sacrificare il lavoro in fabbrica. Lo fanno parzialmente i team, lo fa anche chi a questi deve fornire gli pneumatici. Non è un mistero che nel paddock ci sia una diffusa insoddisfazione circa un calendario così ampio. I team principal si lamentano perché, con la scure del budget cap che pende sulle loro teste, le risorse per gestire al meglio la stagione si riducono in maniera sensibile. Al coro di lamentazioni – che per ora si esprime sottovoce – si è aggiunta Pirelli.

Dettaglio dei nuovi copricerci che saranno presenti nel 2022 assieme alle nuove coperture

Il numero uno di Pirelli Motorsport, Mario Isola, non le ha mandate a dire dicendosi decisamente insoddisfatto dell’attuale struttura organizzativa della F1 che mette in difficoltà chi deve sviluppare in prodotto, leggasi gli penumatici, senza la possibilità di testarli in pista adeguatamente impostando eventi specifici. Una cosa che si renderebbe ulteriormente necessaria quando siamo nel pieno di una rivoluzione tecnica che ha visto le ruote da diciotto pollici sostituire quelle da tredici.

Prendiamo questo inizio mondiale 2022. La F1 si è spostata dal Bahrain all’Arabia Saudita in pochi giorni. E fin qui nulla di strano vista la vicinanza dei due Stati. Poi una pausa di pochi giorni ed volata dall’altro lato della Terra, in Australia. Da lì il carrozzone andrà in Europa, a Imola. Poi si impacchetteranno armi e bagagli per volare negli States, a Miami. Dopo due settimane si ritornerà nel Vecchio Continente con il GP di Spagna che apre una striscia europea iper-compressa che ci porterà alla pausa estiva agostana nella quale nessuno, Pirelli compresa, potrà fare test in pista.

Mario Isola, head of F1 and Car racing Pirelli

Il manager milanese ritiene che avere così tanti Gran Premi sia un grosso problema, soprattutto quando si tratta di organizzare i test per sviluppare il compound. Per non dire dell’evoluzione delle gomme da bagnato che sono state testate sulle vetture 2022 solo in una sessione dei test invernali spagnoli durata ben poco visto che la pista, artificialmente bagnata, si è asciugata ben presto: “La logistica è un incubo, onestamente. Con 23 gare che si spostano tra Europa, estero, ancora Europa e ancora estero, è molto più difficile che in passato. Lo spazio per organizzare i test non è molto ampio. Nonostante ciò cerchiamo di farlo nel miglior modo possibile“.

Il problema più grande è quello delle prove su asfalto bagnato. Una F1 sempre più refrattaria alle “wet race” ha bisogno di capire come comportarsi in tali circostanze per evitare il ripetersi di eventi come quello di Spa Francorchamps 2021: “Per le prove sul bagnato abbiamo bisogno di circuiti specifici, come il Paul Ricard o Fiorano dove ci sono gli irrigatori per poter bagnare bene la pista. Di solito non sono collegati a una gara, quindi dobbiamo trovare un paio di giorni qui e un un paio di giorni lì in cui i team potranno recarsi al nelle suddette piste o a Magny-Cours e provare sul bagnato“.

Lewis Hamilton durante i test bagnati di spagna.

Pirelli è arrivata al 2022 avendo potuto testare le gomme solo con vetture muletto 2021 adattate. Non un condizione esaltante per sviluppare al meglio il prodotto. La vera fase di acquisizione dati è questa. E’ la stessa stagione sportiva ad essere una palestra per far crescere e per definire meglio il prodotto per gli anni a venire: “Ora possiamo provare con le macchine reali, quindi è un po’ meglio. I team – ha riferito Isola hanno fatto un ottimo lavoro nel fornirci delle mule car, ma queste erano diverse e ora dobbiamo capire se le gomme che abbiamo sviluppato sono buone“.

Tutto sommato, a voler tracciare un bilancio preliminare, gli penumatici 2022 si stanno ben comportando. Al di là di qualche sparuta lamentala sulla gestione del prodotto, le gomme hanno mostrato una buona risposta in termini prestazionali e di durata apparsa consona ad una F1 non mono-sosta. E’ stato scongiurato, infatti, il rischio di avere coperture troppo dure che producessero gare con pochi pit stop. Almeno è questa la tendenza inziale che andrà confermata nei mesi successivi. Man mano che la comprensione del prodotto da parte dei team aumenta, questa situazione potrebbe però mutare.


F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto:F1, Pirelli Motorsport, Mercedes AMG F1

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Pubblicato da
Diego Catalano