F1. Sembra proprio che lo stop di due settimane sino a Miami sia destinato ad avere ancora per molto come tematica centrale il controverso appuntamento di Imola; e lo credo bene, data la quantità di episodi verificatisi in quella occasione. Non è stato un fine settimana del tutto lineare per nessuna scuderia, a prescindere dalle condizioni delle singole vetture e degli eventuali aggiornamenti che ognuna di esse abbia potuto presentare, è subentrata anche la variabile meteo a complicare le cose.
In condizioni ben diverse tra Sprint Race al sabato e gara effettiva di domenica, è chiaro che nessuno avrebbe potuto ponderare con estrema precisione il modo esatto per poter tirar fuori il coniglio dal cilindro, con la certezza di aver azzeccato la tattica garantita al 101%. Credo neppure la Red Bull stessa: sebbene questo sia stato indiscutibilmente il loro miglior fine settimana tra i 4 appuntamenti già trascorsi da inizio mondiale, non credo fossero poi così tanto consapevoli del così bel risultato che avrebbero agguantato.
Indubbiamente penso fossero certi che grazie agli aggiornamenti presentati le cose sarebbero andate meglio, ma considerando che erano reduci dall’Australia con il solo secondo posto di Sergio Perez ed un ritiro (addirittura il secondo) per il campione del mondo in carica Max Verstappen, si può dire che fosse decisamente doveroso per loro dare un segnale di ripresa. E che segnale.
Certo, per qualcuno questo più che un segnale potrebbe rappresentare semplicemente un picco inaspettato non facente parte della norma: nella fattispecie Jean Alesi (in Ferrari dal 1991 al 1995) sostiene che in casa Red Bull abbiano avuto sostanzialmente fortuna, e che se il week-end si fosse svolto diversamente prendendo un’altra piega, l’esito sarebbe stato completamente sovvertito.
Discolpa completamente Carlos Sainz per il suo rovinoso ritiro, e giustifica in parte anche Charles Leclerc per quanto accaduto: ai suoi occhi, un pilota che corre per il titolo mondiale è sempre portato a spingere al limite in ogni gara, proprio per poter conquistare il massimo punteggio possibile in ogni occasione. Precisa anche che date le condizioni meteorologiche in perenne cambiamento, stabilire una corretta linea guida dal venerdì alla domenica sarebbe stato pressoché impossibile: fortunati in Red Bull, anche in questo caso.
Certo, ci sono state indiscutibilmente variabili non calcolabili in termini di sfortunati imprevisti in casa Ferrari, tuttavia conferire il merito del trionfo Red Bull esclusivamente alla fortuna mi sembra un po’ eccessivo: che la RB18 non abbia dato prova di grande solidità sin dall’inizio mondiale è innegabile, ma ciò non significa necessariamente che debbano continuare a ristagnare in questa medesima situazione di stallo gara dopo gara.
Anzi, è probabile che gli aggiornamenti apportati stiano iniziando a sortire l’effetto desiderato: in fondo è ancora molto presto (ricordo, solo 4 appuntamenti già disputati), e gli equilibri esistenti hanno tutto il tempo di essere rivoluzionati.
Tant’è che dati alla mano, allo stato attuale dei fatti il mondiale costruttori ha subìto un deciso cambiamento: sebbene al primo posto permanga comunque la scuderia Ferrari con 124 punti, inizia già a sentire il fiato sul collo da parte della RedBull distaccata ad appena 11 punti di distanza.
D’altro canto per la classifica piloti invece c’è ancora margine di respiro: con i suoi 86 punti Charles Leclerc può stare ancora tranquillo (ma non troppo), a fronte dei 59 di Max Verstappen. Insomma, contrariamente a quanto ci si aspettava in seguito alla conclusione della stagione 2021, la lotta adesso è tutta qui. E sarà combattuta sulle minuzie più impensabili.