Formula 1

Mercedes: poche idee ma confuse

F1 – Avere poche idee ma confuse. Volessimo essere cinici – e un tantino cattivi – potrebbe essere questa la fotografia del momento che attraversa la Mercedes. I campioni del mondo in carica sono stati protagonisti di un avvio di stagione abbastanza sottotono rispetto agli standard cui erano abituati e cui ci eravamo quasi assuefatti.

Un podio ottenuto nel GP inaugurale del Bahrain frutto del caso e della tenacia di Lewis Hamilton che, nel successivo appuntamento di Jeddah, si è smarrito in problemi d’assetto parzialmente risolti in una gara in cui il muretto box non è stato rapido nella lettura della Virtual Safety Car vanificando una bella rimonta che poteva portarlo a ridosso di George Russell tenutosi saggiamente lontano dalla ricerca di strane strade di setup per cercar di estrarre qualche centesimo di secondo da una capricciosa W13.

La sensazione è che tra gli uomini di Brackley serpeggi un certo subbuglio. Strategico e tecnico. Il porpoising che affligge la creatura di Mike Elliott e James Allison ha spiazzato tutti e una via per uscirne, al momento, non è stata ancora tracciata (leggi qui l’approfondimento tecnico). Non che a Brackley stiano placidamente dormendo con il ciuccio in bocca.

Gli ingegneri si stanno dannando alla ricerca di una soluzione che stenta ad essere definita ma che potrebbe arrivare presto. Sempre che si riesca a far diradare la nebbia intorno ad un progetto che doveva nascere rivoluzionario e annichilente ma che, invero, sta ammazzando le velleità di successo degli stessi uomini della Stella a Tre Punte.

L’alettone posteriore montato sulla Mercedes W13 a Jeddah che aveva l’obiettivo di ridurre il drag.

Andrew Shovlin, trackside engineer del team anglo-tedesco, nel consueto appuntamento di analisi post-gara, ha espresso un concetto che descrive la mancanza di certezze di un’equipe abituata ad averne. Il tecnico ha normalmente evidenziato che il pompaggio aerodinamico è il vincolo al dispiegamento del potenziale di questa macchina. La questione è che in Mercedes non sanno, o non hanno ancora compreso, se la vettura sia abbastanza veloce al netto del fastidioso fenomeno che la limita in tutte le fasi cruciali del giro: accelerazione, frenata, percorrenza in curva e nella capacità di sviluppare velocità sulle rette.

Messa così, i segnali sono poco incoraggianti perché, una volta eliminato il porpoising, potrebbe arrivare la doccia fredda. Ossia che la W13 non è un arnese utile per scardinare il dominio tecnico che Ferrari e Red Bull stanno sciorinando agevolmente in questa fase del campionato. Prima di scoprire il vero potenziale della macchina bisogna risolvere il problema del pompaggio. Ci sono un paio di percorsi approntati in fabbrica che pare stiano iniziando a dare delle buone risposte.

Mercedes W13 in configurazione test Barcellona

Il problema vero è rappresentato dal tempo. Altri team hanno superato le loro difficoltà con una solerzia invidiabile. Si pensi all’Alfa Romeo che in due settimane ha messo a posto la C42 che non si è dimostrata, in termini di performance, così lontana dalla creatura argentea. In Mercedes le stanno tentando tutte – e forse di più – per superare il male che attanaglia l’auto cercando, contestualmente, di non trascurarne il normale sviluppo. Fatto che, ovviamente, diventa maledettamente complesso perché è difficile lavorare pensando di aver sistemato qualcosa che, in maniera piuttosto beffarda, continua a presentare il conto appena si torna a mordere l’asfalto.

La W13 non genera sufficiente carico aerodinamico. Una verità figlia del saltellamento endemico della macchina. Per contenerlo bisogna irrigidire le sospensioni ed alzare il corpo-vettura. Da qui difficoltà a scaricare i cavalli a terra, a gestire le curve di percorrenza media e veloce e a frenare. Un mix di grane a cui si abbina un correlato effetto drag che fa sviluppare velocità di punta degne di un autocarro.

A Sakhir, in occasione della prima gara e forti dei dati acquisiti nei tre giorni di test che l’hanno preceduta, gli ingegneri avevano portato un nuovo fondo che doveva essere l’inizio della svolta: rimosso dopo FP1 e messo a prendere polvere in qualche soffitta di Brackley. Shovlin ha ammesso che, dopo quella bocciatura inattesa, si è deciso di essere più aggressivi nell’affrontare la questione. Qualcosa che, a Jeddah, ha compromesso l’assetto della W13 n°44 che ha chiuso con un mestissimo sedicesimo posto in qualifica. Sintomo di confusione conclamata ed inappellabile.

F1 – Meccanici all’opera sul retrotreno della Mercedes W13 durante i test di Barcellona

Nonostante ciò, i campioni in carica non perdono l’ottimismo. Informazioni raccolte dicono che dai simulatori iniziano a fluire elementi finalmente positivi che sembrano far pensare che la luce in fondo al tunnel non sia poi così lontana. Ovviamente non bisogna pensare di aver puntualmente compreso il problema perché si rischierebbe di replicare l’errore commesso col nuovo pavimento sperimentato in Bahrain. Le prossime gare saranno cruciali perché si testeranno in pista le soluzioni che in fabbrica cominciano a far sorridere.

Le Mercedes sarà in grado di rientrare nella lotta al titolo? Domanda da un milione di dollari alla quale, ovviamente, non abbiamo risposta. In questo clima di incertezza v’è una sola costante: a Barcellona, quando il pacchetto di aggiornamenti basato su diversi step sarà completato, vedremo il vero potenziale di una F1 finalmente mondatasi dal pompaggio aerodinamico. E’ solo in quella data che avremo la risposta al fatidico quesito.


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Mercedes AMG F1, Albert Fabrega

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Diego Catalano