F1 – Avere un sette volte campione del mondo come compagno di squadra deve essere una condizione piuttosto scomoda. Ne sa qualcosa Valtteri Bottas che dal confronto con Lewis Hamilton ne è uscito un bel po’ ammaccato. George Russell non vuole lasciarsi triturare dal connazionale e preferisce assimilare piuttosto che osservare senza reagire.
La condizione tecnica nelle quale si è improvvisamente trovata la Mercedes non è di certo “l’humus” in cui far proliferare le migliori intenzioni. Russell, che in F1 ha debuttato nel 2019 in una derelitta Williams, non ha fatto altro che guardare da lontano Hamilton intento a distruggere record e avversari. Osservare e sognare di poter un giorno avere le stesse possibilità d’accesso alla gloria. Il triennio di permanenza a Grove ha fatto crescere il campione della F2 2018. Umanamente, professionalmente e nelle doti di pilotaggio perché non era semplice mettersi in vetrina nonostante progetti tecnici tutt’altro che funzionanti.
Il driver di King’s Lynn si è fatto le ossa nella scuderia che fu di Sir Frank e nella quale si sono avvicendati, tra gli altri, calibri grossi come Senna, Mansell e Prost e via citando. Ha sviluppato l’attitudine alla sofferenza a la tendenza all’abnegazione per chiamarsi fuori dai momenti ostici. E quello che la Stella a Tre Punte sta attraversando lo è senza ombra di dubbio. La W13 è nata benino ma è cresciuta male. Il pompaggio aerodinamico è il vincolo al dispiegamento del potenziale di una macchina forse troppo estrema per funzionare nell’immediato.
La questione è di difficile soluzione: in Mercedes non sanno, o non hanno ancora compreso, se l’auto sia abbastanza veloce al netto del fastidioso fenomeno che la limita in tutte le fasi cruciali del giro: accelerazione, frenata, percorrenza in curva e nella capacità di sviluppare velocità sulle rette.
Forse è l’essere avvezzi a nuotare in mari agitati e freddi che conferisce un certo grado di fiducia al ragazzo che si dice persuaso del fatto che risolvere il problema del porpoising curerà il “99%” dei mali della grigia monoposto. Un punto di vista molto più ottimista di quello espresso da Lewis Hamilton che parla di un progetto in difficoltà in diversi ambiti. E’ pertanto Russell che cerca di lanciare un messaggio di speranza alla squadra facendosi trascinatore di una realtà abituata a non seguire la corrente ma a descriverla.
Il 24enne britannico sta quindi sciorinando doti di saggezza che solitamente non ti aspetti a quell’età e che non stanno passando inosservate tra gli addetti ai lavori. Così come non è passata sottobanco la reazione dopo le difficili qualifiche di Sakhir. A Jeddah, mentre uno scafato Hamilton si perdeva tra assetti inefficaci ed improbabili soluzioni finto-geniali, George teneva la barra dritta e provava a mantenere a galla l’intero team. Traguardo raggiunto ottenendo un doppio quinto posto qualifiche-gara che sa di massimo agguantabile in questa fase storica.
“Sono rimasto molto colpito – ha spiegato David Coulthard al Mirror – Per me George possiede tutto, è un pacchetto completo. Ha velocità, ha ottime capacità comunicative: è una versione moderna di un pilota professionista di alto livello. Lo pensavo prima dell’inizio della stagione e da allora non ho visto nulla che mi facesse cambiare idea“.
L’ex McLaren ritiene che la fase di apprendistato per Russell si sia già esaurita. “Ferrari e Red Bull sono partite dai blocchi volando. Qualcuno potrebbe pensare che le prime due gare di George non siano state all’altezza dei suoi standard. Non sono d’accordo, penso invece che abbia gestito bene la macchina e la situazione. Puoi guidare solo l’auto che ti è stata data. Il suo prossimo lavoro, insieme a Lewis Hamilton, sarà quello di sviluppare l’auto per far consentire alla Mercedes di tornare a vincere“.
Un Russell che si trova quindi nella posizione di essere la trave sulla quale poggiare la ricostruzione tecnica del team. Il britannico ha ampiamente dimostrato di avere le spalle larghe. Ma ciò non vuol dire che un eventuale fallimento della Mercedes nel ricucire lo strappo cronometrico possa essere ascritto alle sue responsabilità. George deve avere la possibilità di diventare leader e di essere il futuro della Stella a Tre Punte. Il suo vero compito è mettersi in condizione di stare stabilmente incollato alle prestazioni di Hamilton. E, da questo punto di vista, l’avvio del 2022 non può ritenersi deludente.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Mercedes AMG F1