Formula 1

Salvate il soldato Sainz

F1. Nel dominio quasi totalizzante della rossa in questa prima frazione del mondiale, manca all’appello uno dei potenziali protagonisti, lo spagnolo Sainz. Troppo superficiale trarre conclusioni dall’errore di domenica scorsa in terra Australiana, ma una analisi più dettagliata di questo travagliato avvio di stagione deve essere contestualizzato nella ritrovata competitività della Ferrari ai massimi livelli.

L’arrivo di Carlos alla corte di Maranello nel 2021 doveva complementare le innate doti velocistiche di Leclerc in termini di esperienza, costanza, rendimento e visione di gara. In tal senso, il madrileño è andato anche oltre le aspettative del team, riuscendo a precedere il talentuoso compagno di squadra nella classifica finale dello scorso campionato attraverso un maggior numero di piazzamenti in zona punti e di podi. Ma soprattutto dimostrando una rapidità di adattamento unica nel nuovo contesto di lavoro, specie se rapportata a quella di altri colleghi che avevano cambiato casacca.

L’ottimo lavoro svolto durante il campionato passato doveva (e può) rappresentare il preludio di un progressivo miglioramento, supportato da una monoposto finalmente vincente, mirato alla consacrazione del suo indiscusso talento. Tuttavia nelle corse, cosi come nella vita di tutti i giorni, è necessario saper cogliere le opportunità con cattiveria e prepotenza sportiva e se Carlos dopo 144 gare non vanta alcuna vittoria e nessuna partenza dal palo qualche domanda bisogna porsela.

lo spagnolo Carlos Sainz, Scuderia Ferrari

L’attenuante dei mezzi poco competitivi che gli sono stati affidati giustificano fino a un certo punto un palmares così povero, se consideriamo le vittorie di diversi outsider negli ultimi anni (Gasly su Alpha Tauri, Perez su Racing Point e Ocon su Alpine). Gasly vince di misura il gran premio di Monza 2020 precedendo Sainz. Sette stagioni sono un tempo congruo per comprendere le virtù e i limiti di un pilota di F1, e nella sezione limiti di Carlos compaiono due fondamentali comuni a tutti i fuoriclasse della categoria: la velocità/freddezza nel giro secco e la decisione nei corpo a corpo.

Inevitabilmente quando si alza l’asticella della competizione, i limiti di qualsiasi atleta emergono con spietata crudeltà e possono destabilizzarlo al punto di degradare le proprie performance al di sotto delle proprie capacità. E’ esattamente ciò che sta accadendo emotivamente all’alfiere Ferrari, che vive ogni weekend di gara nel continuo raggiungimento delle performance di Charles anche su terreni in cui il monegasco è pressochè imbattibile come ad esempio le qualifiche.

E la mente vola inevitabilmente alla astuzia psicologica di Alain Prost che, consapevole di essere nettamente inferiore sul giro secco rispetto ad Ayrton Senna, sfidava il brasiliano su aspetti a lui congeniali come la visione di gara. Se tale confronto può sembrare blasfemo, basta considerare il recente dualismo tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg con quest’ultimo capace di vincere il titolo 2016 dopo le batoste del biennio precedente. La gioia incontenibile di Rosberg al termine del Gran Premio di Abu Dhabi 2016

Nico Rosberg, campione del mondo F1 2016

E qui entra in gioco il fattore determinante per il futuro sportivo di Carlos, perché mentre Nico Rosberg di passaporto tedesco era certamente gradito come potenziale candidato a un titolo mondiale sotto le insegne della stella a tre punte, per la Ferrari cosa rappresenta il pilota spagnolo? Secondo una delle dinamiche più comuni della F1, il pilota ormai esperto, in crescita, affidabile e con entusiasmo, ma privo della totalità del talento dei predestinati, rappresenta il profilo più adatto a varcare i cancelli dei top team e da affiancare all’enfant prodige di turno. 

Questa dinamica è ben chiara nella mente di Sainz, ragazzo sveglio, e tanti dettagli ne avvalorano la tesi come ad esempio i disastrosi pitstop ed alcune discutibili strategie di gara della scorsa stagione, al pari dell’attenzione mediatica che, nonostante i migliori risultati, è sempre stata focalizzata su Charles Leclerc. L’elevata posta in gioco favorita da un progetto vincente, richiede una gestione dei piloti completamente diversa da quella adottata dalla scuderia italiana nella scorsa stagione in cui l’obiettivo era capitalizzare la sinergia dei due piloti per raggiungere la migliore posizione nella classifica costruttori.

Il suddetto approccio non è più applicabile, per il semplice motivo che le eccellenti performance della F1-75 elevano in maniera esponenziale gli individualismi dei piloti che implicitamente antepongono le proprie ambizioni agli interessi del team. Nell’immediato occorre gestire una emotività e una rivalità che in casa Ferrari non si assiste dai tempi di Prost/Mansell nel lontano 1990 e che degenerò nella plateale manovra di Nigel ai danni di Alain allo spegnimento dei semafori del gran premio del Portogallo, che a conti fatti costò la terza corona iridata al pilota francese. Mansell blocca Prost alla partenza del gran premio del Portogallo 1990

Alain Prost e Nigel Mansell, Scuderia Ferrari. Stagione 1190

Se il team sarà in grado di gestire l’emotività di Saizn nel confronto con Leclerc, soprattutto nelle sconfitte, potrà contare sul supporto incondizionato di un pilota ancora alla ricerca dei primi successi in carriera, step fondamentale per alimentare successive ambizioni. A sua volta Carlos, dovrà essere intelligente nel capire che una eventuale sconfitta in questa stagione non è da considerare un fallimento, senza degenerare in una sindrome da scudiero che finirebbe per mortificare le sue ambizioni anche nelle stagioni successive.

Comunque vada, al buon Carlos bisognerà ricordare che il più grande pilota Ferrari (e di tutti i tempi secondo l’opinione di chi vi scrive) si prestò alla causa del team interpretando senza remore il ruolo di scudiero di Irvine nel gran premio di Malesia 1999 nonostante il suo compagno stesse per raggiungere quel traguardo per il quale era stato ingaggiato in Ferrari e che aveva fallito nelle stagioni precedenti…


F1-Autore: Roberto Cecere@robertofunoat

Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG F1

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Roberto Cecere