F1. Uno dei verdetti più interessanti del gran premio di Spagna è stato il ritorno alla competitività della Mercedes dopo un inizio di stagione da incubo.
Il duplice piazzamento in top five non rispecchia parzialmente la performance delle frecce d’argento, che hanno mostrato incoraggianti progressi sia in assetto da qualifica che sul passo gara (clicca qui per approfondire).
La tappa di Imola, autentica caporetto del team anglo-tedesco, aveva gettato nello sconforto il sette volte campione del mondo autore di una delle peggiori prestazioni della carriera, in balia di una monoposto lontana parente delle formidabili progenitrici.
Il pacchetto di aggiornamenti introdotti nel weekend di Miami aveva fornito riscontri confortanti in merito alla mitigazione del fenomeno del porpoising consentendo a George Russell di stampare il miglior tempo nella seconda sessione di prove libere (clicca qui per approfondire).
Ai più è sembrato un semplice colpo di coda messo a segno in una sessione poco indicativa in merito al reale potenziale delle monoposto. Ipotesi avvalorata delle qualifiche e dalla gara dei giorni successivi, in cui le Mercedes sciorinarono il sostanziale livello di competitività dei primi quattro round del mondiale.
Alla luce di quanto visto in Spagna si può affermare che le FP2 di Miami sono state il punto di svolta della stagione del team campione del mondo.
Il momento preciso in cui l’equipe tecnica ha probabilmente avuto contezza che l’ardito concept aerodinamico della W13 versione “B” potesse replicare in pista le sbalorditive performance osservate nelle simulazioni.
Probabilmente il primo grande aggiornamento aerodinamico è stato decisivo nella scelta di perseverare nella ricerca del potenziale inespresso della monoposto piuttosto che ripiegare sulle fruttuose scelte aerodinamiche della concorrenza.
Le evidenze cronometriche emerse nel gran premio di Spagna, specie sul passo gara, stanno premiando l’enorme sforzo dei tecnici Mercedes di liberare il potenziale della W13 “B” fin troppo penalizzato dal problema del pompaggio.
Le dichiarazioni post gara di un manager navigato come Toto Wolff non lasciano spazio a interpretazioni:
“Oggi ho visto un’auto da corsa che mi ha ricordato le auto da corsa delle stagioni precedenti, dove sei più di 30 secondi dietro l’intero gruppo e arrivi fino in cima e vicino al podio. Questo è molto incoraggiante e mostra che abbiamo fatto un altro passo avanti. Possiamo lottare per un campionato del mondo? Beh, scommettiamo che possiamo. Ma dobbiamo solo avere una macchina in grado di finire prima e seconda. E penso che abbiamo motivo di credere che possiamo arrivarci“.
Le parole del team principal Mercedes non sembrano di supporto e conforto agli sforzi messi in opera dalla sua equipe tecnica, ancora non pienamente ripagati dai risultati in pista ma sembrano piuttosto figlie di una reale convinzione di avere ancora molto margine di miglioramento.
Se la stella a tre punte confermerà l’ascesa del proprio trend prestazionale, ci possono essere tutti i presupposti per rientrare nella rincorsa ai titoli mondiali.
Dal punto di vista strategico, il team anglotedesco, ha gestito la parte più buia della stagione massimizzando il bottino di punti in entrambe le classifiche attraverso una giudiziosa condotta di gara di Lewis Hamilton e George Russell.
Nelle prime sei tappe del mondiale, la Mercedes è l’unica scuderia con il 100% degli arrivi al traguardo nel 91% dei casi in zona punti.
L’analisi si fa ancora più interessante se si confrontano i punti conquistati dalle frecce d’argento nel 2021 con quelli ottenuti nel difficile inizio di stagione 2022.
La tanto vituperata W13 “B” ha conquistato appena 17 punti in meno della stellare W12.
I risultati mettono in evidenza la costanza di rendimento e la grande affidabilità della monoposto 2022 che rappresenta il primo presupposto per cullare sogni di gloria nella rincorsa a Red Bull e Ferrari.
Affidabilità che è costata molto alle scuderie prime della classe, e che tengono in vita le speranze di Toto Wolff e del suo team.
Ad oggi il team di Brackley non ha effettuato alcuna sostituzione sulle componenti della propria power unit, unico team in tale condizione di privilegio assoluto che minimizza l’incubo delle penalità a medio/lungo termine.
E’ facile comprendere che un campionato con almeno tre scuderie in grado di ambire alla vittoria rende molto più fattibile il recupero di un team attardato, e proprio su questo scenario fanno leva le rinnovate ambizioni del team Mercedes.
Tuttavia la strada che porta al potenziale aggancio prestazionale a Red Bull e Ferrari appare ancora lunga in relazione anche al gap prestazionale rispetto alla power unit di riferimento che in questo momento sembra essere il propulsore del cavallino rampante.
Molto dipenderà anche dal budget utilizzato finora dal team anglo-tedesco per conferire alla W13 “b” l’equilibrio aerodinamico necessario per poter iniziare la vera fase di sviluppo.
Se i difetti di gioventù della monoposto tedesca non hanno eroso in modo sensibile il budget a disposizione del team per la gestione della stagione agonistica allora ci possono essere grandi margini di recupero.
La concorrenza sembra snobbare, almeno a parole, il recupero prestazionale della Mercedes, commettendo probabilmente un errore di presunzione che a lungo termine potrebbe rivelarsi un amaro boomerang per le rivali dei campioni del mondo in carica..
F1-Autore e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Mercedes AMG F1