La problematica del campionato mondiale di F1 2022 che accomuna tutti i team in griglia risponde al nome di porpoising: certo, alcuni piloti ne hanno sofferto di più mentre altri meno, ma purtroppo, anche sulla base degli aggiornamenti presentati appuntamento dopo appuntamento, la situazione che potrebbe sembrare migliorata chiaramente non è ancora del tutto risolta.
Verrebbe da ipotizzare “mal comune, mezzo gaudio”, in quanto perlomeno questo minimo comune denominatore di molti potrebbe portare a pensare di fare i calcoli anche su alcune eventuali défaillance altrui, basandosi proprio su questa variabile. Purtroppo però, a complicare le cose, subentra anche il fatto che non solo non ne soffrono tutte le monoposto allo stesso modo, bensì sono anche i medesimi piloti a reagire fisicamente in maniera diversa a questo anomalo effetto “saltellante”.
Difatti tale argomento è stato fulcro di diverse discussioni: sono state raccolte parecchie lamentele da parte dei piloti stessi, proprio perché a seguito di sessioni impegnative a bordo delle proprie vetture, hanno riscontrato dolori di cui generalmente non avevano mai sofferto in precedenza. E dunque, siccome il pompaggio aerodinamico si è imposto prepotentemente sulle auto di quest’anno a differenza di quanto accaduto la scorsa stagione, è chiaro che a ragion veduta l’unico imputato di questi malesseri sia proprio “lui”.
Tra l’altro, ipoteticamente, tale scenario potrebbe anche pregiudicare lo stile di guida di ognuno di essi, perché non sentendosi in forma e non avendo il feeling necessario con la vettura, compromettere la performance è un più che probabile. Di recente sono stati entrambi i piloti Ferrari a sollevare nuovamente la questione: Leclerc concorda pienamente con il pensiero del suo compagno di squadra Carlos Sainz, il quale sostiene che la FIA dovrebbe tenere conto delle eventuali conseguenze dannose per la loro salute e che a lungo andare potrebbero palesarsi.
Precisa anche che, con ogni probabilità, il suo team-mate per certi versi è fisicamente più sensibile al fenomeno in circostanze che invece egli stesso riesce a sopportare meglio; ma comunque questo non significa che il problema non vada risolto. Anche e soprattutto perché ci riferiamo a vetture di eccellente calibro, protagoniste della F1 di massimizzare livello.
Oltre la scuderia rossa, altre squadre che hanno maggiormente patito questo fenomeno sono state sicuramente Mercedes e Haas. Nella fattispecie George Russell, ad esempio, durante i primi round stagionali lamentava spesso di accusare forti dolori al petto o anche capogiri, espressamente legati al suddetto fenomeno.
Invece, per quanto riguarda il team statunitense, al contrario Mick Schumacher afferma di non patire alcuna sofferenza a bordo della sua VF22: senza dubbio si dichiara preoccupato per questo fenomeno e sostiene che tali monoposto dovrebbero essere progettate al top per non far accusare alcuna sofferenza fisica mentre le si guida, ma d’altro canto crede anche che in futuro sarà trovata una soluzione efficace.
Insomma… nella difficoltà incontrata ognuno ha cercato di reagire in qualche modo: fortunatamente non accusando nulla come Mick, convivendoci come ha fatto George, oppure rapportandosi alla vettura in maniera conflittuale come sta facendo Carlos (per ulteriori informazioni, leggi qui l’approfondimento)
Tuttavia siamo ancora alla sesta gara di questo campionato (in procinto del settimo, a Monaco). Dunque le speranze di piloti, team e tifosi sono senz’altro riposte nell’analisi e nelle migliorie apportate dagli aggiornamenti, atte alla risoluzione di questa fastidiosa problematica che, dati alla mano, si attesa come fenomeno altamente negativo nella massima categoria del motorsport.
F1-Autore: Silvia Napoletano – @silviafunoat
Foto: Haas – Scuderia Ferrari