F1 – Quando, a febbraio, Mario Andretti rivelò al mondo la volontà di suo figlio Michael di accedere in Formula Uno con un proprio team non si levarono cori di giubilo e canti di gloria. L’operazione fu da molti accolta con circospezione. Altri preferirono sospendere il giudizio.
Altri ancora, come Luca De Meo e Laurent Rossi (rispettivamente AD di Renault e CEO do Alpine), ci avevano intravisto un’opportunità. Ossia quella di allocare le proprie power unit che al momento equipaggiano le sole vetture transalpine.
Poi ci fu chi uscì allo scoperto con una posizione piuttosto dura, quasi escludente. Costui è Toto Wolff che, pur non avendo facoltà di prendere decisione univoche in merito, sembrò parlare da leader della categoria. O piuttosto da portavoce di coloro i quali alle affermazioni di Andretti senior non avevano replicato. La stragrande maggioranza dei team presenti nel Circus, evidentemente, intende proteggere i loro interessi economici. Da questa evidenza la visione conservativa del manager ex Williams.
Un punto di vista così convinto che un colosso come Volkswagen, che ha annunciato la propria partecipazione alla massica categoria dal 2026, dovrà probabilmente farlo come fornitore di unità propulsive e non come costruttore a tutto tondo. Da qui la trattative (a buon punto) con Red Bull e discorsi avviati con Aston Martin e Williams.
F1 – Andretti alla ricerca di un motore: possibilità Audi?
L’Andretti Global, che intende insediarsi in Inghilterra in quel cerchio magico in cui vi sono le sedi della stragrande maggioranza delle scuderie di F1, vuole fare le cose in grande. Non vuole solo la massima serie, valuta anche il metter su due team correlati nei quali far crescere piloti e maestranze. Il programma, difatti, prevede la creazione di satelliti in F2 e in F3.
Chiaramente i nodi da sciogliere sarebbero diversi. Il primo – e più importante – è quello che afferisce alla fornitura eventuale di una power unit già per il 2024, ossia quando gli americani vorrebbero debuttare. Da escludere Mercedes, Ferrari e la dismettente Honda, resta in piedi la sola pista che riconduce a Boulogne-Billancourt.
Altrimenti, in caso di un improbabile mancato accordo con la casa della Losanga, non ci sarebbero alternative. Cosa che imporrebbe una rimodulazione cronologica dell’operazione che potrebbe slittare al 2026. Quando la Volkswagen potrebbe concedere i suoi V6 turbo-ibridi marchiati Audi, visto che quelli Porsche dovrebbero entrare nel cuore delle vetture di proprietà della Red Bull.
F1 – Wolff intende preservare gli investimenti fatti negli ultimi dieci anni
Tranne pochi, interessati, soggetti, la F1 si è chiusa a riccio e s’è messa in una sorta di modalità protezione. In ballo, chiaramente, c’è un bel pacco di danaro che dovrebbe essere diviso per undici protagonisti e non più per dieci. Attualmente le spartizioni dei dividendi sono regolamentate dal Patto della Concordia la cui firma è giunta dopo un iter sanguinoso e ricco di tensioni. L’equilibrio è stato trovato a seguito di molte fatiche e non si intende rimetterlo in discussione.
L’ingresso di una nuova realtà impone a quest’ultima l’elargizione di una somma una tantum di 200 milioni di dollari che andrebbe divisa per le dieci compagini esistenti. Tirando le somme si tratterebbe di 20 milioni di dollari che sono bruscolini a fronte di quanto un undicesimo team assorbe e sottrae agli altri nel lungo periodo. Da qui le rimostranze di Mr. Wolff che, lo ribadiamo, difficilmente parla solo a nome della Mercedes considerando il silenzio degli altri protagonisti. Che sa tanto di assenso.
“Sono sicuro che se avessimo una squadra americana con un pilota americano, sarebbe molto vantaggioso” ha detto il co-proprietario della Mercedes in una recente intervista concessa ai media internazionali. Cambio di visione rispetto a quanto spiegato in precedenza? Affatto: “Oggi abbiamo 10 team e dividiamo il montepremi tra questi. Abbiamo investito somme considerevoli negli ultimi 10 anni. Ciascuna delle organizzazioni che siede qui sul podio ha probabilmente investito più di un miliardo nei suoi progetti di Formula Uno nel corso delle stagioni“.
F1 – Wolff ritiene che un nuovo team sia giustificabile solo se la sua presenza aumenta gli introiti
La questione sta tutta nell’equilibrio di cui palavamo in precedenza: l’ingresso di una nuova compagine deve essere sostenibile per le altre. Non deve erodere, dunque, la quantità di danaro a disposizione per i presenti: “Se entra una squadra, come puoi dimostrare che stai portando più soldi di quanto non stia effettivamente costando? Perché un’undicesima squadra significa una diluizione del 10% per tutti gli altri“.
Wolff è piuttosto perentorio quando afferma che non c’è possibilità di portare prove provate che dimostrino che l’introduzione al tavole delle feste dei un’undicesima scuderia accresce l’ammontare totale degli introiti: “Se qualcuno è in grado di dimostrarlo – ha tuonato il dirigente viennese – allora dovremmo sederci intorno ad un tavolo e fare il tifo per chi intende entrare”.
“Ma non è stato ancora dimostrato. Il valore della F1 – ha aggiunto Wolff – risiede nel fatto che è presente un numero limitato di franchigie: non vogliamo diluire quel valore aggiungendo solo squadre“.
Andretti – F1: situazione di stallo
Al momento le temperature della trattiva sembrano essere piuttosto basse. La cosa non è entrata nella fase calda e non è detto che accadrà stante la ritrosia ben descritta dalle parole di Toto Wolff. Nonostante molti soggetti caldeggino al presenza di più piloti americani che potrebbero essere favoriti dalla presenza di un team totalmente “made in USA” sembra che pochi vogliano mettere in campo atti concreti per la realizzazione di questo scenario.
Ad oggi Liberty Media resta nell’ombra e sembra voler attendere le mosse dei protagonisti prima di scendere in campo facendo valere il proprio peso specifico di proprietario del giocattolo. Perché il colosso americano dell’intrattenimento avrebbe tutto l’interesse a vedere una franchigia a stelle e strisce in un mondo che tende sempre più a varcare i confini dell’Atlantico. E la presenza, dal 2023, di ben tre gare sul suolo statunitense sta là a dimostrarlo con chiarezza.
F1 – Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1, Andretti, Audi