F1. L’uscita dalla pitlane di Max Verstappen per il giro di schieramento in griglia, sul filo dei secondi, è stata inizialmente addebitata alla necessita di verificare fino all’ultimo istante il funzionamento del sistema DRS. Dispositivo che durante le qualifiche del sabato aveva impedito il completamento del secondo run del campione del mondo in carica nel corso della Q3.
Il pre gara della Red Bull è stato senza dubbio molto concitato, anche in relazione alla temperatura del carburante che, secondo alcuni team rivali, non era nella finestra termica consentita dalle norme scritte della federazione internazionale. In merito, l’articolo 6.4.2 del regolamento tecnico, stabilisce che “nessun carburante destinato all’uso immediato in un’auto può essere più di 10 gradi centigradi al di sotto della temperatura ambiente”.
Nel valutare la conformità, la temperatura ambiente sarà quella registrata dal fornitore di servizi meteorologici nominato dalla FIA un’ora prima di qualsiasi sessione di prove libere o, in alternativa, due ore prima della gara. Queste informazioni verranno visualizzate anche sui monitor di cronometraggio. La temperatura del carburante destinato all’uso in un’auto deve essere misurata tramite un sensore sigillato e approvato dalla federazione.
Dal punto di vista fisico, diminuendo i gradi di un fluido se ne aumenta infatti la densità e, a parità di volume, si riesce a caricare una maggior quantità di carburante. La mente non può che rievocare l’imbarazzante ritiro di entrambe le vetture di Milton Keynes nel Gran Premio inaugurale in Bahrain, dove le due RB18 rimasero a secco di benzina mettendo in atto un epilogo amaro.
Inoltre va sottolineato come un combustibile offra prestazioni migliori se le sue temperature sono più basse. Questo poiché risulta più viscoso e detonante in modo inversamente proporzionale ai gradi espressi.
Il tema del raffreddamento del carburante è tornato di stretta attualità già nel corso del Gran Premio di Miami, le quale le due Aston Martin di Sebastian Vettel e Lance Stroll hanno preso il via dalla pitlane per non percorrere il giro di schieramento in condizioni di illegalità, ovvero con una temperatura della benzina inferiore ai dieci gradi rispetto alla condizioni ambientali.
Nonostante la FIA sia fermamente convinta che la temperatura del combustibile all’interno della vettura numero 1 fosse legittima, in base al suo sistema di monitoraggio in tempo reale, alcuni team hanno sollevato una critica verso l’interpretazione dello specifico articolo del regolamento tecnico.
Per Aston Martin la verifica della conformità coincide con l’uscita dal garage, mentre per la Ferrari la disciplina delle temperature dovrebbe essere effettiva all’accensione della power unit. Interrogato sulla questione Mattia Binotto, team principal della storica scuderia italiana, ha dichiarato:
“Posso immaginare che le operazioni eseguite dalla Red Bull fossero legate alla temperatura della benzina nel serbatoio, la quale deve’ssere superiore ai 10°C sotto la i gradi ambientali. E mi sembra che, da regolamento, questo fattore debba essere verificato ad ogni istante durante la gara, non soltanto quando la vettura è in pista ma anche quando è ai box.
“Per questa ragione non penso che una fiamma per provare a scaldare il serbatoio sarebbe sufficiente, perché la benzina dovrebbe risultare sempre non più bassa di 10°C rispetto all’ambiente. Posso solo fidarmi della federazione, perché è difficile dare una spiegazione a quanto visto. Dal momento che, come ho detto, il carburante dovrebbe sempre essere oltre quella soglia minima. Sono abbastanza sicuro che la FIA sia soddisfatta e abbia controllato. Forse andrebbe chiesto direttamente a loro…”
Il corpo normativo della F1 è sempre stato storicamente inflessibile per irregolarità sui carburanti. Basti pensare al finale thrilling del mondiale 2007, dove il titolo mondiale piloti, vinto in pista da Kimi Raikkonen nell’atto finale di Interlagos, non fu immediatamente omologato.
Emerse, infatti, che su BMW e Williams la benzina era stata immessa ad una temperatura non conforme al regolamento. Se le vetture fossero state squalificate Hamilton avrebbe ottenuto il quarto posto vincendo il titolo iridato. Dopo ore di attesa il risultato fu approvato dalla FIA e, di conseguenza, il reclamo della McLaren fu rigettato definitivamente il 15 novembre successivo, quando la Corte d’Appello lo giudicò inammissibile.
Lo scorso anno le verifiche post gara della federazione internazionale privarono Sebastian Vettel della fantastica piazza d’onore nel Gran Premio di Ungheria. La motivazione ufficiale parlava di un quantitativo di benzina di poco inferiore al minimo consentito. L’elevato livello della competizione e gli enormi interessi in gioco esigono che l’ente regolatore abbia gli strumenti e le risorse adeguate atte a monitorare le innumerevoli zone grigie del regolamento tecnico.
L’abile interpretazione delle pieghe regolamentari, sia in ambito sportivo che in quello economico/finanziario in regime di budget cap, può diventare davvero un fattore decisivo per il successo finale.
L’auspicio, in tal senso, suppone che alla fine della contesa prevalga la reale supremazia tecnica e il talento dei piloti, dove le vittorie siano figlie del puntuale rispetto delle normative di un regolamento, purtroppo, ancora troppo soggetto a fantasiose quanto discutibili interpretazioni…
Autore e infografiche: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: Aston Martin – Oracle Red Bull Racing