F1 – L’esordio mondiale del pittoresco circuito di Miami è stato tutt’altro che un debutto in sordina: d’altronde i presupposti c’erano tutti, e si era già intuito sin dal primo momento che questo appuntamento avrebbe avuto quel quid in più che in altre tappe (per fortuna) manca.
E così quella che dovrebbe essere la quinta competizione in calendario nella massima Formula esistente, si è ben presto tramutata nel festival del kitsch, con scene a cui non avremmo mai pensato di assistere in oltre settant’anni di storia della F1; dunque a quanto pare, doveva sopraggiungere Miami per dare uno scossone al circo. E sì, avete letto bene, non “circo” virgolettato né tantomeno Circus prestito dell’inglese: ebbene, proprio circo nell’essenziale significato del termine.
D’altronde sono ben pochi i circuiti in cui, per dirne una, abbiamo potuto assistere a piloti vestiti con un abbigliamento a dir poco sui generis: nella fattispecie, è il caso di McLaren con Daniel Ricciardo e Lando Norris, i quali durante la giornata di ieri hanno ben pensato di sfilare nel paddock con un crop-top ricco di adesivi colorati ed estremamente corto sulla pancia, che parodiava la loro solita uniforme di squadra. Probabilmente una trovata goliardica per non passare inosservati e contribuire all’atmosfera di mega-festa che si respira sin dal principio. Come se di stranezze non ce ne fossero già state abbastanza….
E proprio a proposito di vestiario, ha fatto rumore anche l’atteggiamento di protesta di due piloti in particolare, entrambi punte di diamante quando si tratta di dissentire: Lewis Hamilton e Sebastian Vettel.
La polemica è scaturita da una decisione presa dalla FIA: in breve, per ragioni di sicurezza non è consentito ai piloti di correre con indosso gioielli e/o piercing di alcun tipo, ed in più ognuno di essi deve avere un adeguato intimo ignifugo. Inoltre specie quest’ultima decisione, ha investito anche la questione magliette, in cui ricordiamo entrambi essere grandi “indossatori” di t-shirt provocatorie atte a lanciare forti segnali di dissenso.
Proprio Seb, per sensibilizzare sulla tematica dei gravi cambiamenti climatici, a questo appuntamento si è presentato con una maglia che simulava ironicamente un ipotetico gran premio di Miami del 2060, come prima competizione corsa sott’acqua: “Agire adesso o nuotare poi”, recita provocatoriamente lo slogan. Non contento, ha anche deciso di indossare la sua solita tenuta da corsa con al di sopra un paio di boxer grigi, proprio per ulteriormente dissentire in merito alla faccenda dell’intimo. Al contrario Lewis si è invece concentrato sulla questione gioielli, presentandosi in conferenza stampa con ben tre orologi ai polsi e svariati anelli/collane.
Tuttavia, queste decisioni sono state prese dalla FIA esclusivamente per ridurre al minimo i rischi a cui i piloti sono esposti durante le gare: ma ne siamo proprio sicuri?!
Vi proponiamo un differente spunto di riflessione per osservare la faccenda da un altro punto di vista: e se invece tutto questo fosse una sorta di celata censura da parte dei “piani alti” per evitare situazioni scomode?! Miami non è di certo la prima volta in cui i piloti cercano di sensibilizzare il pubblico su tematiche scottanti utilizzando questi escamotages come unico mezzo: ad esempio, ricordiamo Lewis con la maglia nera come tributo a George Floyd, oppure Seb con quella arcobaleno a difesa dei diritti LGBTQ+. In una F1 sempre più proiettata verso l’evoluzione ed il progresso avveniristico, sembra assurdo pensare che possano esserci controsensi di questo genere.
Ma d’altronde al momento l’intero “carrozzone” sembra essere una completa contraddizione: guardando l’ultimo gran premio di Imola e confrontandolo con l’attuale Miami, risultano brutalmente evidenti parecchie incongruenze.
Chissà, forse sarà proprio il tripudio pantagruelico di questa americanata a conferire più valore ai circuiti classici in cui si respira ancora l’atmosfera tipica di questo sport: per un purista della Formula 1 infatti, è quasi “difficile” accettare tanto sfarzo.
Ma molto probabilmente inserire queste nuove tappe così eccessive, è in fondo ciò che fa guadagnare maggiore seguito in termini di pubblico e di nuovi fan: un indiscusso bonus, certo, ma se il contrapposto malus deve essere perdere di vista quel clima storico-autorevole che si percepisce in contesti quali Monza, Silverstone o Spa, si può davvero parlare di effettivo progresso evolutivo?!
F1-Autore: Silvia Napoletano – @silviafunoat
Foto: F1, Mercedes AMG F1