F1 – Da settembre 2021, il Circus sta pensando sempre più concretamente alla possibilità di un GP in Sudafrica per la stagione 2023. In effetti, soprattutto con le molte aggiunte al calendario della Formula 1, l’Africa risulta essere l’unico continente che non viene toccato dai motori delle monoposto di F1. Lewis Hamilton, noto per il suo impegno contro il razzismo, si è definito entusiasta all’idea. Il Sudafrica, però, rievoca luci ed ombre per il nostro sport, legate ad un passato non troppo lontano. Potrebbe essere un modo per fare pace con i propri fantasmi?
Lewis Hamilton: One Man Show
Nel 2021 è iniziata a circolare la voce di un GP in Sudafrica. Lewis Hamilton, da sempre attivo contro il razzismo, si è detto immediatamente entusiasta di questa possibilità, utile ad estendere il mondo della F1 e al contempo ad aiutare nella lotta contro il razzismo.
“L’Africa rimane l’unico continente a non avere una gara nell’attuale calendario”, – ha sottolineato il pilota Mercedes, dopo aver sentito dell’aggiunta di Las Vegas agli eventi in programma nel 2023″.
“Quello che voglio davvero, davvero vedere è il Sudafrica, – ha continuato – è quello che tengo che venga annunciato come prossimo.”
Nella F1 attuale, ancora di più di quella di un tempo, un singolo uomo può essere rilevante nello spostare gli equilibri. Non si discute, infatti, dell’importanza che Hamilton abbia per i boss della F1. Tuttavia, non è certo l’inglese l’unico ad essere elettrizzato da questa possibilità. Molti piloti, infatti, sarebbero più che felici di vedere annunciato un GP del Sudafrica. Lo stesso Stefano Domenicali, infatti, si è messo a parlare dell’eventualità con il proprietario del Circuito di Kyalami, Toby Venter. “Vogliamo una gara in Africa e qualcuno che la paghi, – ha detto Venter, – ma se la F1 è disperata per un ritorno qui, si può organizzare, il circuito ce l’abbiamo.”
La presenza di un GP in Sudafrica non sarebbe una novità. Si tratterebbe di un ritorno in un luogo che è uno degli scheletri nell’armadio della F1.
Il Sudafrica ha sempre avuto il proprio Gran Premio. Dal 1934 al 1966, infatti, la F1 ha corso nel Circuito di Prince George e dal 1967 al 1985 – e poi dal 1992 al 1993 – al Circuito Kyalami. Questa lunghissima collaborazione conta solo due stop. Quello dovuto alla Seconda Guerra Mondiale e quello causato dalla presenza della segregazione razziale.
L’edizione del 1985 fu controversa. In quegli anni, infatti, il governo del Sudafrica aveva in atto l’apartheid, la segregazione razziale. La Formula 1 avrebbe dovuto opporsi all’idea di correre in un luogo del genere, andando a promuovere un segnale molto forte. Tuttavia, così non fu, e fra lo sconforto e lo sdegno generale, si decise di andare avanti con lo svolgimento del Gran Premio. In quel clima di rivolta, molti membri del Circus si imposero contro l’evento e alcuni governi misero in atto veri e propri boicottaggi del Gran Premio. I team francesi Renault e Ligier, per esempio, d’accordo con il Governo francese mise in atto il boicottaggio. Alain Prost e Philippe Streiff, invece, corsero perché erano con scuderie inglesi.
Quel Gran Premio fu molto triste, perché, nonostante l’interruzione dal 1986 al 1992, in cui si tornò a correre a Kyalami per due edizioni, passò il segnale che per la Formula 1 fossero più importanti i soldi delle vite umane e dell’uguaglianza, ora tanto cara ai vertici.
I maligni potrebbero interpretare l’ipotesi di un ritorno in Sudafrica come ipocrisia. Ad oggi, infatti, la FIA, insieme a Liberty Media, team e piloti, si sta dando molto da fare nel promuovere la parità di diritti di ogni persona, a prescindere dal proprio colore di pelle, genere, o orientamento sessuale.
Al contempo, però, è difficile dimenticare quella macchia avvenuta relativamente di recente. Se ci pensiamo, lo stesso Hamilton, nato in quell’anno, se fosse stato più grande non avrebbe potuto correre insieme agli altri. Una riconciliazione con il passato appare doverosa, quindi, per chiedere scusa ed andare avanti verso un futuro migliore. Che venga il GP del Sudafrica, allora, a ricucire lo strappo nella fiducia dei valori sani dello sport, sperando che simili errori ed orrori non si ripetano più.
Silvia Giorgi – silvia_giorgi5
Foto: F1