F1. In un caldo pomeriggio primaverile di 28 anni sul circuito Enzo e Dino Ferrari di Imola, si consumava una tragedia destinata a cambiare per sempre una disciplina che per anni non ebbe paura di giocare con la morte. Quel pomeriggio Ayrton Senna Da Silva smise di essere il più grande fuoriclasse della Formula 1 in terra per diventare leggenda nell’immaginario collettivo contemporaneo, in un week-end già funestato dalla morte del pilota austriaco Roland Ratzenberger durante le qualifiche del sabato.
Era stata purtroppo varcata la sottile linea di confine tra le performance delle monoposto e gli standard di sicurezza attiva e passiva della F1 dell’epoca e il destino presentò il suo tragico conto. La prematura perdita dell’indiscussa figura di riferimento della massima formula, dentro e fuori dall’abitacolo, determinò, in modo traumatico, il cambio generazionale di cui Michael Schumacher divenne il massimo interprete per oltre un decennio.
Il fuoriclasse carioca è stato fonte di ispirazione per intere generazioni di adolescenti come per un ragazzino di Stevenage che nei kart correva con i colori del casco di Ayrton e che in futuro avrebbe polverizzato tutti i record della F1, Sir Lewis Carl Davidson Hamilton.
Secondo il naturale ciclo di vita, negli ultimi anni stiamo assistendo a un nuovo cambio generazionale in cui Lewis rappresenta l’esperto predatore che cerca di contenere l’inesorabile desiderio di vittoria dei giovani e talentuosi colleghi.
Questa sorta di passaggio di consegne è già avvenuto lo scorso anno con la conquista del titolo mondiale di Max Verstappen nel duello mozzafiato proprio con il stette volte campione del mondo britannico, restituendo in parte l’emozione di un duello tra diverse generazioni di fenomeni che il destino ha beffardamente negato ad Ayrton Senna e Michael Schumacher.
L’inizio della stagione 2022 segna una nuova fase della transizione generazionale, che contrappone il campione del mondo olandese con un predestinato di nome Charles Leclerc, di rosso vestito, con evidenti stimmate del fuoriclasse.
In tanti sostengono che non sia possibile fare paragoni tra piloti di epoche diverse, in ragione di contesti tecnologici troppo difformi, tuttavia determinate abilità e attitudini rappresentano il comune denominatore per poter valutare affinità o eredità con i campioni del passato.
E l’eredità di Ayrton Senna è stata certamente raccolta da Max e Charles, senza alcuna presunzione di commisurare il loro talento con una unità di misura non convenzionale in quanto leggenda. Non può sfuggire la naturale abilità del fenomeno di Hasselt sul bagnato, che proprio in Ayrton ha avuto il più grande interprete di tutti i tempi.
Mettendo a confronto i quindici gran premi corsi dall’olandese sotto la pioggia con i primi quindici gran premi “bagnati” disputati da Lewis Hamilton, autentico rainmaster ancora in attività, si evince la chiara abilità di Max su fondo viscido.
Si potrebbe disquisire sulla difformità dei dati presi in esame cosi come il diverso livello di competitività delle rispettive monoposto, tuttavia i freddi numeri servono anche per fornire un ordine di grandezza delle performance e conseguentemente dello skill del pilota in condizioni avverse.
Un’altra eredità del grande Ayrton, insita nel campione del mondo in carica, è la tenacia in gara soprattutto in condizione di inferiorità tecnica, sarebbe infatti riduttivo e alquanto inappropriato associare solo alcuni comportamenti di Max, molto al di sopra delle righe, con gli storici duelli all’arma bianca di Senna con Alain Prost nella cornice fissa di Suzuka.
In tal senso la resistenza di Ayrton sulla McLaren-Ford MP4/8 agli attacchi di Alain Prost sulla AstroWilliams FW15C, in quel di Silverstone edizione 1993, ha del sovrannaturale così come le strenue difese di Max sulle più prestazionali Mercedes del recente passato. L’autentica arte del fuoriclasse brasiliano era il giro veloce in qualifica, una capacità innata di sintetizzare il massimo potenziale della propria monoposto in un solo giro.
Il 14 maggio 1988, durante le qualifiche del gran premio di Montecarlo, Ayrton Senna dipinge il suo capolavoro. Il brasiliano rifila quasi un secondo e mezzo ad Alain Prost, a parità di monoposto, e oltre due e mezzo a Berger su Ferrari.
Parlando di quella pole disse: “Ero già in pole position, prima di mezzo secondo, poi di un secondo e andavo, andavo, andavo sempre più forte. In poco tempo ero due secondi più veloce di chiunque altro; stavo guidando istintivamente, ero in un’altra dimensione, in un tunnel, ben oltre la mia capacità razionale”.
Charles Leclerc sta studiando per entrare nella dimensione, in quel tunnel, ben oltre la propria capacità razionale che citava Ayrton Senna, e a nostro modo di vedere è già tra i più grandi interpreti del giro secco non ancora in quanto a numeri ma per le prestazioni che vanno al di sopra del reale potenziale del mezzo di cui dispone.
Valutare l’abilità del pilota monegasco in qualifica basandosi sulle prestazioni esibite a bordo della F1-75 non renderebbe merito al suo immenso talento, in relazione alla bontà della monoposto 2022 della scuderia di Maranello, ma ad un osservatore più attento non saranno certo sfuggiti i miracoli sportivi compiuti da Charles nella nefasta stagione 2020.
La SF1000 è stata la più sfortunata monoposto prodotta dalla Ferrari dai tempi dell’iconica F92A a doppio fondo del 1992, nonostante tutto Leclerc è riuscito a piazzarsi quattro volte in seconda fila infliggendo un impietoso 13 a 4 nell’ head to head al quattro volte campione del mondo Sebastian Vettel che sul giro secco non è propriamente un fermo dall’alto delle sue 57 pole position, quarto assoluto nella specifica classifica all-time.
Anche le due pole position della scorsa stagione a Montercarlo e in Azerbaijan sono frutto della sua incredibile capacità di mettere il meglio del suo potenziale e della sua monoposto proprio all’ultimo respiro.
E se una delle frasi più celebri di Ayrton recitava che non esistesse curva in cui fosse impossibile superare, il giovane Charles ha dimostrato di ispirarsi a questa filosofia, con manovre pulite quanto impensabili, basti pensare ai sorpassi effettuati alla Rascasse e al Loews nella edizione 2019 del gran premio di casa.
Sono passati quasi trent’anni da quando Senna ci ha lasciati ma il suo talento, l’ossessiva ricerca della perfezione e quindi della vittoria continua a vivere nello spirito e nelle gesta di Max e Charles. Dovunque tu sia caro Ayrton, sappi che la tua eredità è in buone mani.
F1-Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1,
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solo un appunto: Senna era paulista, non carioca.
ciao