In F1 alcune azioni hanno un valore che spesso supera l’aspetto puramente simbolico. Venerdì scorso, il presidente della Federazione Internazionale, ha fatto visita alla factory della storica scuderia italiana accolto dallo stato maggiore della Ferrari al completo. SI parla di un tour abbastanza insolito per la personalità che riveste la massima carica della FIA.
Azione che nella storia della massima categoria del motorsport si è verificata solo in occasioni eccezionali, come la firma del patto della concordia, datato 1980, proprio negli uffici del fondatore del leggendario team modenese. In quella circostanza Enzo Ferrari, Bernie Ecclestone e Jean-Marie Balestre si incontrarono per 13 ore a Maranello e, di fatto, cambiarono per sempre lo sport dando un enorme impatto nel mondo.
Il Commendatore era l’unica figura capace di far sedere al medesimo tavolo due personalità di tale temperamento ed interessi diametralmente opposti. L’obbiettivo fu quello di portare a casa dall’incontro il primo Patto della Concordia nel quale, sia il leader dell’Associazione Costruttori (FOCA) che il presidente della FISA (parte organizzativa e dirigenza della FIA gare), siano uscito come vincitori.
La visita Mohammed Ben Sulayem alla GES non ha certamente la portata storica della firma del primo Patto della Concordia. Tuttavia rappresenta una legittimazione del reciproco peso politico nell’ecosistema della Formula 1. E’ importante ricordare che durante il mandato di Jean Todt, presidente uscente della federazione internazionale, la Ferrari ha vissuto uno tra i periodi più bui della propria storia. Incapace di conquistare alcun titolo mondiale, troppo spesso spettatrice di controversie tecniche e sportive che l’hanno fortemente penalizzata.
E se la sfera sportiva è stata avara di soddisfazioni, anche il peso politico della storica scuderia nell’ultimo decennio è parso inesorabilmente in calo. Culminato con il tanto discusso accordo sulla power unit, datato febbraio 2020, che di fatto ha azzerato l’importante vantaggio tecnologico nel comparto relativo alle unità turbo-ibride rispetto alla concorrenza.
La presenza al timone della FIA di uno di principali artefici del dominio Ferrari di inizio millennio non è stata di certo un vantaggio per gli uomini i Maranello che, con ogni probabilità, proprio in ragione dei precedenti rapporti di collaborazione, non ha ricevuto alcuna corsia preferenziale in qualsiasi tipo di controversia tecnica e sportiva.
Basti ricordare l’assai discutibile sanzione a Sebastian Vettel nel Gran Premio del Canada edizione 2019, per comprendere come l’appeal della squadra modenese nei piani alti della federazione fosse davvero ai minimi termini.
Il gravoso accordo con la Federazione Internazionale ha esposto il team Ferrari a innumerevoli illazioni da parte della concorrenza. Scenario che al medesimo tempo può essere considerato il punto di ripartenza nella costruzione di nuovi rapporti tra il brand più conosciuto al mondo e l’ente regolatore della categoria.
Nel tweet postato dall’account ufficiale del vincitore di ben 12 edizioni del Rally di Giordania, si ringraziano i vertici della Ferrari per l’accoglienza ricevuta e per il proficuo colloquio:
“Ieri una grande visita alla sede, alla fabbrica e al museo della Ferrari a Maranello. Molte grazie per il benvenuto e il fruttuoso dibattito“.
Frasi probabilmente di circostanza, ma che rappresentano una testimonianza del fascino esercitato dal Cavallino Rampante che, dopo molti anni, sembra acquistare un nuovo peso politico in una categoria da sempre anglo-centrica. La ritrovata competitività Ferrari in pista, dopo due anni di doloroso inferno/purgatorio sportivo, sembra poter accelerare il processo di ritorno al più consono ruolo nel complesso sistema di potere della F1 moderna.
Per quanto inusuale è altrettanto palese che la scelta di far visita alla sede di uno dei team che partecipa alla massima categoria del motorsport rappresenta il riconoscimento del valore primario della Ferrari per l’intero movimento della Formula 1.
L’incontro con il presidente della Federazione Internazionale non sarà certamente accolto con favore dai principali rivali della scuderia italiana, attualmente “sotto attacco” per il presunto utilizzo di una configurazione inedita del fondo della F1-75 durante i test Pirelli svolti all’indomani del Gran Premio di Imola (clicca qui per approfondire).
Le prime tappe del mondiale 2022 sono state contraddistinte da un lodevole fair play tra Red Bull e Ferrari. Così come dai loro condottieri in pista e sui muretti box. A margine della questione, tuttavia, se la contesa rimarrà cosi equilibrata per tutto il resto della stagione, è lecito attendersi uno scontro a tutto campo in cui il peso politico potrebbe giocare un ruolo fondamentale.
Questo malgrado Christian Horner, team principal della Red Bull, abbia gettato acqua sul fuoco definendo la guerra mediatica con Mercedes relativa al mondiale 2021 una parentesi isolata che, nella situazione attuale, non è affatto ripetibile.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1 – Scuderia Ferrari F1