F1. Con l’oramai imminente fine settimana di Montréal, il Circus si accinge a dare il via alla nona tappa prevista dal lungo calendario 2022: sebbene ovviamente nulla sia ancora detto, è chiaro che quasi giunti oramai a metà degli appuntamenti prestabiliti, un minimo quadro complessivo sull’andamento generale del mondiale possa essere tracciato.
La situazione attuale difatti, potrebbe portare a pensare che al momento ci siano indiscutibilmente due potenze in campo (o per meglio dire, in griglia) e che come spesso accade, bypassandole ci si ritrova a tenere in considerazione altre sfide, i cui protagonisti purtroppo loro malgrado non riescono neanche ad impensierire coloro che si trovano più avanti.
Chiaramente nella fattispecie si fa riferimento alle scuderie RedBull (attualmente leader di entrambe le classifiche) e Ferrari, con un occhio anche su Mercedes che di fatto non sembra ancora essere completamente a proprio agio con gli accadimenti verificatisi quest’anno, ma mai sottovalutare l’ipotetica possibilità di un eventuale asso della manica da calare all’occorrenza.
Rispetto allo scorso anno dunque, abbiamo assistito semplicemente ad una modifica dei ruoli in cui ogni team era relegato, poiché tutto sommato la situazione odierna è solo un rimestare di scenari già noti. Coloro che sono avanti, restano avanti; chi rimane indietro, continua a perdere terreno.
Anche per questa ragione si è intervenuti in tal senso, con le varie modifiche al regolamento 2022: la volontà del colosso Liberty Media era quella di rendere questo sport presumibilmente più compatto ed omogeneo, con vetture in grado di competere inseguendosi in maniera più ravvicinata, e perché no, anche garantendo una maggiore possibilità di sorpassi contesi.
Di fatto però possiamo dire che così non è stato: le discrepanze che sussistevano durante lo scorso mondiale, sono pressappoco le medesime che si sono riproposte anche ad oggi (come anticipato poco sopra, l’unica modifica magari è stata il ritorno della Ferrari tra le potenze in bagarre, guadagnando tale posizione a scapito della Mercedes).
Quindi l’intento di porre l’accento in un certo qual modo anche sullo show con tutti i vari cambiamenti prefissati, ha invece avuto le vesti di una rivoluzione che però di rivoluzionario non ha mostrato proprio niente.
Anche lo stesso Helmut Marko, grande capo RedBull, è certo che le nuove normative abbiano effettivamente esercitato poca influenza sulle sorti di molte scuderie in lotta. Contrariamente a quanto ci si aspetta da lui, che solitamente non perde occasione per mostrare la lingua biforcuta attraverso dichiarazioni piccate, stavolta potrebbe anche incontrare il favore di molti.
Attualmente Marko parla con la voce di una scuderia che ha appena conquistato la sesta vittoria in 8 appuntamenti disputati, e che è di fatto come anticipato poco sopra, detiene la leadership di classifica costruttori e piloti; pertanto un punto di vista, il suo, che potrebbe anche portarlo ad essere concorde con le regole stabilite.
Per cui se nonostante tutto le cose in casa RedBull stanno girando comunque per il verso giusto, perché prendersi la briga di far polemica contro un regolamento che di fatto non li sta andando ad intralciare nella loro corsa per la conquista al titolo?! Questo sì che è un valido campanello d’allarme.
Chissà, forse perché anche secondo Marko stesso sarebbe stato più interessante assistere ad una lotta parecchio tirata fino all’ultimo tra molteplici potenze, e non soltanto tra la RB18 e la F1-75 che, rifilando un secondo od un secondo e mezzo alle restanti monoposto in griglia, spesso si trovano di fatto a competere da sole.
E dunque quello che doveva essere il punto di svolta in termini di innovazione, si è invece trasformato in una metaforica minestra riscaldata con “ingredienti” diversi; ma non è ancora detta l’ultima parola.
F1-Autore: Silvia Napoletano – @silviafunoat
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing