Credo che tifare Ferrari in F1, a suo modo, sia un incredibile atto di fede. Una sorta di sfida biblica verso sé stessi, dove a trionfare è sempre solo l’incrollabile spirito di resilienza dato dalla passione, che regna incontrastata oltre l’umano raziocinio. Il trittico asiatico dell’autunno 2017 sembrava essere il punto più basso fisicamente raggiungibile per un supporter del Cavallino Rampante, ma evidentemente l’iracondo e vendicativo Dio del Motorsport ha deciso che le prove da affrontare non sono ancora terminate.
Barcellona, Monaco, Baku: 12 punti portati a casa da Leclerc contro i 75 potenzialmente ottenibili, in tre gare in cui il monegasco partiva dalla pole position e avrebbe potuto portare più o meno agevolmente a casa la vittoria. Questo è il dato di fatto da cui si deve inevitabilmente partire per tentare di effettuare l’ennesima analisi della sconfitta: Verstappen è ora 34 punti davanti al suo rivale, dopo esser stato sotto di 43 punti dopo le prime tre gare, con il compagno di squadra Perez anch’esso davanti a Charles in classifica generale.
L’ultimo doppio k.o. tecnico Ferrari risaliva addirittura a Melbourne 2009, ovvero all’alba di una rivoluzione regolamentare sia aerodinamica che motoristica con l’arrivo del KERS. Qui invece la rivoluzione tecnica ha portato una nuova competitività, che però a seguito degli sviluppi arrivati in Spagna non sembra essere andata di pari passo con un’affidabilità degna della squadra di Maranello.
Sono d’accordo con Binotto nel dire che è meglio avere una macchina competitiva e lavorare sull’affidabilità piuttosto che viceversa, ma è anche vero che a questo punto pensare di poter vincere il mondiale 2022 risulta sempre più utopico… Specie se sommato a tutte le difficoltà della storica scuderia già analizzate in queste pagine nelle scorse settimane.
Il mio “Maestro” Leo Turrini scrive sul suo Blog che Raikkonen nel 2005 ha vissuto una situazione simile a quella attuale di Leclerc, per poi vincere il titolo due anni dopo. L’unico appunto alla questione è che il finlandese per vincere il titolo ha dovuto cambiare squadra, abbandonando dopo 5 anni il team che lo aveva messo giovanissimo al volante e che non riusciva a dargli una macchina tanto competitiva quanto affidabile. Vi suona familiare?
Fun fact: il 2005 era il quarto anno in McLaren per Raikkonen, tanto quanto il 2022 è il quarto anno in Ferrari per Leclerc. Non so quanto potrà durare la calma e la comprensione del monegasco, di sicuro la sua passione per il marchio rischia di incrinarsi davanti all’idea di perdere gli anni migliori al volante di vetture complessivamente indegne del suo talento. So di averlo già detto tante volte, ma ci tengo a ribadirlo una volta in più: citofonare ad Alonso e Vettel per conferma, la pazienza non dura per sempre.
Autore: Marco Santini – @santinifunoat
Foto: Scuderia Ferrari